La tesi analizza il rapporto tra linguaggio cinematografico e nuove tecnologie digitali, andando ad osservare i principali sviluppi in relazione alla narrazione filmica, all’estetica della rappresentazione e agli aspetti tecnici della filiera cinematografica. Dopo un capitolo introduttivo in cui si sono esplicitate le principali linee guida della tesi e le scelte metodologiche applicate, si è entrati nel merito della ricerca, andando ad individuare quattro differenti articolazioni di studio. Nella prima parte della tesi si sono messi in evidenza gli sviluppi e la radicalizzazione della narrazione nel cinema digitale. Ad emergere sono state una maggior propensione verso un racconto di carattere autobiografico, una narrazione diaristica ed un recupero dell’io-narrante come condizione di sviluppo del testo filmico, come si evince dai casi trattati tra i quali si segnalano le opere di Agnès Varda, Alain Cavalier, Jonathan Caouette e Joseph Morder. Si è inoltre dimostrato come il digitale abbia favorito una tendenza alla multinarratività, una caratteristica questa influenzata anche dalla cultura postmoderna, ed evidente nelle opere di Atom Egoyan, David Lynch, Peter Greenaway, Lars von Trier. La seconda parte della ricerca è stata dedicata alle modificazioni delle coordinate di tempo e di spazio prodotte dal digitale nell’ambito narrativo cinematografico. È stato riscontrato un rinnovato rapporto con lo spazio reale in cui emerge l’importanza di non limitare la narrazione digitale ad una forma di mimesi della realtà, intervenendo in chiave espressiva sulla messa in quadro dell’immagine. In tal senso, di particolare valore sono sembrati i lavori di Abbas Kiarostami, Pedro Costa, Amir Naderi, Jia Zhang-Ke, Lav Diaz. Il terzo punto della ricerca si è concentrato sugli sviluppi dell’estetica cinematografica in relazione alle nuove tecnologie, osservando le modalità di elaborazione digitale e di color correction dell’immagine, modificazioni che consentono di rielaborare profondamente la gamma cromatica dell’immagine ottenuta in fase di ripresa. A tal proposito, molta importanza è stata data allo studio comparativo di alcune opere, mettendo a confronto i materiali originali relativi al girato del film con la versione finale dell’opera stessa, successiva alla fase di color correction. Le tre opere analizzate sono state Arca russa di Aleksandr Sokurov, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti e Sonetàula di Salvatore Mereu. Un’ultima articolazione affrontata da questa ricerca è inerente alla relazione tra i diversi momenti della filiera cinematografica, intesa come insieme di fasi che vanno dalla creazione, alla fruizione, alla conservazione e all’analisi dell’opera filmica. È emerso come, all’avvio di produzioni cinematografiche realizzate interamente con il supporto di videocamere digitali, abbia corrisposto in breve tempo la nascita di una nuova modalità di fruizione ed interazione con il film, che proprio sui software digitali basa molte delle proprie possibilità. La rilocazione filmica, la cross-medialità emergono come sintomi di un nuovo modo di concepire l’opera cinematografica da parte dello spettatore. Inoltre i metodi stessi di archiviazione e di film studies sono cambiati, introducendo un rapporto con l’opera anche in tal caso mediato dalla componente informatica, come dimostrato in particolare dallo studio del software WonderCube della società MicroWave-Network di Padova in merito all’archiviazione, e del software Lignes de Temps realizzato dall’Institut de Recherche et de l’Innovation del Centre Georges Pompidou di Parigi per quanto concerne i film studies.
Trame digitali. L'immagine cinematografica in pixel tra narrazione, estetica e tecnica
BROTTO, DENIS
2010
Abstract
La tesi analizza il rapporto tra linguaggio cinematografico e nuove tecnologie digitali, andando ad osservare i principali sviluppi in relazione alla narrazione filmica, all’estetica della rappresentazione e agli aspetti tecnici della filiera cinematografica. Dopo un capitolo introduttivo in cui si sono esplicitate le principali linee guida della tesi e le scelte metodologiche applicate, si è entrati nel merito della ricerca, andando ad individuare quattro differenti articolazioni di studio. Nella prima parte della tesi si sono messi in evidenza gli sviluppi e la radicalizzazione della narrazione nel cinema digitale. Ad emergere sono state una maggior propensione verso un racconto di carattere autobiografico, una narrazione diaristica ed un recupero dell’io-narrante come condizione di sviluppo del testo filmico, come si evince dai casi trattati tra i quali si segnalano le opere di Agnès Varda, Alain Cavalier, Jonathan Caouette e Joseph Morder. Si è inoltre dimostrato come il digitale abbia favorito una tendenza alla multinarratività, una caratteristica questa influenzata anche dalla cultura postmoderna, ed evidente nelle opere di Atom Egoyan, David Lynch, Peter Greenaway, Lars von Trier. La seconda parte della ricerca è stata dedicata alle modificazioni delle coordinate di tempo e di spazio prodotte dal digitale nell’ambito narrativo cinematografico. È stato riscontrato un rinnovato rapporto con lo spazio reale in cui emerge l’importanza di non limitare la narrazione digitale ad una forma di mimesi della realtà, intervenendo in chiave espressiva sulla messa in quadro dell’immagine. In tal senso, di particolare valore sono sembrati i lavori di Abbas Kiarostami, Pedro Costa, Amir Naderi, Jia Zhang-Ke, Lav Diaz. Il terzo punto della ricerca si è concentrato sugli sviluppi dell’estetica cinematografica in relazione alle nuove tecnologie, osservando le modalità di elaborazione digitale e di color correction dell’immagine, modificazioni che consentono di rielaborare profondamente la gamma cromatica dell’immagine ottenuta in fase di ripresa. A tal proposito, molta importanza è stata data allo studio comparativo di alcune opere, mettendo a confronto i materiali originali relativi al girato del film con la versione finale dell’opera stessa, successiva alla fase di color correction. Le tre opere analizzate sono state Arca russa di Aleksandr Sokurov, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti e Sonetàula di Salvatore Mereu. Un’ultima articolazione affrontata da questa ricerca è inerente alla relazione tra i diversi momenti della filiera cinematografica, intesa come insieme di fasi che vanno dalla creazione, alla fruizione, alla conservazione e all’analisi dell’opera filmica. È emerso come, all’avvio di produzioni cinematografiche realizzate interamente con il supporto di videocamere digitali, abbia corrisposto in breve tempo la nascita di una nuova modalità di fruizione ed interazione con il film, che proprio sui software digitali basa molte delle proprie possibilità. La rilocazione filmica, la cross-medialità emergono come sintomi di un nuovo modo di concepire l’opera cinematografica da parte dello spettatore. Inoltre i metodi stessi di archiviazione e di film studies sono cambiati, introducendo un rapporto con l’opera anche in tal caso mediato dalla componente informatica, come dimostrato in particolare dallo studio del software WonderCube della società MicroWave-Network di Padova in merito all’archiviazione, e del software Lignes de Temps realizzato dall’Institut de Recherche et de l’Innovation del Centre Georges Pompidou di Parigi per quanto concerne i film studies.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/80441
URN:NBN:IT:UNIPD-80441