Drosophila suzukii, carpofago di recente introduzione in Italia ed in Europa, sta causando ingenti danni alle coltivazioni di ciliegio e piccoli frutti. La sua gestione è particolarmente complessa a causa della rapidità del ciclo di sviluppo, della capacità di infestare la frutta in prossimità della raccolta e dell’ampia polifagia. Al fine di sviluppare strategie di gestione integrata (IPM) sostenibili ed efficaci, risulta essenziale caratterizzare la gamma di piante ospiti presenti negli habitat naturali, individuare la soglia termica minima di sviluppo e studiare gli spostamenti dell’insetto dalle aree naturali a quelle coltivate. Per svolgere studi di ecologia e definire razionali strategie di controllo è necessario disporre di strumenti di monitoraggio (trappole ed esche) efficaci, caratterizzati da elevata selettività, praticità di utilizzo, economicità e basso impatto ambientale. Dalle prove svolte durante il dottorato in differenti areali e nel corso di tre anni, l’attrattivo Droskidrink si è dimostrato essere il più efficace, mentre Suzukii Trap il più selettivo. Attrattività e selettività variano durante la stagione in funzione delle condizioni climatiche, suggerendo la necessità di utilizzare esche diverse in funzione del periodo. Nel Nord Italia, tra le oltre cento specie investigate, 34 piante ospiti non coltivate hanno permesso lo sviluppo di D. suzukii. La loro presenza favorisce l’incremento delle popolazioni che, successivamente, sono in grado di colonizzare le adiacenti aree coltivate. Dai frutti selvatici, raccolti lungo due differenti gradienti altitudinali nelle zone di montagna, sono sfarfallati adulti quando la temperatura media giornaliera era di almeno 11,1°C. Risultati simili sono stati ottenuti allevando colonie di laboratorio in una grotta a cielo aperto caratterizzata da un gradiente naturale di temperatura. Il completamento del ciclo di sviluppo si è verificato con temperatura media giornaliera superiore a 11,6°C. I risultati ottenuti evidenziano la capacità di D. suzukii di svilupparsi anche a basse temperature. Attraverso uno sistema di trappole disposte a differenti distanze dal margine delle aree selvatiche ed a diverse altezze da terra all’interno di frutteti è stato dimostrato come la presenza di D. suzukii negli impianti produttivi diminuisca fortemente all'aumentare sia della distanza dal margine che dell’altezza da terra. I differenti andamenti delle catture osservati durante il susseguirsi delle fasi fenologiche della coltura hanno permesso di evidenziare che D. suzukii utilizza diversi habitat nel corso delle stagioni. Il carpofago colonizza i frutteti verso l’interno e le piante in altezza in presenza dei frutti maturi o in maturazione, mentre vola in prossimità dei margini e vicino al cotico erboso nei restanti periodi. Dalle informazioni provenienti dai vari studi presenti in questa tesi emerge che per una efficace difesa contro questo nuovo insetto è necessaria la combinazione di tutti i mezzi di contenimento disponibili e la necessità di mettere a punto strategie di monitoraggio e contenimento a livello di agroecosistema. Inoltre è auspicabile l’instaurazione degli equilibri biologici, pertanto è necessario un maggiore approfondimento relativo all’efficacia nella limitazione da parte dei parassitoidi autoctoni.

Investigation on ecology and integrated pest management of Drosophila suzukii Matsumura

TONINA, LORENZO
2017

Abstract

Drosophila suzukii, carpofago di recente introduzione in Italia ed in Europa, sta causando ingenti danni alle coltivazioni di ciliegio e piccoli frutti. La sua gestione è particolarmente complessa a causa della rapidità del ciclo di sviluppo, della capacità di infestare la frutta in prossimità della raccolta e dell’ampia polifagia. Al fine di sviluppare strategie di gestione integrata (IPM) sostenibili ed efficaci, risulta essenziale caratterizzare la gamma di piante ospiti presenti negli habitat naturali, individuare la soglia termica minima di sviluppo e studiare gli spostamenti dell’insetto dalle aree naturali a quelle coltivate. Per svolgere studi di ecologia e definire razionali strategie di controllo è necessario disporre di strumenti di monitoraggio (trappole ed esche) efficaci, caratterizzati da elevata selettività, praticità di utilizzo, economicità e basso impatto ambientale. Dalle prove svolte durante il dottorato in differenti areali e nel corso di tre anni, l’attrattivo Droskidrink si è dimostrato essere il più efficace, mentre Suzukii Trap il più selettivo. Attrattività e selettività variano durante la stagione in funzione delle condizioni climatiche, suggerendo la necessità di utilizzare esche diverse in funzione del periodo. Nel Nord Italia, tra le oltre cento specie investigate, 34 piante ospiti non coltivate hanno permesso lo sviluppo di D. suzukii. La loro presenza favorisce l’incremento delle popolazioni che, successivamente, sono in grado di colonizzare le adiacenti aree coltivate. Dai frutti selvatici, raccolti lungo due differenti gradienti altitudinali nelle zone di montagna, sono sfarfallati adulti quando la temperatura media giornaliera era di almeno 11,1°C. Risultati simili sono stati ottenuti allevando colonie di laboratorio in una grotta a cielo aperto caratterizzata da un gradiente naturale di temperatura. Il completamento del ciclo di sviluppo si è verificato con temperatura media giornaliera superiore a 11,6°C. I risultati ottenuti evidenziano la capacità di D. suzukii di svilupparsi anche a basse temperature. Attraverso uno sistema di trappole disposte a differenti distanze dal margine delle aree selvatiche ed a diverse altezze da terra all’interno di frutteti è stato dimostrato come la presenza di D. suzukii negli impianti produttivi diminuisca fortemente all'aumentare sia della distanza dal margine che dell’altezza da terra. I differenti andamenti delle catture osservati durante il susseguirsi delle fasi fenologiche della coltura hanno permesso di evidenziare che D. suzukii utilizza diversi habitat nel corso delle stagioni. Il carpofago colonizza i frutteti verso l’interno e le piante in altezza in presenza dei frutti maturi o in maturazione, mentre vola in prossimità dei margini e vicino al cotico erboso nei restanti periodi. Dalle informazioni provenienti dai vari studi presenti in questa tesi emerge che per una efficace difesa contro questo nuovo insetto è necessaria la combinazione di tutti i mezzi di contenimento disponibili e la necessità di mettere a punto strategie di monitoraggio e contenimento a livello di agroecosistema. Inoltre è auspicabile l’instaurazione degli equilibri biologici, pertanto è necessario un maggiore approfondimento relativo all’efficacia nella limitazione da parte dei parassitoidi autoctoni.
29-gen-2017
Inglese
Drosophila suzukii, trapping, IPM, spatial ecology, low temperature
MORI, NICOLA
BERTI, ANTONIO
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-81033