La ricerca indaga la particolare interpretazione del pensiero Madhyamaka sostenuta dalla Scuola Gelug-pa del Buddhismo tibetano (Vajrayāna). Il suo capostipite Dzong-ka-ba Lo-sang-drak-ba (1357-1419) è senza dubbio il pensatore più studiato, celebrato e criticato della storia della filosofia tibetana: la sua assimilazione del pensiero buddhista indiano dà luogo ben presto ad una raffinata tradizione scolastica la cui influenza in Tibet si estende fino ai giorni nostri. Nell’analisi del suo pensiero la trattazione persegue un duplice obiettivo: 1) offrire una lettura approfondita della filosofia Gelug-pa considerata come un oggetto di studio autonomo; 2) mostrare con ciò stesso una prospettiva sulla Madhyamaka che si discosta considerevolmente dalle letture contemporanee più in voga, i cui limiti si intende in tal modo mettere in luce. L’indagine tocca svariate tematiche, di carattere epistemologico, logico, dialettico ed etico. I suoi interessi principali vertono tuttavia sulla particolare ontologia che caratterizza la filosofia Madhyamaka di Scuola Gelug-pa. In particolare è approfondita la tesi secondo cui tutti i fenomeni sono “meramente imputati dalla mente”, dimostrando che tale espressione non allude ad una limitazione di carattere linguistico o epistemologico – come vorrebbero molte letture contemporanee della Madhyamaka –, ma descrive invece lo statuto ontologico dei fenomeni. L’esposizione della ricerca intende restituire il carattere strutturalmente dialettico della letteratura Gelug-pa, ricostruendo gli snodi principali del dibattito classico sulla corretta misura dell’oggetto di negazione (ciò di cui i fenomeni sono ritenuti essere “vuoti”). In particolare, nel primo capitolo è presa in esame la critica mossa da Dzong-ka-ba agli interpreti ‘nichilisti’ di Chandrakīrti. Nel secondo capitolo viene invece analizzata la peculiare lettura che l’autore tibetano propone della posizione Madhyamaka Svātantrika. Il terzo capitolo è quindi dedicato al modo in cui l’analisi ultima è condotta all’interno del sistema Madhyamaka Prāsaṅgika, collocato da Dzong-ka-ba al vertice delle visioni filosofiche. Nel quarto ed ultimo capitolo vengono infine approfonditi, alla luce del percorso svolto, i contorni della peculiare ontologia sostenuta dalla tradizione Gelug-pa. L’esito dell’indagine conduce ad una rivalutazione delle letture ontologiche della Madhyamaka, ma al contempo segnala la necessità di evitare qualunque interpretazione sostanzialistica della realtà ultima: essa non fa altro che esprimere la natura meramente fenomenologica di qualsiasi oggetto di esperienza, la cui esistenza non trascende il suo mero apparire alla coscienza.

Ontologia Gelug-pa. Una lettura tibetana della filosofia Madhyamaka

TORMEN, FRANCESCO
2015

Abstract

La ricerca indaga la particolare interpretazione del pensiero Madhyamaka sostenuta dalla Scuola Gelug-pa del Buddhismo tibetano (Vajrayāna). Il suo capostipite Dzong-ka-ba Lo-sang-drak-ba (1357-1419) è senza dubbio il pensatore più studiato, celebrato e criticato della storia della filosofia tibetana: la sua assimilazione del pensiero buddhista indiano dà luogo ben presto ad una raffinata tradizione scolastica la cui influenza in Tibet si estende fino ai giorni nostri. Nell’analisi del suo pensiero la trattazione persegue un duplice obiettivo: 1) offrire una lettura approfondita della filosofia Gelug-pa considerata come un oggetto di studio autonomo; 2) mostrare con ciò stesso una prospettiva sulla Madhyamaka che si discosta considerevolmente dalle letture contemporanee più in voga, i cui limiti si intende in tal modo mettere in luce. L’indagine tocca svariate tematiche, di carattere epistemologico, logico, dialettico ed etico. I suoi interessi principali vertono tuttavia sulla particolare ontologia che caratterizza la filosofia Madhyamaka di Scuola Gelug-pa. In particolare è approfondita la tesi secondo cui tutti i fenomeni sono “meramente imputati dalla mente”, dimostrando che tale espressione non allude ad una limitazione di carattere linguistico o epistemologico – come vorrebbero molte letture contemporanee della Madhyamaka –, ma descrive invece lo statuto ontologico dei fenomeni. L’esposizione della ricerca intende restituire il carattere strutturalmente dialettico della letteratura Gelug-pa, ricostruendo gli snodi principali del dibattito classico sulla corretta misura dell’oggetto di negazione (ciò di cui i fenomeni sono ritenuti essere “vuoti”). In particolare, nel primo capitolo è presa in esame la critica mossa da Dzong-ka-ba agli interpreti ‘nichilisti’ di Chandrakīrti. Nel secondo capitolo viene invece analizzata la peculiare lettura che l’autore tibetano propone della posizione Madhyamaka Svātantrika. Il terzo capitolo è quindi dedicato al modo in cui l’analisi ultima è condotta all’interno del sistema Madhyamaka Prāsaṅgika, collocato da Dzong-ka-ba al vertice delle visioni filosofiche. Nel quarto ed ultimo capitolo vengono infine approfonditi, alla luce del percorso svolto, i contorni della peculiare ontologia sostenuta dalla tradizione Gelug-pa. L’esito dell’indagine conduce ad una rivalutazione delle letture ontologiche della Madhyamaka, ma al contempo segnala la necessità di evitare qualunque interpretazione sostanzialistica della realtà ultima: essa non fa altro che esprimere la natura meramente fenomenologica di qualsiasi oggetto di esperienza, la cui esistenza non trascende il suo mero apparire alla coscienza.
1-feb-2015
Italiano
madhyamaka, madhyamika, buddismo, buddhism, vacuità, emptiness,
PASQUALOTTO, GIANGIORGIO
MENEGONI, FRANCESCA
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/80665
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-80665