POTERE DATORIALE DI CONTROLLO, GESTIONE ALGORITMICA E TUTELA DELLA RISERVATEZZA DEI LAVORATORI

This study aims to investigate the evolution of employer control power in relation to the new technologies used in employment relationships. The research will focus on exercising the power of control in fully digital working contexts and on the protections recognised by workers who operate in these areas for a twofold reason. Firstly, because the power of control, which has become technological, is strengthened by equipping itself with new abilities that allow access to initially unknown information. This is not only due to the innovative tools used, but also (and above all) due to the type of data that can be acquired. The latter can be characterised by “non-self-evidence”, making them not immediately understandable. Hence, there is a need for a processing phase that makes them intelligible, an operation that places the employer in the position of accessing new information on the workers. Thanks to digitalisation, the power of control expands in proportion to the information that can be obtained from this "raw data". The cognitive potential of the new technology, due to its storage and processing capabilities, can thus transform initially "neutral" data into information capable of impacting the condition of workers. Secondly, because the power of control, enabled with new potential, changes its nature by going beyond the traditional division between employer powers. Compared to previous technology, the new digital tools do not only intervene when the service is performed but extend the use time. This allows the period of access to information to be varied, anticipating or postponing it, interfering in the decision-making phase and - consequently – exercising employer powers. The change in manifestation and exercise of the power of control thus seems to require an update that safeguards the renewed balance of interests. On the one hand, the employers may use the data acquired without finding obstacles to the satisfaction of their prerogatives; on the other, the workers may see their fundamental rights protected and, in particular, their dignity and privacy by not being subjected to any control that may represent a vexation. The latter definition may not be clear if the a priori evaluation of the legitimacy of the same focuses on "raw" and apparently "neutral" data. The actual intensity of control will only be found with data processing that makes them "evident" and, therefore "understandable" in their potential. The analysis perspective will therefore concern the power of control, testing the new enabling technologies and the potential to process data, especially "not self-evident", to understand whether it falls within the notion of control outlined by the Workers' Statute or whether the updating of employer power requires new forms of protection. In this panorama of the employer's "informational supremacy" facilitated by technological enhancement, the clear distinction provided by art. 4 of Workers' Statute between work and control tools may be outdated. Consequently, the installation authorisation as a limit to employer power becomes a protection, perhaps limited and incapable of satisfying the new guarantee needs. At the same time, as the line of demarcation between employer powers becomes blurred in favour of a new "managerial control power", the investigation must consider the further risks that may arise.

Il presente studio si propone di indagare l’evoluzione del potere di controllo datoriale in relazione alle nuove tecnologie impiegate nei rapporti di lavoro. La ricerca si concentrerà sul modo di esercitare il potere di controllo in contesti lavorativi integralmente digitali e sulle tutele riconosciute ai lavoratori che operano in tali ambiti per una duplice ragione. In primo luogo, perché il potere di controllo, divenuto tecnologico, si rafforza dotandosi di nuove abilità che consentono di accedere a informazioni originariamente ignote. Ciò non solo in ragione degli strumenti innovativi impiegati, ma anche (e soprattutto) per la tipologia di dati acquisibili. Quest’ultimi, infatti, possono essere caratterizzati da una “non autoevidenza” risultando non immediatamente comprensibili. Da qui la necessità di una fase di elaborazione che li renda intellegibili, operazione che pone il datore di lavoro nella condizione di accedere a nuove informazioni sui lavoratori. Grazie alla digitalizzazione, dunque, il potere di controllo si dilata in maniera proporzionale alle informazioni che possono essere ottenute da questi “raw data”. Le potenzialità cognitive della nuova tecnologia, in ragione delle capacità di archiviazione ed elaborazione, possono così mutare dati originariamente “neutri” in informazioni capaci di incidere sulla condizione dei lavoratori. In secondo luogo, perché il potere di controllo, abilitato a nuove potenzialità, modifica la propria natura travalicando la tradizionale divisione tra poteri datoriali. I nuovi strumenti digitali, rispetto alla tecnologia precedente, non intervengono solo nel momento di esecuzione della prestazione, ma ampliano il tempo di utilizzo. Ciò consente di variare il periodo di accesso alle informazioni, anticipandolo o posticipandolo, interferendo sulla fase decisionale e – conseguentemente - sull’esercizio dei poteri datoriali. Il cambio di manifestazione e di esercizio del potere di controllo sembra, così, necessitare di un aggiornamento che salvaguardi il rinnovato bilanciamento degli interessi. Da un lato quello dei datori di lavoro di impiegare i dati acquisiti senza trovare ostacoli al soddisfacimento delle proprie prerogative, dall’altro quello dei lavoratori a veder tutelati i propri diritti fondamentali e, in particolare, la dignità e la riservatezza non venendo sottoposti a un controllo che si qualifichi come vessatorio. Definizione, quest’ultima, che potrebbe non risultare lampante ove la valutazione compiuta a priori sulla legittimità del medesimo si soffermi sui dati “grezzi” e apparentemente “neutri”. La reale intensità del controllo si rinverrà solo con l’elaborazione dei dati che li renda “evidenti” e quindi “comprensibili” nelle loro potenzialità. La prospettiva di analisi interesserà, quindi, il potere di controllo alla prova delle nuove tecnologie abilitanti e della potenzialità di elaborare dati, soprattutto “non autoevidenti”, al fine di comprendere se rientri nella nozione di controllo tracciata dallo Statuto dei lavoratori oppure se l’aggiornamento del potere datoriale necessiti di nuove forme di tutela. In questo panorama di “supremazia informativa” del datore di lavoro, agevolata dal potenziamento tecnologico, la netta distinzione prevista dall’art. 4 SL tra strumenti di lavoro e di controllo può risultare superata. Conseguentemente, l’autorizzazione all’installazione quale limite al potere datoriale diviene un momento di tutela forse limitato e incapace di soddisfare le nuove esigenze di garanzia. Contestualmente, affievolendosi la linea di demarcazione tra i poteri datoriali a favore di un nuovo “potere di controllo direttivo” l’indagine deve tenere conto degli ulteriori rischi che possono manifestarsi.