This work aims at evaluating the criminal-law approach to the digital age. Between the analysis of the theoretical constructs provided by the best Italian doctrine and the jurisprudential application of the law, we try to understand if everyone’s fundamental rights are protected by today’s complex criminal system, in light of the profound innovations that tecnology has brought to the society. First of all, we take on a sweeping journey of the basic legal interests that anyone is entitled to in the digital world (personal identity, honour, privacy and freedom), along with a historic view of the evolution both of computer science and computer crimes. On these basis, we proceed to examine both the “strictly cyber-related” provisions, or laws that have been enacted specifically for computer-related crimes, and the “wider cyber-related” rules, that have seen themselves applied to computer-related crimes, although they never received an update to better comply with the so-called digital age. The research conduct us to depict a clearer view of how today’s computer-related provisions oversee and protect people in the technological world: looking through a different point of view (the so-called “Digital Self”) it emerges that the criminal system should update itself as soon as possibile, by systematically enhancing its set of rules as well as by providing the judge with more specific provisions. This approach is ultimately the only option to adequately protect anyone’s Digital Self, without violating the fundamental principles of criminal law.

L’ambito d’indagine di questo lavoro attiene al diritto penale dell’informatica. Si propone infatti un’analisi ragionata delle teorie e prassi sviluppatesi, in tempi recenti, con riferimento alla tutela dei diritti della persona, alla luce delle profonde innovazioni che ha portato con sé l’aumento esponenziale di tecnologia e automazione nel vivere quotidiano di ciascuno di noi. Entro tale perimetro, si inizia approfondendo in linea teorica i principali beni giuridici ascrivibili all’essere umano nel mondo digitale, poi affrontando diacronicamente sia l’evoluzione dell’informatica che quella del diritto penale che la governa (Capitolo Primo). Fissati in questo senso sia gli obiettivi che le linee d’indagine, si passa allora al dettagliato esame dei c.d. “reati informatici in senso stretto”, cioè delle previsioni che il Legislatore ha introdotto nell’ordinamento a fronte del dilagante fenomeno dei crimini in materia tecnologica, dando conto della loro applicazione giurisprudenziale lungo l’ultimo decennio (Capitolo Secondo). Con la medesima cadenza strutturale sono in seguito passati in rassegna anche i c.d. “reati informatici in senso ampio”, categoria che raggruppa numerose fattispecie tradizionali, divenute rilevanti in ambito tecnologico sia per l’espansione naturale dei beni giuridici ivi tutelati, sia a causa della sostanziale inerzia in cui è caduto il Legislatore, non proponendone una rivisitazione alla luce delle novità e delle criticità presentate dal ciberspazio (Capitolo Terzo). In conclusione, si propone al lettore una nuova e diversa visione del tema “reato informatico”, partendo da un concetto – quello di Io digitale – costruito con finalità sistematiche: si può allora valutare in quest’ottica l’adeguatezza degli strumenti di cui dispone, oggi, il diritto penale, nonché l’uso che ne viene fatto. Al termine dell’analisi, si propongono al lettore alcuni profili di possibile adeguamento della normativa codicistica, nel rispetto dei principi fondanti della materia penale (Capitolo Quarto).

IL REATO INFORMATICO

SCIRE' SCAPUZZO, ALBERTO
2016

Abstract

This work aims at evaluating the criminal-law approach to the digital age. Between the analysis of the theoretical constructs provided by the best Italian doctrine and the jurisprudential application of the law, we try to understand if everyone’s fundamental rights are protected by today’s complex criminal system, in light of the profound innovations that tecnology has brought to the society. First of all, we take on a sweeping journey of the basic legal interests that anyone is entitled to in the digital world (personal identity, honour, privacy and freedom), along with a historic view of the evolution both of computer science and computer crimes. On these basis, we proceed to examine both the “strictly cyber-related” provisions, or laws that have been enacted specifically for computer-related crimes, and the “wider cyber-related” rules, that have seen themselves applied to computer-related crimes, although they never received an update to better comply with the so-called digital age. The research conduct us to depict a clearer view of how today’s computer-related provisions oversee and protect people in the technological world: looking through a different point of view (the so-called “Digital Self”) it emerges that the criminal system should update itself as soon as possibile, by systematically enhancing its set of rules as well as by providing the judge with more specific provisions. This approach is ultimately the only option to adequately protect anyone’s Digital Self, without violating the fundamental principles of criminal law.
4-mag-2016
Italiano
L’ambito d’indagine di questo lavoro attiene al diritto penale dell’informatica. Si propone infatti un’analisi ragionata delle teorie e prassi sviluppatesi, in tempi recenti, con riferimento alla tutela dei diritti della persona, alla luce delle profonde innovazioni che ha portato con sé l’aumento esponenziale di tecnologia e automazione nel vivere quotidiano di ciascuno di noi. Entro tale perimetro, si inizia approfondendo in linea teorica i principali beni giuridici ascrivibili all’essere umano nel mondo digitale, poi affrontando diacronicamente sia l’evoluzione dell’informatica che quella del diritto penale che la governa (Capitolo Primo). Fissati in questo senso sia gli obiettivi che le linee d’indagine, si passa allora al dettagliato esame dei c.d. “reati informatici in senso stretto”, cioè delle previsioni che il Legislatore ha introdotto nell’ordinamento a fronte del dilagante fenomeno dei crimini in materia tecnologica, dando conto della loro applicazione giurisprudenziale lungo l’ultimo decennio (Capitolo Secondo). Con la medesima cadenza strutturale sono in seguito passati in rassegna anche i c.d. “reati informatici in senso ampio”, categoria che raggruppa numerose fattispecie tradizionali, divenute rilevanti in ambito tecnologico sia per l’espansione naturale dei beni giuridici ivi tutelati, sia a causa della sostanziale inerzia in cui è caduto il Legislatore, non proponendone una rivisitazione alla luce delle novità e delle criticità presentate dal ciberspazio (Capitolo Terzo). In conclusione, si propone al lettore una nuova e diversa visione del tema “reato informatico”, partendo da un concetto – quello di Io digitale – costruito con finalità sistematiche: si può allora valutare in quest’ottica l’adeguatezza degli strumenti di cui dispone, oggi, il diritto penale, nonché l’uso che ne viene fatto. Al termine dell’analisi, si propongono al lettore alcuni profili di possibile adeguamento della normativa codicistica, nel rispetto dei principi fondanti della materia penale (Capitolo Quarto).
reati informatici; diritto penale del'informatica; identità personale; onore; riservatezza; privacy; libertà; tecnologia
BASILE, FABIO
Università degli Studi di Milano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/78305
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMI-78305