La tesi studia le rappresentazioni della violenza sessuale, nello specifico dello stupro, nella letteratura galloromanza in versi di XII e XIII secolo. Essa si configura come la prima ricerca di vasto impianto sull’argomento dopo la monografia, l’unica ad oggi esistente, di Kathryn Gravdal, Ravishing Maidens. Writing Rape in Medieval French Literature and Law (1991), saggio che pur costituendo un punto di partenza ineludibile, si presta a ulteriori e interessanti sviluppi. Dopo una disamina del dibattito critico sulla questione, il lavoro si articola in cinque capitoli. Constatata l’assenza a tale altezza cronologica di un termine specifico designante lo stupro (il sostantivo viol è attestato solo a partire dal XVII secolo) è sembrato necessario ricostruire la categoria di stupro nella giurisprudenza medievale, al netto della complessità diacronica e diatopica, (primo capitolo), per poi proporre uno studio sistematico del lessico della violenza sessuale nel corpus (secondo capitolo). Nei restanti capitoli si analizzano forme, motivi e miti dello stupro da un punto di vista tematico-antropologico, prestando particolare attenzione alle dinamiche sociali di genere. Pur non essendo aprioristicamente ripartiti per genere letterario, i capitoli, a seconda dell’argomento investigato, possono dedicare maggiore o minore spazio a una determinata forma testuale. In particolare, il terzo capitolo studia l’identità dello stupratore a partire dalla dibattuta formulazione cristianiana della legge di Logres. Nelle rappresentazioni di stupro del romanzo cortese si danno generalmente tre attanti: l’aggressore, il difensore e la vittima. Se la critica ha tendenzialmente identificato l’elemento altro, extra-cortese, nel ruolo dell’aggressore e il cavaliere in quello del difensore, il capitolo contesta l’automatismo di tale identificazione e problematizza la ripartizione dei due ruoli attanziali. Il quarto capitolo è dedicato alle simulazioni di stupro, nello specifico alle numerose riscritture della storia di Giuseppe e della moglie di Putifarre (Genesi 39:6-20) e al motivo della “fata violata e violenta”, pattern individuabile soprattutto nel lai. Entrambi i motivi, in modi diversi e con risultati affatto diversi, rovesciano i ruoli tradizionali di genere e le dinamiche di potere, presentando, in una certa misura, il personaggio femminile nel ruolo dell’aggressore e il personaggio maschile in quello della vittima. Il quinto capitolo, infine, analizza due tematiche tra loro autonome, ma accomunate dalla presenza dell’elemento meraviglioso: le riscritture del racconto-tipo della Bella Addormentata (una fanciulla, creduta morta, viene stuprata e generalmente messa incinta da un cavaliere che ne diventerà poi il legittimo marito) e il motivo del ‘dispositivo antistupro’, strumento magico/miracoloso che preserva la verginità o la castità di molte fanciulle della chanson de geste.
La tesi studia le rappresentazioni della violenza sessuale, nello specifico dello stupro, nella letteratura galloromanza in versi di XII e XIII secolo. Essa si configura come la prima ricerca di vasto impianto sull’argomento dopo la monografia, l’unica ad oggi esistente, di Kathryn Gravdal, Ravishing Maidens. Writing Rape in Medieval French Literature and Law (1991), saggio che pur costituendo un punto di partenza ineludibile, si presta a ulteriori e interessanti sviluppi. Dopo una disamina del dibattito critico sulla questione, il lavoro si articola in cinque capitoli. Constatata l’assenza a tale altezza cronologica di un termine specifico designante lo stupro (il sostantivo viol è attestato solo a partire dal XVII secolo) è sembrato necessario ricostruire la categoria di stupro nella giurisprudenza medievale, al netto della complessità diacronica e diatopica, (primo capitolo), per poi proporre uno studio sistematico del lessico della violenza sessuale nel corpus (secondo capitolo). Nei restanti capitoli si analizzano forme, motivi e miti dello stupro da un punto di vista tematico-antropologico, prestando particolare attenzione alle dinamiche sociali di genere. Pur non essendo aprioristicamente ripartiti per genere letterario, i capitoli, a seconda dell’argomento investigato, possono dedicare maggiore o minore spazio a una determinata forma testuale. In particolare, il terzo capitolo studia l’identità dello stupratore a partire dalla dibattuta formulazione cristianiana della legge di Logres. Nelle rappresentazioni di stupro del romanzo cortese si danno generalmente tre attanti: l’aggressore, il difensore e la vittima. Se la critica ha tendenzialmente identificato l’elemento altro, extra-cortese, nel ruolo dell’aggressore e il cavaliere in quello del difensore, il capitolo contesta l’automatismo di tale identificazione e problematizza la ripartizione dei due ruoli attanziali. Il quarto capitolo è dedicato alle simulazioni di stupro, nello specifico alle numerose riscritture della storia di Giuseppe e della moglie di Putifarre (Genesi 39:6-20) e al motivo della “fata violata e violenta”, pattern individuabile soprattutto nel lai. Entrambi i motivi, in modi diversi e con risultati affatto diversi, rovesciano i ruoli tradizionali di genere e le dinamiche di potere, presentando, in una certa misura, il personaggio femminile nel ruolo dell’aggressore e il personaggio maschile in quello della vittima. Il quinto capitolo, infine, analizza due tematiche tra loro autonome, ma accomunate dalla presenza dell’elemento meraviglioso: le riscritture del racconto-tipo della Bella Addormentata (una fanciulla, creduta morta, viene stuprata e generalmente messa incinta da un cavaliere che ne diventerà poi il legittimo marito) e il motivo del ‘dispositivo antistupro’, strumento magico/miracoloso che preserva la verginità o la castità di molte fanciulle della chanson de geste.
Dorelot vadi vadoie. Lo stupro nella letteratura galloromanza medievale in versi (XII-XIII secolo)
VISCIDI, BENEDETTA
2022
Abstract
La tesi studia le rappresentazioni della violenza sessuale, nello specifico dello stupro, nella letteratura galloromanza in versi di XII e XIII secolo. Essa si configura come la prima ricerca di vasto impianto sull’argomento dopo la monografia, l’unica ad oggi esistente, di Kathryn Gravdal, Ravishing Maidens. Writing Rape in Medieval French Literature and Law (1991), saggio che pur costituendo un punto di partenza ineludibile, si presta a ulteriori e interessanti sviluppi. Dopo una disamina del dibattito critico sulla questione, il lavoro si articola in cinque capitoli. Constatata l’assenza a tale altezza cronologica di un termine specifico designante lo stupro (il sostantivo viol è attestato solo a partire dal XVII secolo) è sembrato necessario ricostruire la categoria di stupro nella giurisprudenza medievale, al netto della complessità diacronica e diatopica, (primo capitolo), per poi proporre uno studio sistematico del lessico della violenza sessuale nel corpus (secondo capitolo). Nei restanti capitoli si analizzano forme, motivi e miti dello stupro da un punto di vista tematico-antropologico, prestando particolare attenzione alle dinamiche sociali di genere. Pur non essendo aprioristicamente ripartiti per genere letterario, i capitoli, a seconda dell’argomento investigato, possono dedicare maggiore o minore spazio a una determinata forma testuale. In particolare, il terzo capitolo studia l’identità dello stupratore a partire dalla dibattuta formulazione cristianiana della legge di Logres. Nelle rappresentazioni di stupro del romanzo cortese si danno generalmente tre attanti: l’aggressore, il difensore e la vittima. Se la critica ha tendenzialmente identificato l’elemento altro, extra-cortese, nel ruolo dell’aggressore e il cavaliere in quello del difensore, il capitolo contesta l’automatismo di tale identificazione e problematizza la ripartizione dei due ruoli attanziali. Il quarto capitolo è dedicato alle simulazioni di stupro, nello specifico alle numerose riscritture della storia di Giuseppe e della moglie di Putifarre (Genesi 39:6-20) e al motivo della “fata violata e violenta”, pattern individuabile soprattutto nel lai. Entrambi i motivi, in modi diversi e con risultati affatto diversi, rovesciano i ruoli tradizionali di genere e le dinamiche di potere, presentando, in una certa misura, il personaggio femminile nel ruolo dell’aggressore e il personaggio maschile in quello della vittima. Il quinto capitolo, infine, analizza due tematiche tra loro autonome, ma accomunate dalla presenza dell’elemento meraviglioso: le riscritture del racconto-tipo della Bella Addormentata (una fanciulla, creduta morta, viene stuprata e generalmente messa incinta da un cavaliere che ne diventerà poi il legittimo marito) e il motivo del ‘dispositivo antistupro’, strumento magico/miracoloso che preserva la verginità o la castità di molte fanciulle della chanson de geste.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/79635
URN:NBN:IT:UNIPD-79635