The thesis work is based on the belief that it is possible to reread the entire work of Ernesto de Martino in an innovative way. In this case, that it can be retraced following an anthropological-philosophical slant, arriving at specifying his contribution to a theory of institutions. The first part of the thesis - the first four chapters - deals with retracing the path that led de Martino first to define the concept of 'primitive', then to consider it as that something a-historical that re-emerges within the historical process during the 'crisis of presence'. In particular, the author comes to interpret this re-emergence as a protrusion of our animal nature within cultural history, and to consider this phenomenon - and its ritual management - nothing less than the condition of possibility of history. What follows - chapters V and VI - detaches from de Martino's work to seek theoretical convergences that can support: 1) the demartinian interpretation of rite; 2) the vision of the 'crisis of presence' as a historical manifestation of our nature. In doing this, the studies on animal ritualization carried out in the ethological field are taken into consideration, as well as the more classical ones of Ritual Studies. What the thesis wants to show is that de Martino's painting works, and that the phenomenon of ritualization can be interpreted in an innovative way starting from his considerations. The last chapter, VII, finally reads de Martino's philosophical anthropology in the sense of a theory of institutions. To do this, the shift of attention from the ritual to the more plebeian concept of 'habit' is shown - now it is this, above all, that redeems the presence -, and de Martino's latest works are related to the work of Arnold Gehlen. It is shown that in the posthumous works the Neapolitan philosopher began to develop a philosophy of use, and that however he stopped at a threshold that brings him dangerously close to the conservative perspective of Gehlen. Finally, the conclusions show the research perspectives that the thesis opens, with the aim of going beyond de Martino.

Il lavoro di tesi muove dalla convinzione che sia possibile rileggere in maniera innovativa l'intera opera di Ernesto de Martino. Nella fattispecie, che la si possa ripercorrere seguendo un taglio antropologico-filosofico, arrivando a precisare il suo contributo per una teoria delle istituzioni. La prima parte della tesi - i primi quattro capitoli - si occupa di ripercorrere la strada che ha portato de Martino dapprima a definire il concetto di 'primitivo', poi a considerarlo come quel qualcosa di a-storico che riemerge all'interno del processo storico durante la 'crisi della presenza'. In particolare, l'autore arriva a interpretare questa riemersione come uno sporgere della nostra natura animale all'interno della storia culturale, e a considerare questo fenomeno - e il relativo riscatto rituale - niente meno che la condizione di possibilità della storia. Ciò che segue - capitoli V e VI - si staca dal lavoro di de Martino per andare a cercare convergenze teoriche che possano avvalorare: 1) l'interpretazione demartiniana del rito; 2) la visione della 'crisi della presenza' come un manifestarsi della nostra natura. Nel far questo, vengono presi in considerazione gli studi sulla ritualizzazione animale portati evanti in ambito etologico, nonché quelli più classici dei Ritual Studies. Ciò che la tesi vuole mostrare è che il quadro di de Martino funziona, e che il fenomeno della ritualizzazione può essere interpretato in maniera innovativa a partire dalle sue considerazioni. L'ultimo capitolo, il VII, avvalora l'antropologia filosofica di de Martino nel senso di una teoria delle istituzioni. Per fare questo, si mostra lo spostamento di attenzione dal rito al più plebeo concetto di 'abitudine' - adesso è questa, soprattutto, a riscattare la presenza -, e si mettono in relazione gli ultimi lavori di de Martino con l'opera di Arnold Gehlen. Si mostra che nei lavori usciti postumi il filosofo napoletano ha iniziato a mettere a punto una filosofia dell'uso, e che però si è fermato su di una soglia che lo avvicina pericolosamente alla prospettiva conservatrice di Gehlen. Le conclusioni, infine, mostrano le prospettive di ricerca che la tesi apre, con l'obiettivo di andare oltre de Martino.

Il primitivo, la crisi e la storia. Una indagine di antropologia filosofica a partire da Ernesto de Martino

VALISANO, MARCO
2022

Abstract

The thesis work is based on the belief that it is possible to reread the entire work of Ernesto de Martino in an innovative way. In this case, that it can be retraced following an anthropological-philosophical slant, arriving at specifying his contribution to a theory of institutions. The first part of the thesis - the first four chapters - deals with retracing the path that led de Martino first to define the concept of 'primitive', then to consider it as that something a-historical that re-emerges within the historical process during the 'crisis of presence'. In particular, the author comes to interpret this re-emergence as a protrusion of our animal nature within cultural history, and to consider this phenomenon - and its ritual management - nothing less than the condition of possibility of history. What follows - chapters V and VI - detaches from de Martino's work to seek theoretical convergences that can support: 1) the demartinian interpretation of rite; 2) the vision of the 'crisis of presence' as a historical manifestation of our nature. In doing this, the studies on animal ritualization carried out in the ethological field are taken into consideration, as well as the more classical ones of Ritual Studies. What the thesis wants to show is that de Martino's painting works, and that the phenomenon of ritualization can be interpreted in an innovative way starting from his considerations. The last chapter, VII, finally reads de Martino's philosophical anthropology in the sense of a theory of institutions. To do this, the shift of attention from the ritual to the more plebeian concept of 'habit' is shown - now it is this, above all, that redeems the presence -, and de Martino's latest works are related to the work of Arnold Gehlen. It is shown that in the posthumous works the Neapolitan philosopher began to develop a philosophy of use, and that however he stopped at a threshold that brings him dangerously close to the conservative perspective of Gehlen. Finally, the conclusions show the research perspectives that the thesis opens, with the aim of going beyond de Martino.
24-mag-2022
Italiano
Il lavoro di tesi muove dalla convinzione che sia possibile rileggere in maniera innovativa l'intera opera di Ernesto de Martino. Nella fattispecie, che la si possa ripercorrere seguendo un taglio antropologico-filosofico, arrivando a precisare il suo contributo per una teoria delle istituzioni. La prima parte della tesi - i primi quattro capitoli - si occupa di ripercorrere la strada che ha portato de Martino dapprima a definire il concetto di 'primitivo', poi a considerarlo come quel qualcosa di a-storico che riemerge all'interno del processo storico durante la 'crisi della presenza'. In particolare, l'autore arriva a interpretare questa riemersione come uno sporgere della nostra natura animale all'interno della storia culturale, e a considerare questo fenomeno - e il relativo riscatto rituale - niente meno che la condizione di possibilità della storia. Ciò che segue - capitoli V e VI - si staca dal lavoro di de Martino per andare a cercare convergenze teoriche che possano avvalorare: 1) l'interpretazione demartiniana del rito; 2) la visione della 'crisi della presenza' come un manifestarsi della nostra natura. Nel far questo, vengono presi in considerazione gli studi sulla ritualizzazione animale portati evanti in ambito etologico, nonché quelli più classici dei Ritual Studies. Ciò che la tesi vuole mostrare è che il quadro di de Martino funziona, e che il fenomeno della ritualizzazione può essere interpretato in maniera innovativa a partire dalle sue considerazioni. L'ultimo capitolo, il VII, avvalora l'antropologia filosofica di de Martino nel senso di una teoria delle istituzioni. Per fare questo, si mostra lo spostamento di attenzione dal rito al più plebeo concetto di 'abitudine' - adesso è questa, soprattutto, a riscattare la presenza -, e si mettono in relazione gli ultimi lavori di de Martino con l'opera di Arnold Gehlen. Si mostra che nei lavori usciti postumi il filosofo napoletano ha iniziato a mettere a punto una filosofia dell'uso, e che però si è fermato su di una soglia che lo avvicina pericolosamente alla prospettiva conservatrice di Gehlen. Le conclusioni, infine, mostrano le prospettive di ricerca che la tesi apre, con l'obiettivo di andare oltre de Martino.
Crisi; Storia; Istituzioni; Ritualizzazione; Uso
RASINI, Vallori
BONDI, Marina
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/79558
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMORE-79558