Dopo aver introdotto il rapporto esistente tra fiction e biografia e aver individuato come le opere di Müller possano essere considerate opere di autofiction, il presente lavoro si concentra sulla produzione dell’autrice, inserendola in un contesto letterario sperimentale che caratterizza il Novecento tedesco. Nello specifico, il tratto sperimentale individuato nelle opere di Müller è la presenza di una dimensione visiva che interagisce con il testo stesso e che assume diverse funzioni a seconda della tipologia di testo. Per indagare la funzionalità e l’effetto sul lettore dell’elemento visivo, si è scelto di analizzare due tra le prime produzioni letterarie dell’autrice: un cofanetto di collage, Der Wächter nimmt seinen Kamm e una raccolta di testi «ibridi», Barfüßiger Februar. Già a partire dalla peculiarità formale che caratterizza, in modi differenti, le due raccolte, si comprende come la sperimentazione letteraria di Müller si pone in un certo senso «fuori dal coro», lontana da ogni regola formale. Con il supporto degli studi sull’iconotesto di Michele Cometa e Lilian Louvel, si è potuto parlare di «forme miste», individuando nei testi scelti un utilizzo delle immagini che trasforma il prodotto testuale in un ideale campo d’indagine per le riflessioni sul rapporto tra testo e immagine. L’utilizzo di immagini – evidenti nel cofanetto di collage ed evocate nel caso della raccolta di prose – si rapporta con il testo in modo sempre nuovo: da un lato, con la ricerca istintiva da parte del lettore di una corrispondenza referenziale – non sempre presente – tra testo e immagine, dall’altro con la rappresentazione di contenuti taciuti dal testo, attraverso l’evocazione e la ripetizione di immagini in particolari momenti testuali, per mezzo di elementi stilistici e retorici quali l’ipotiposi.
Scrivere per immagini: lo stile sperimentale di Herta Müller
VEZZOLI, Silvia
2019
Abstract
Dopo aver introdotto il rapporto esistente tra fiction e biografia e aver individuato come le opere di Müller possano essere considerate opere di autofiction, il presente lavoro si concentra sulla produzione dell’autrice, inserendola in un contesto letterario sperimentale che caratterizza il Novecento tedesco. Nello specifico, il tratto sperimentale individuato nelle opere di Müller è la presenza di una dimensione visiva che interagisce con il testo stesso e che assume diverse funzioni a seconda della tipologia di testo. Per indagare la funzionalità e l’effetto sul lettore dell’elemento visivo, si è scelto di analizzare due tra le prime produzioni letterarie dell’autrice: un cofanetto di collage, Der Wächter nimmt seinen Kamm e una raccolta di testi «ibridi», Barfüßiger Februar. Già a partire dalla peculiarità formale che caratterizza, in modi differenti, le due raccolte, si comprende come la sperimentazione letteraria di Müller si pone in un certo senso «fuori dal coro», lontana da ogni regola formale. Con il supporto degli studi sull’iconotesto di Michele Cometa e Lilian Louvel, si è potuto parlare di «forme miste», individuando nei testi scelti un utilizzo delle immagini che trasforma il prodotto testuale in un ideale campo d’indagine per le riflessioni sul rapporto tra testo e immagine. L’utilizzo di immagini – evidenti nel cofanetto di collage ed evocate nel caso della raccolta di prose – si rapporta con il testo in modo sempre nuovo: da un lato, con la ricerca istintiva da parte del lettore di una corrispondenza referenziale – non sempre presente – tra testo e immagine, dall’altro con la rappresentazione di contenuti taciuti dal testo, attraverso l’evocazione e la ripetizione di immagini in particolari momenti testuali, per mezzo di elementi stilistici e retorici quali l’ipotiposi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/66250
URN:NBN:IT:UNIBG-66250