Il mio primo anno di dottorato, il 2020, è stato segnato del progressivo propagarsi a livello globale della pandemia dovuta all’infezione di un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2, responsabile della patologia, ormai nota a tutti, dal nome COVID-19 (Coronavirus Disease 2019). L’agente infettivo è stato scoperto in Cina nella provincia di Hubei a fine Dicembre 2019 e si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. L’Italia è stata, nella primavera 2020, una delle nazioni occidentali maggiormente colpite dall’epidemia. Questa patologia ha interessato anche l’età pediatrica, seppur in misura minore rispetto all’età adulta e anziana, e ha richiesto una significativa riorganizzazione ospedaliera. All’interno del presidio OIRM (Ospedale Infantile Regina Margherita) della Città della Salute e della Scienza di Torino, i pazienti con diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 sono stati inizialmente ricoverati esclusivamente all’interno del reparto di Pediatria Specialistica Universitaria e gestiti dall’equipe afferente alla Struttura di Malattie Infettive Pediatriche di cui faccio parte. L’impatto della pandemia a livello nazionale e internazionale ha indubbiamente condizionato la ricerca a livello globale, focalizzando in quegli anni l’attenzione della comunità scientifica sul nuovo patogeno, al fine di permettere rapidamente lo sviluppo di strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci. Vista la rilevanza clinica e i dati inizialmente limitati per quanto riguarda l’età pediatrica, abbiamo ritenuto opportuno attivare dei percorsi ambulatoriali dedicati per garantire un approccio integrato e multidisciplinare nella gestione dei pazienti con COVID-19. In questo contesto, l’inserimento dei pazienti all’interno di studi clinici ha permesso di studiare e approfondire specifiche caratteristiche della malattia. Il Reparto di Pediatria Specialistica Universitaria del Presidio OIRM dove lavoro ha partecipato e anche coordinato numerosi studi che mirano a definire sintomi, caratteristiche di laboratorio/strumentali, decorso, eventuali fattori di rischio associati e complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica. La crescente conoscenza della patologia, maturata non solo dallo studio della letteratura ma anche dalla pratica clinica quotidiana in corso di fase acuta di malattia e nel successivo follow-up, ha permesso di aggiornare periodicamente protocolli/raccomandazioni di gestione diagnostica-terapeutica dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica all’interno del presidio OIRM, per adattarli progressivamente alle nuove evidenze. Molti aspetti di tale infezione restano tutt’oggi solo parzialmente compresi. Sebbene le manifestazioni cliniche della fase acuta sintomatica dell’infezione siano ormai relativamente ben definite, è emerso in maniera sempre più evidente come l’infezione, dopo il termine della fase acuta, possa determinare una serie di manifestazioni cliniche subacute e croniche eterogenee che precludono un pieno ritorno al precedente stato di salute, tra le quali spiccano in modo particolare la sindrome infiammatoria multisistemica in età pediatrica (MIS-C) e le cosiddette condizioni post COVID (PCC). Negli anni successivi al picco della pandemia si è assistito a una progressiva riduzione dei casi segnalati di MIS-C fino alla pressochè totale scomparsa. Parallelamente a questa riduzione, in ambito infettivologico abbiamo assistito all’emergere di altre problematiche e situazioni, come la variazione epidemiologica delle comuni patologie respiratorie in età pediatrica e un sempre maggiore interesse all’antimicrobico resistenza e al concetto di One Health. Su questi aspetti si è concentrata la mia attività di ricerca nel corso degli ultimi anni di dottorato.

COVID-19: L’EREDITÀ DELLA PANDEMIA

PRUCCOLI, GIULIA
2025

Abstract

Il mio primo anno di dottorato, il 2020, è stato segnato del progressivo propagarsi a livello globale della pandemia dovuta all’infezione di un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2, responsabile della patologia, ormai nota a tutti, dal nome COVID-19 (Coronavirus Disease 2019). L’agente infettivo è stato scoperto in Cina nella provincia di Hubei a fine Dicembre 2019 e si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. L’Italia è stata, nella primavera 2020, una delle nazioni occidentali maggiormente colpite dall’epidemia. Questa patologia ha interessato anche l’età pediatrica, seppur in misura minore rispetto all’età adulta e anziana, e ha richiesto una significativa riorganizzazione ospedaliera. All’interno del presidio OIRM (Ospedale Infantile Regina Margherita) della Città della Salute e della Scienza di Torino, i pazienti con diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 sono stati inizialmente ricoverati esclusivamente all’interno del reparto di Pediatria Specialistica Universitaria e gestiti dall’equipe afferente alla Struttura di Malattie Infettive Pediatriche di cui faccio parte. L’impatto della pandemia a livello nazionale e internazionale ha indubbiamente condizionato la ricerca a livello globale, focalizzando in quegli anni l’attenzione della comunità scientifica sul nuovo patogeno, al fine di permettere rapidamente lo sviluppo di strategie diagnostiche e terapeutiche efficaci. Vista la rilevanza clinica e i dati inizialmente limitati per quanto riguarda l’età pediatrica, abbiamo ritenuto opportuno attivare dei percorsi ambulatoriali dedicati per garantire un approccio integrato e multidisciplinare nella gestione dei pazienti con COVID-19. In questo contesto, l’inserimento dei pazienti all’interno di studi clinici ha permesso di studiare e approfondire specifiche caratteristiche della malattia. Il Reparto di Pediatria Specialistica Universitaria del Presidio OIRM dove lavoro ha partecipato e anche coordinato numerosi studi che mirano a definire sintomi, caratteristiche di laboratorio/strumentali, decorso, eventuali fattori di rischio associati e complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica. La crescente conoscenza della patologia, maturata non solo dallo studio della letteratura ma anche dalla pratica clinica quotidiana in corso di fase acuta di malattia e nel successivo follow-up, ha permesso di aggiornare periodicamente protocolli/raccomandazioni di gestione diagnostica-terapeutica dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica all’interno del presidio OIRM, per adattarli progressivamente alle nuove evidenze. Molti aspetti di tale infezione restano tutt’oggi solo parzialmente compresi. Sebbene le manifestazioni cliniche della fase acuta sintomatica dell’infezione siano ormai relativamente ben definite, è emerso in maniera sempre più evidente come l’infezione, dopo il termine della fase acuta, possa determinare una serie di manifestazioni cliniche subacute e croniche eterogenee che precludono un pieno ritorno al precedente stato di salute, tra le quali spiccano in modo particolare la sindrome infiammatoria multisistemica in età pediatrica (MIS-C) e le cosiddette condizioni post COVID (PCC). Negli anni successivi al picco della pandemia si è assistito a una progressiva riduzione dei casi segnalati di MIS-C fino alla pressochè totale scomparsa. Parallelamente a questa riduzione, in ambito infettivologico abbiamo assistito all’emergere di altre problematiche e situazioni, come la variazione epidemiologica delle comuni patologie respiratorie in età pediatrica e un sempre maggiore interesse all’antimicrobico resistenza e al concetto di One Health. Su questi aspetti si è concentrata la mia attività di ricerca nel corso degli ultimi anni di dottorato.
4-nov-2025
Italiano
GARAZZINO, Silvia
Università degli Studi di Torino
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/312851
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITO-312851