La capacità di regolare e accendere le proprie emozioni, a Roma, era frutto di un percorso di apprendimento e di una strategia didattica che faceva dell’equilibrio fra immedesimazione e controllo la propria arma vincente. Memoria, emozioni e immaginazione cooperavano a determinare la circolarità dei pathémata e ad assicurare l’efficacia del discorso. Uno sguardo attento alle letture presso la scuola dei grammatici dimostra come Virgilio occupi un posto d’onore nelle pagine degli esegeti, tra i banchi della scuola antica e tardoantica. A orientare sotto il profilo morale, sociale e politico la coscienza dei giovani lettori non sono solo i segmenti di poesia dei grandi autori classici, ma anche i preziosi commenti scolastici dei grammatici e dei retori antichi, che hanno lasciato il testo delle loro glosse esegetiche in commentarii aperti ad annotazioni di tipo filologico, antiquario, storico, giuridico e morale, in moltissimi casi aventi per oggetto le vicende di celeberrimi eroi della mitologia. Che i poeti accendessero la fantasia dello studente e che fosse il grammaticus a scuola a dar fuoco alla miccia lo dimostra, exempli gratia, l’indagine relativa a Camilla e al suo reimpiego a uso scolastico, testimoniato dal commento all’Eneide messo a punto dal grammaticus Mauro Servio Onorato, con cui tutti i successivi studiosi di Virgilio si sono confrontati. L’accattivante approccio del grammaticus alla Camilla virgiliana e la ‘relazione triangolare’ tra maestro, allievi e autore, nell’intreccio di prospettive e punti di vista, sollecitano, anche tramite il lessico, suggestioni e potenziali ritorni all’attualità promuovendo la riflessione del docente del XXI secolo sul valore formativo dell’apprendimento cooperativo in classe e del dibattito su tematiche - come la questione di genere - che toccano la sensibilità dei giovani di oggi.
Il mito a scuola: emozioni e creatività. Per un recupero del sistema formativo, valoriale e culturale
DELLINO, ANNA
2025
Abstract
La capacità di regolare e accendere le proprie emozioni, a Roma, era frutto di un percorso di apprendimento e di una strategia didattica che faceva dell’equilibrio fra immedesimazione e controllo la propria arma vincente. Memoria, emozioni e immaginazione cooperavano a determinare la circolarità dei pathémata e ad assicurare l’efficacia del discorso. Uno sguardo attento alle letture presso la scuola dei grammatici dimostra come Virgilio occupi un posto d’onore nelle pagine degli esegeti, tra i banchi della scuola antica e tardoantica. A orientare sotto il profilo morale, sociale e politico la coscienza dei giovani lettori non sono solo i segmenti di poesia dei grandi autori classici, ma anche i preziosi commenti scolastici dei grammatici e dei retori antichi, che hanno lasciato il testo delle loro glosse esegetiche in commentarii aperti ad annotazioni di tipo filologico, antiquario, storico, giuridico e morale, in moltissimi casi aventi per oggetto le vicende di celeberrimi eroi della mitologia. Che i poeti accendessero la fantasia dello studente e che fosse il grammaticus a scuola a dar fuoco alla miccia lo dimostra, exempli gratia, l’indagine relativa a Camilla e al suo reimpiego a uso scolastico, testimoniato dal commento all’Eneide messo a punto dal grammaticus Mauro Servio Onorato, con cui tutti i successivi studiosi di Virgilio si sono confrontati. L’accattivante approccio del grammaticus alla Camilla virgiliana e la ‘relazione triangolare’ tra maestro, allievi e autore, nell’intreccio di prospettive e punti di vista, sollecitano, anche tramite il lessico, suggestioni e potenziali ritorni all’attualità promuovendo la riflessione del docente del XXI secolo sul valore formativo dell’apprendimento cooperativo in classe e del dibattito su tematiche - come la questione di genere - che toccano la sensibilità dei giovani di oggi.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/313003
URN:NBN:IT:UNIFG-313003