La ricerca svolta durante i tre anni di dottorato ha avuto l’obiettivo di approfondire il ruolo degli interventi integrati di natura creativa nel riuso temporaneo del patrimonio fisico-spaziale della città contemporanea in Italia. In modo preliminare si è definito lo stato dell’arte, si è proceduto all’analisi della terminologia scientifica in uso nel contesto di riferimento, si è accolta l’esemplarità dei casi europei e italiani così come negli studi sin ora prodotti e, tra ottobre 2014 e gennaio 2015, sono stati effettuati viaggi-studio mirati alla conoscenza diretta di alcune esperienze annoverate quali best practices. Si è quindi attivato un percorso volto a implementare e direzionare lo studio verso le dinamiche in atto in Italia, nell’attenzione verso le più recenti esperienze e l’evoluzione degli attori, dei modi e delle forme artistiche funzionali al riuso temporaneo. Allo scopo, la ricerca ha posto al centro la ‘cittadinanza attiva’ e, attraverso networking, ha realizzato una comunità d’interesse monitorata attraverso osservazione partecipante. L’osservazione è durata dall’aprile 2014 sino all’autunno 2016 ed ha consentito l’ingresso alle attività, al dibattito, alla produzione culturale e agli eventi creativi organizzati dai gruppi di cittadinanza sensibili all’abbandono. Si sono nel contempo indagate le politiche che in Italia hanno condotto all’evolversi della sussidiarietà orizzontale e indirizzato i processi di riuso temporaneo creativo verso l’amministrazione condivisa tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani. La restituzione di questo lavoro, riunito nel titolo “Governare ad arte l’abbandono”, rappresenta la parte prima della ricerca. La seconda parte è conseguente al monitoraggio delle iniziative così come visualizzate, narrate e condivise sul social (Facebook) dagli stessi attori. Attraverso questa attività si è potuto comporre una campionatura da cui sono stati individuati quali casi studio Farm Cultural Park (Favara, Agrigento, 2010), Cicli Indecisi (Forlì, 2012), Palazzo ConTemporaneo (Udine, 2013). Ai casi studio è dedicata la seconda fase della ricerca. Nella fase più avanzata, dopo aver raccolto ed esplorato un numero elevato di esperienze italiane e aver approfondito i casi studio, si è cercato di individuare le linee utili a formulare dei ‘dispositivi’ attraverso cui l’arte entra in rapporto con l’abbandono, nell’ottica del riuso. Muovendo dalla relazione più diretta che s’instaura tra arte e abbandono, la terza sezione del lavoro esplora, analizza e discute le forme e i modi più evoluti in termini attoriali, partecipativi, relazionali che conducono la sfera creativa da esploratrice e interprete dell’abbandono, ad attivatrice di processi urbani. In particolar modo si è cercato di individuare e mettere a fuoco il potenziale trasformativo che alcune dinamiche creative, avvalorando il proprio dato partecipativo e relazionale, sono in grado di offrire ai processi di riuso temporaneo. Il contatto diretto con gli operatori di riuso ha coronato la ricerca, che si chiude con la sezione dedicata agli apparati e costituita dalle schede dei “facilitatori”, dalla bibliografia e da un glossario ragionato relativo alla terminologia specifica di riferimento.
ARTE E SFERA PUBBLICA. POLITICHE E PRATICHE CREATIVE COME RI-ATTIVATORI FISICI E SOCIALI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA
AGOSTINELLI, FRANCESCA
2017
Abstract
La ricerca svolta durante i tre anni di dottorato ha avuto l’obiettivo di approfondire il ruolo degli interventi integrati di natura creativa nel riuso temporaneo del patrimonio fisico-spaziale della città contemporanea in Italia. In modo preliminare si è definito lo stato dell’arte, si è proceduto all’analisi della terminologia scientifica in uso nel contesto di riferimento, si è accolta l’esemplarità dei casi europei e italiani così come negli studi sin ora prodotti e, tra ottobre 2014 e gennaio 2015, sono stati effettuati viaggi-studio mirati alla conoscenza diretta di alcune esperienze annoverate quali best practices. Si è quindi attivato un percorso volto a implementare e direzionare lo studio verso le dinamiche in atto in Italia, nell’attenzione verso le più recenti esperienze e l’evoluzione degli attori, dei modi e delle forme artistiche funzionali al riuso temporaneo. Allo scopo, la ricerca ha posto al centro la ‘cittadinanza attiva’ e, attraverso networking, ha realizzato una comunità d’interesse monitorata attraverso osservazione partecipante. L’osservazione è durata dall’aprile 2014 sino all’autunno 2016 ed ha consentito l’ingresso alle attività, al dibattito, alla produzione culturale e agli eventi creativi organizzati dai gruppi di cittadinanza sensibili all’abbandono. Si sono nel contempo indagate le politiche che in Italia hanno condotto all’evolversi della sussidiarietà orizzontale e indirizzato i processi di riuso temporaneo creativo verso l’amministrazione condivisa tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani. La restituzione di questo lavoro, riunito nel titolo “Governare ad arte l’abbandono”, rappresenta la parte prima della ricerca. La seconda parte è conseguente al monitoraggio delle iniziative così come visualizzate, narrate e condivise sul social (Facebook) dagli stessi attori. Attraverso questa attività si è potuto comporre una campionatura da cui sono stati individuati quali casi studio Farm Cultural Park (Favara, Agrigento, 2010), Cicli Indecisi (Forlì, 2012), Palazzo ConTemporaneo (Udine, 2013). Ai casi studio è dedicata la seconda fase della ricerca. Nella fase più avanzata, dopo aver raccolto ed esplorato un numero elevato di esperienze italiane e aver approfondito i casi studio, si è cercato di individuare le linee utili a formulare dei ‘dispositivi’ attraverso cui l’arte entra in rapporto con l’abbandono, nell’ottica del riuso. Muovendo dalla relazione più diretta che s’instaura tra arte e abbandono, la terza sezione del lavoro esplora, analizza e discute le forme e i modi più evoluti in termini attoriali, partecipativi, relazionali che conducono la sfera creativa da esploratrice e interprete dell’abbandono, ad attivatrice di processi urbani. In particolar modo si è cercato di individuare e mettere a fuoco il potenziale trasformativo che alcune dinamiche creative, avvalorando il proprio dato partecipativo e relazionale, sono in grado di offrire ai processi di riuso temporaneo. Il contatto diretto con gli operatori di riuso ha coronato la ricerca, che si chiude con la sezione dedicata agli apparati e costituita dalle schede dei “facilitatori”, dalla bibliografia e da un glossario ragionato relativo alla terminologia specifica di riferimento.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/62464
URN:NBN:IT:UNITS-62464