The Lisbon sisters, Camille, and the “Arminuta” are the daughters and the protagonists of three novels set in three different geographical-linguistic areas: the United States, France, and Italy. The Virgin Suicides (1993) by Jeffrey Eugenides, Hunting and Gathering (Ensemble, c’est tout, 2004) by Anna Gavalda, and A Girl Returned (L’Arminuta, 2017) by Donatella Di Pietrantonio are the selected novels covering the 20th century and the first two decades of the 21st century. The theoretical background of the mother-daughter relationship provides an introduction to the textual analysis of the novels, which unveils the condition of outsiders of the protagonists. Their characterization develops within their social marginality: imprisonment (the Lisbon sisters), “emotional autarky” (Camille), and abandonment (the “Arminuta”); while their marginal status is the product of their particular relationship with the controversial personality of their mothers. Mrs. Lisbon is a control-obsessed, authoritarian mother; Catherine is a narcissistic woman; while both the biological and the adoptive mothers of the “Arminuta” abandon her. The outsider theme, particularly its literary-philosophical theorization by Colin Wilson, is the key point of our analytical method. In our literary selection, each storyline identifies one of the three existential steps of the outsider, originally conceived as a male figure. By analyzing the fictional development of the Lisbon sisters, Camille, and the “Arminuta”, we retrace backwards the existential journey of the outsider as theorized by Wilson: the mystic detachment from reality as the final stage of a route which started with the pursuit of Truth, and went through the process of accepting personal alienation. Retracing the outsider’s experience allows us to show that being an outsider in literary terms is not a male prerogative: it is a condition of marginality embodied by female characters as well. In addition to this, precisely as outsiders the protagonists can express their agency.

Il nostro lavoro consiste in un’analisi delle figlie protagoniste di tre romanzi, appartenenti a tre diversi contesti geografico-linguistici: Stati Uniti, Francia e Italia. Compresa tra il XX e il primo ventennio del XXI secolo, la nostra selezione letteraria include: Le vergini suicide (The Virgin Suicides, 1993) di Jeffrey Eugenides, Insieme, e basta (Ensemble, c’est tout, 2004) di Anna Gavalda e L’Arminuta (2017) di Donatella Di Pietrantonio. Una prima riflessione sulle dinamiche tra madri e figlie costituisce il fondamento teorico per la successiva analisi dei romanzi. Quest’ultima mira a far luce sulla caratterizzazione di outsiders delle figlie protagoniste: le sorelle Lisbon, Camille e l’Arminuta. Tale caratterizzazione evolve dal loro vissuto di emarginazione, che si distingue tra il «senso di reclusione» delle sorelle Lisbon, l’«autarchia affettiva» di Camille e l’abbandono subìto dall’Arminuta. In merito all’origine dell’esclusione di queste figlie, essa va ricercata nel loro rapporto con la controversa personalità materna. La signora Lisbon si caratterizza per la sua indole autoritaria; Catherine per i suoi tratti narcisistici; mentre la madre adottiva e quella biologica dell’Arminuta sono complici nel doppio abbandono di quest’ultima. Il fulcro della metodologia che fonda la nostra analisi coincide con il tema dell’outsider, nell’accezione filosofico-letteraria formulata da Colin Wilson. Le singole storie delle sorelle Lisbon, di Camille e dell’Arminuta cristallizzano le tre fasi dell’outsider, concepito da Wilson come figura maschile. Trattando l’evoluzione di ognuna delle protagoniste, ripercorreremo a ritroso il viaggio esistenziale dell’outsider di Wilson: dal finale distacco mistico dalla realtà fino all’iniziale ricerca della Verità, passando per l’elaborazione del vissuto di alienazione. Andremo alle origini dell’esperienza dell’outsider con un doppio obiettivo: dimostrare come essa rappresenti, in termini letterari, una condizione marginale tanto maschile quanto femminile; provare che tale esperienza permette alle protagoniste dei romanzi di riappropriarsi della loro facoltà di autodeterminarsi.

Figlie 'outsiders'. Il rapporto madre-figlia nei romanzi 'The Virgin Suicides', 'Ensemble, c'est tout' e 'L'Arminuta'

PAOLICELLI, ELISA
2020

Abstract

The Lisbon sisters, Camille, and the “Arminuta” are the daughters and the protagonists of three novels set in three different geographical-linguistic areas: the United States, France, and Italy. The Virgin Suicides (1993) by Jeffrey Eugenides, Hunting and Gathering (Ensemble, c’est tout, 2004) by Anna Gavalda, and A Girl Returned (L’Arminuta, 2017) by Donatella Di Pietrantonio are the selected novels covering the 20th century and the first two decades of the 21st century. The theoretical background of the mother-daughter relationship provides an introduction to the textual analysis of the novels, which unveils the condition of outsiders of the protagonists. Their characterization develops within their social marginality: imprisonment (the Lisbon sisters), “emotional autarky” (Camille), and abandonment (the “Arminuta”); while their marginal status is the product of their particular relationship with the controversial personality of their mothers. Mrs. Lisbon is a control-obsessed, authoritarian mother; Catherine is a narcissistic woman; while both the biological and the adoptive mothers of the “Arminuta” abandon her. The outsider theme, particularly its literary-philosophical theorization by Colin Wilson, is the key point of our analytical method. In our literary selection, each storyline identifies one of the three existential steps of the outsider, originally conceived as a male figure. By analyzing the fictional development of the Lisbon sisters, Camille, and the “Arminuta”, we retrace backwards the existential journey of the outsider as theorized by Wilson: the mystic detachment from reality as the final stage of a route which started with the pursuit of Truth, and went through the process of accepting personal alienation. Retracing the outsider’s experience allows us to show that being an outsider in literary terms is not a male prerogative: it is a condition of marginality embodied by female characters as well. In addition to this, precisely as outsiders the protagonists can express their agency.
30-set-2020
Italiano
Il nostro lavoro consiste in un’analisi delle figlie protagoniste di tre romanzi, appartenenti a tre diversi contesti geografico-linguistici: Stati Uniti, Francia e Italia. Compresa tra il XX e il primo ventennio del XXI secolo, la nostra selezione letteraria include: Le vergini suicide (The Virgin Suicides, 1993) di Jeffrey Eugenides, Insieme, e basta (Ensemble, c’est tout, 2004) di Anna Gavalda e L’Arminuta (2017) di Donatella Di Pietrantonio. Una prima riflessione sulle dinamiche tra madri e figlie costituisce il fondamento teorico per la successiva analisi dei romanzi. Quest’ultima mira a far luce sulla caratterizzazione di outsiders delle figlie protagoniste: le sorelle Lisbon, Camille e l’Arminuta. Tale caratterizzazione evolve dal loro vissuto di emarginazione, che si distingue tra il «senso di reclusione» delle sorelle Lisbon, l’«autarchia affettiva» di Camille e l’abbandono subìto dall’Arminuta. In merito all’origine dell’esclusione di queste figlie, essa va ricercata nel loro rapporto con la controversa personalità materna. La signora Lisbon si caratterizza per la sua indole autoritaria; Catherine per i suoi tratti narcisistici; mentre la madre adottiva e quella biologica dell’Arminuta sono complici nel doppio abbandono di quest’ultima. Il fulcro della metodologia che fonda la nostra analisi coincide con il tema dell’outsider, nell’accezione filosofico-letteraria formulata da Colin Wilson. Le singole storie delle sorelle Lisbon, di Camille e dell’Arminuta cristallizzano le tre fasi dell’outsider, concepito da Wilson come figura maschile. Trattando l’evoluzione di ognuna delle protagoniste, ripercorreremo a ritroso il viaggio esistenziale dell’outsider di Wilson: dal finale distacco mistico dalla realtà fino all’iniziale ricerca della Verità, passando per l’elaborazione del vissuto di alienazione. Andremo alle origini dell’esperienza dell’outsider con un doppio obiettivo: dimostrare come essa rappresenti, in termini letterari, una condizione marginale tanto maschile quanto femminile; provare che tale esperienza permette alle protagoniste dei romanzi di riappropriarsi della loro facoltà di autodeterminarsi.
donna; madre; figlia; marginalità; letteratura
BUONANNO, Giovanna
POPPI, Franca
BONDI, Marina
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/78863
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMORE-78863