I materiali fittili sono fra i prodotti più resistenti nel record archeologico a partire dalla loro invenzione nell’antico Neolitico. Per questo il loro studio è di grande importanza per l’archeologia sotto molteplici aspetti. In particolare le forme vascolari, le loro decorazioni e la tecnologia di produzione sono normalmente peculiari delle comunità che le hanno prodotte. Questi elementi fanno della ceramica espressione artigianale, e nelle fasi più recenti anche artistica, e tecnologica di una cultura, qualificando tale prodotto come ‘fossile guida’ d’eccellenza e come uno degli indicatori parziali più sensibili del livello di organizzazione del lavoro raggiunto da una data società in un determinato periodo. La ceramica inoltre fornisce importanti informazioni sui rapporti sia di integrazione sociale tra popolazioni confinanti o anche ad ampio raggio, sia indicando rapporti commerciali tra gruppi diversi. Attraverso l’analisi archeologica e archeometrica di frammenti vascolari, col presente progetto si è cercato di fare luce principalmente sui rapporti di interazione sociale, di scambio o commerciali tra le popolazioni protostoriche dell’Italia settentrionale -con particolare riferimento alla zona veneta- e le popolazioni coeve della penisola e d’oltralpe. A tal fine si è ritenuta necessaria la distinzione tra manufatti realmente di importazione e manufatti che imitano modelli di provenienza alloctona, l’individuazione dei centri produttori di tali manufatti, l’identificazione delle vie percorse dai traffici e la definizione delle relazioni tra le culture locali. Non si è voluto tralasciare inoltre la comprensione e la ricostruzione della tecnologia ceramica adottata, della tipologia dei materiali utilizzati e del luogo di approvvigionamento delle materie prime. Dove possibile al lavoro sui materiali fittili è stata associata l’analisi di campioni di argille o sabbie provenienti da potenziali aree di approvvigionamento preceduta dallo studio dettagliato della geologia dell’area di interesse. Analisi petrografiche e microstrutturali sono state condotte attraverso osservazione al microscopio ottico ed elettronico (analisi di immagine). Lo studio delle fasi mineralogiche presenti nei campioni ceramici è stato condotto attraverso analisi diffrattometrica dei raggi X su polveri mentre la composizione chimica è stata ottenuta per fluorescenza dei raggi X sui cui risultati sono state condotte analisi statistiche multivariate. In particolare sono stati presi in considerazione tre casi studio: a) Il sito d’altura di Castel de Pedena (Belluno), datato tra il tardo Bronzo antico e il tardo Bronzo finale/prima età del Ferro. Durante gli scavi sono stati raccolti numerosi reperti ceramici vascolari alcuni dei quali riconducibili alla cultura alpine Luco/Laugen-Meluno/Melaun. Sebbene non sia stata riscontrata nessuna testimonianza di rapporti commerciali riguardanti questa tipologia vascolare con le aree pertinenti -il Trentino, l’Alto-Adige, il Tirolo Orientale e la Bassa Engadina- la forte somiglianza tra i reperti rinvenuti presso sito e il cosiddetto boccale tipo Luco sembrerebbe provare intensi contatti tra le due culture. Infine, lo studio dell’intero repertorio ceramico proveniente da Castel de Pedena ha permesso di ricostruire l’evoluzione della tecnologia di produzione della ceramica dall’età del Bronzo Recente fino alla prima età del Ferro. b) La ceramica a orlo svasato superiormente appiattito (qui chiamata FRFL pottery) si diffusa nel Friuli Venezia Giulia (Italia nord-orientale) tra la fine dell’età del Bronzo Finale e la prima età del Ferro. Questa tipologia vascolare trova però confronti anche in reperti provenienti da alcuni abitati coevi di area veneta. Le analisi archeometriche di alcuni reperti di vasi provenienti dai siti veneti di Padova, Concordia Sagittaria e Castion d’Erbé hanno rivelato che gli impasti dei campioni sono simili tra loro sia per l’abbondanza di inclusi sia nella peculiare scelta della tipologia litica adottata: sono stati fatti utilizzando frammenti di concrezioni di grotta (speleotemi). Inoltri il confronto con frammenti di vasi di tipologie tipiche venete, e quindi di probabile origine locale, ha dimostrato che questi vasi sono composizionalmente distinti mentre hanno grande somiglianza con ceramiche ‘FRFL’ di provenienza friulana e giuliana. La presenza di speleo temi le mette in relazione con la regione della Venezia Giulia, un’area carsica dove si conoscono oltre settemila grotte. Sembrerebbe quindi che fossero state trasportate in Veneto, probabilmente per scopi legati al commercio di qualche prodotto specifico. c) I reperti provenienti dal sito arginato di Fondo Paviani (Legnago, Verona), datato tra la fine dell’età del Bronzo Medio e l’inizio del Bronzo finale (XIV-XII secolo a.C.). Il sito arginato di Fondo Paviani (Verona) si data tra la fine dell’età del Bronz Medio e l’inizio del Bronzo Finale. Durante l’età del Bronzo Recente è stato osservata nell’area ascrivibile alla cultura ‘Palafitticolo Terramaricola’ l’abitudine comune di produrre ceramica vascolare grezza caratterizzata da impasti macroscopicamente simili. Materiali simili, ascrivibili all’età del Bronzo recente, sono stati trovati anche presso l’abitato di Castel de Pedena. Questo ha indotto a studiare un piccolo numero di questi reperti provenienti da Fondo Paviani con l’intenzione di confrontarli con i coevi materiali di Castel de Pedena. Dato l’esiguo numero di campioni, questo ultimo caso studio è da considerarsi uno lavoro preliminare i cui risultati non sono statisticamente rappresentativi del contesto reale del sito. Per lo stesso motivo non è stato possibile trovare alcuna correlazione coi reperti di Castel de Pedena, e con la tecnologia di produzione adottata in antichità presso il sito.

Study of the production and the regional and interregional relations between the protohistory communities from the Northern Italy, particularly focusing on the middle-east area, through the archaeometrical analysis of their pottery

TENCONI, MARTA
2013

Abstract

I materiali fittili sono fra i prodotti più resistenti nel record archeologico a partire dalla loro invenzione nell’antico Neolitico. Per questo il loro studio è di grande importanza per l’archeologia sotto molteplici aspetti. In particolare le forme vascolari, le loro decorazioni e la tecnologia di produzione sono normalmente peculiari delle comunità che le hanno prodotte. Questi elementi fanno della ceramica espressione artigianale, e nelle fasi più recenti anche artistica, e tecnologica di una cultura, qualificando tale prodotto come ‘fossile guida’ d’eccellenza e come uno degli indicatori parziali più sensibili del livello di organizzazione del lavoro raggiunto da una data società in un determinato periodo. La ceramica inoltre fornisce importanti informazioni sui rapporti sia di integrazione sociale tra popolazioni confinanti o anche ad ampio raggio, sia indicando rapporti commerciali tra gruppi diversi. Attraverso l’analisi archeologica e archeometrica di frammenti vascolari, col presente progetto si è cercato di fare luce principalmente sui rapporti di interazione sociale, di scambio o commerciali tra le popolazioni protostoriche dell’Italia settentrionale -con particolare riferimento alla zona veneta- e le popolazioni coeve della penisola e d’oltralpe. A tal fine si è ritenuta necessaria la distinzione tra manufatti realmente di importazione e manufatti che imitano modelli di provenienza alloctona, l’individuazione dei centri produttori di tali manufatti, l’identificazione delle vie percorse dai traffici e la definizione delle relazioni tra le culture locali. Non si è voluto tralasciare inoltre la comprensione e la ricostruzione della tecnologia ceramica adottata, della tipologia dei materiali utilizzati e del luogo di approvvigionamento delle materie prime. Dove possibile al lavoro sui materiali fittili è stata associata l’analisi di campioni di argille o sabbie provenienti da potenziali aree di approvvigionamento preceduta dallo studio dettagliato della geologia dell’area di interesse. Analisi petrografiche e microstrutturali sono state condotte attraverso osservazione al microscopio ottico ed elettronico (analisi di immagine). Lo studio delle fasi mineralogiche presenti nei campioni ceramici è stato condotto attraverso analisi diffrattometrica dei raggi X su polveri mentre la composizione chimica è stata ottenuta per fluorescenza dei raggi X sui cui risultati sono state condotte analisi statistiche multivariate. In particolare sono stati presi in considerazione tre casi studio: a) Il sito d’altura di Castel de Pedena (Belluno), datato tra il tardo Bronzo antico e il tardo Bronzo finale/prima età del Ferro. Durante gli scavi sono stati raccolti numerosi reperti ceramici vascolari alcuni dei quali riconducibili alla cultura alpine Luco/Laugen-Meluno/Melaun. Sebbene non sia stata riscontrata nessuna testimonianza di rapporti commerciali riguardanti questa tipologia vascolare con le aree pertinenti -il Trentino, l’Alto-Adige, il Tirolo Orientale e la Bassa Engadina- la forte somiglianza tra i reperti rinvenuti presso sito e il cosiddetto boccale tipo Luco sembrerebbe provare intensi contatti tra le due culture. Infine, lo studio dell’intero repertorio ceramico proveniente da Castel de Pedena ha permesso di ricostruire l’evoluzione della tecnologia di produzione della ceramica dall’età del Bronzo Recente fino alla prima età del Ferro. b) La ceramica a orlo svasato superiormente appiattito (qui chiamata FRFL pottery) si diffusa nel Friuli Venezia Giulia (Italia nord-orientale) tra la fine dell’età del Bronzo Finale e la prima età del Ferro. Questa tipologia vascolare trova però confronti anche in reperti provenienti da alcuni abitati coevi di area veneta. Le analisi archeometriche di alcuni reperti di vasi provenienti dai siti veneti di Padova, Concordia Sagittaria e Castion d’Erbé hanno rivelato che gli impasti dei campioni sono simili tra loro sia per l’abbondanza di inclusi sia nella peculiare scelta della tipologia litica adottata: sono stati fatti utilizzando frammenti di concrezioni di grotta (speleotemi). Inoltri il confronto con frammenti di vasi di tipologie tipiche venete, e quindi di probabile origine locale, ha dimostrato che questi vasi sono composizionalmente distinti mentre hanno grande somiglianza con ceramiche ‘FRFL’ di provenienza friulana e giuliana. La presenza di speleo temi le mette in relazione con la regione della Venezia Giulia, un’area carsica dove si conoscono oltre settemila grotte. Sembrerebbe quindi che fossero state trasportate in Veneto, probabilmente per scopi legati al commercio di qualche prodotto specifico. c) I reperti provenienti dal sito arginato di Fondo Paviani (Legnago, Verona), datato tra la fine dell’età del Bronzo Medio e l’inizio del Bronzo finale (XIV-XII secolo a.C.). Il sito arginato di Fondo Paviani (Verona) si data tra la fine dell’età del Bronz Medio e l’inizio del Bronzo Finale. Durante l’età del Bronzo Recente è stato osservata nell’area ascrivibile alla cultura ‘Palafitticolo Terramaricola’ l’abitudine comune di produrre ceramica vascolare grezza caratterizzata da impasti macroscopicamente simili. Materiali simili, ascrivibili all’età del Bronzo recente, sono stati trovati anche presso l’abitato di Castel de Pedena. Questo ha indotto a studiare un piccolo numero di questi reperti provenienti da Fondo Paviani con l’intenzione di confrontarli con i coevi materiali di Castel de Pedena. Dato l’esiguo numero di campioni, questo ultimo caso studio è da considerarsi uno lavoro preliminare i cui risultati non sono statisticamente rappresentativi del contesto reale del sito. Per lo stesso motivo non è stato possibile trovare alcuna correlazione coi reperti di Castel de Pedena, e con la tecnologia di produzione adottata in antichità presso il sito.
30-gen-2013
Inglese
ceramica/pottery; archeologia/archaeology; archeometria/archaeometry; minero-petrographic analysis
MARITAN, LARA
LEONARDI, GIOVANNI
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-81331