Le cellule gliali del Sistema Nervoso Centrale (SNC) vennero identificate dai primi studiosi, tra cui Santiago Ramón y Cajal, Pío del Río-Hortega e Rudolf Virchow, nel 19° secolo e furono inizialmente considerate come il “collante” necessario per tenere insieme le cellule nervose e implicate in diverse funzioni costitutive. A Rudolf Virchow (1821-1902), “il padre della patologia cellulare”, si deve il nome di neuroglia, coniato nel 1856 rendendo in greco il termine tedesco “Nervenkitt” (Kettenmann e Verkhratsky, 2008). In seguito divenne presto evidente come la glia potesse essere suddivisa in 3 principali tipi cellulari: astrociti, microglia, oligodendrociti e i loro precursori (NG2-glia). Gli astrociti hanno mostrato di avere un ruolo cruciale per lo sviluppo, l’omeostasi e la sopravvivenza dei neuroni, gli oligodendrociti di formare la guaina mielinica che avvolge gli assoni dei neuroni, e la microglia di costituire le cellule immunitarie innate del cervello. Negli ultimi anni, tuttavia, si è potuto constatare che le cellule gliali sono coinvolte nelle funzioni neuronali più direttamente di quanto inizialmente si pensasse. Verosimilmente, il dato più evidente a sostegno del fatto che la glia possa rivestire un ruolo molto importante nelle funzioni cognitive nell’uomo è la correlazione tra il rapporto glia-neuroni e lo stato di evoluzione delle specie (Han et al., 2013). Infatti la glia è tutt’altro che una frazione cellulare minoritaria, rappresentando, a seconda della specie di mammiferi, tra il 33 e il 66% della massa totale cerebrale (Azevedo et al., 2009; Herculano-Houzel, 2014). Il rapporto glia-neuroni aumenta in maniera proporzionale con le dimensioni del cervello, con una concomitante diminuzione della densità neuronale, e varia a seconda della regione cerebrale presa in esame (Herculano-Houzel, 2014)
Astrocytic processes and release of signals in the Central Nervous System
VENTURINI, ARIANNA
2018
Abstract
Le cellule gliali del Sistema Nervoso Centrale (SNC) vennero identificate dai primi studiosi, tra cui Santiago Ramón y Cajal, Pío del Río-Hortega e Rudolf Virchow, nel 19° secolo e furono inizialmente considerate come il “collante” necessario per tenere insieme le cellule nervose e implicate in diverse funzioni costitutive. A Rudolf Virchow (1821-1902), “il padre della patologia cellulare”, si deve il nome di neuroglia, coniato nel 1856 rendendo in greco il termine tedesco “Nervenkitt” (Kettenmann e Verkhratsky, 2008). In seguito divenne presto evidente come la glia potesse essere suddivisa in 3 principali tipi cellulari: astrociti, microglia, oligodendrociti e i loro precursori (NG2-glia). Gli astrociti hanno mostrato di avere un ruolo cruciale per lo sviluppo, l’omeostasi e la sopravvivenza dei neuroni, gli oligodendrociti di formare la guaina mielinica che avvolge gli assoni dei neuroni, e la microglia di costituire le cellule immunitarie innate del cervello. Negli ultimi anni, tuttavia, si è potuto constatare che le cellule gliali sono coinvolte nelle funzioni neuronali più direttamente di quanto inizialmente si pensasse. Verosimilmente, il dato più evidente a sostegno del fatto che la glia possa rivestire un ruolo molto importante nelle funzioni cognitive nell’uomo è la correlazione tra il rapporto glia-neuroni e lo stato di evoluzione delle specie (Han et al., 2013). Infatti la glia è tutt’altro che una frazione cellulare minoritaria, rappresentando, a seconda della specie di mammiferi, tra il 33 e il 66% della massa totale cerebrale (Azevedo et al., 2009; Herculano-Houzel, 2014). Il rapporto glia-neuroni aumenta in maniera proporzionale con le dimensioni del cervello, con una concomitante diminuzione della densità neuronale, e varia a seconda della regione cerebrale presa in esame (Herculano-Houzel, 2014)File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/71289
URN:NBN:IT:UNIGE-71289