Questa tesi di dottorato e' composta da tre saggi. Il primo capitolo, intitolato "Terroir and Perceived Quality of Wine: Evidence from Tasting Experiments", è coautorato con Luca Nunziata. In questo studio utilizziamo dati sperimentali per verificare se le informazioni sul terroir di un vino hanno un effetto causale sulla qualità percepita e se queste informazioni sono più efficaci del segnale di qualità utilizzato per i prodotti da terroir nel mercato vinicolo: la denominazione (marchio) di origine. Al fine di affrontare queste questioni abbiamo condotto due esperimenti di degustazione in tre diversi centri commerciali in Italia, coinvolgendo un campione casuale di 790 individui. Abbiamo utilizzato un vino rosso Palizzi IGT in quanto è stato premiato per l’espressività del terroir di provenienza ed è una denominazione non molto conosciuta dai consumatori. I consumatori di vino nei nostri campioni sono stati in grado di utilizzare informazioni tecniche e dettagliate sul terroir per inferire la qualità del vino e hanno mostrato un maggiore apprezzamento quando hanno ricevuto le informazioni sul terroir piuttosto che sulla denominazione di origine Palizzi IGT. Il secondo capitolo è intitolato "Criminal Firms: Exploring Negative Externalities on Non- Criminal Competitors" ed è coautorato con Antonio Parbonetti e Michele Fabrizi. L’obiettivo di questo articolo è di fornire evidenza empirica delle conseguenze economiche dovute alla presenza di aziende connesse con organizzazioni criminali di tipo mafioso localizzate in aree sviluppate. In particolare, verifichiamo per la prima volte come le imprese criminali influenzano la performance dei concorrenti non criminali ed investighiamo le esternalità negative che infliggono ai concorrenti utilizzando dati a livello di impresa. La nostra analisi empirica sfrutta gli shock esogeni imposti da operazioni contro la Mafia (dal 2008 al 2011) a livello comunale per implementare una strategia difference-in-difference che compara il cambiamento nella performance delle aziende non criminali con quello di un gruppo di controllo composto da aziende (non criminali) che operano in settori o aree che non sono stati interessati dalle operazioni di polizia considerate. L’ idea sottostante è che queste operazioni ‘puliscano’ i settori e i comuni dove le aziende criminali colpite operano, con un conseguente effetto benefico sui concorrenti non criminali localizzati in prossimità geografica. I risultati suggeriscono che i concorrenti trattati presentano un considerevole e statisticamente significativo aumento dell’EBITDA/Totale Attivo e del ROA dopo l’operazione rispetto ai gruppi di controllo che non sono stati esposti a tale shock. Ulteriori esplorazioni ci permettono di verificare che questo effetto positivo non è semplicemente dovuto ad una diminuzione della dimensione dei settori dopo le operazioni. Il crimine organizzato e le imprese criminali portano inefficienze nell’ ambiente istituzionale in cui operano le imprese che causano numerose distorsioni, come nell’accesso al mercato degli approvvigionamenti, soprattutto per le aziende più piccole. Il terzo capitolo, "Does Thinking About Death Make Us More Generous? Evidence from a Field Experiment in Cooperation with UNICEF", è a firma unica. In questo studio mi baso sulla Social Identity Theory e Terror Management Theory per espandere la conoscenza del fenomeno dell’ingroup bias nel comportamento altruistico. Il mio obiettivo è investigare l’effetto dell’induzione di pensieri di morte (death priming) nelle campagne caritatevoli ‘emotive’ sulle decisioni dei donatori e l’ingroup bias. In particolare, esploro l’effetto di priming di pensieri di morte relativi ai beneficiari di una campagna per le vaccinazioni contro l’attivazione di pensieri legati alla malattia ed esploro il ruolo di diverse dimensioni dell’autostima dei soggetti nel moderare le loro risposte agli stimoli impliciti. A tal fine, ho condotto un esperimento field in cooperazione con UNICEF che ha coinvolto 547 soggetti. I principali risultati di questo studio mostrano che in media nel gruppo di controllo osserviamo la presenza di ingroup bias a favore di beneficiari appartenenti all’ ingroup (di pelle bianca - caucasici), piuttosto che all’outgroup (pelle nera - africani). Quando vengono indotti pensieri di morte osserviamo un comportamento discriminatorio nei confronti dell’ingroup e favorevole nei confronti dell’outgroup. Inoltre, gli effetti del priming implicito emergono indipendentemente dal livello e dai domini rilevanti dell’autostima dei soggetti. Questo studioproduce interessanti risultati non solamente per i diretti ambiti di applicazione. L’integrazione della SIT con la TMT offre degli spunti per future analisi di interesse economico dell’ingroup bias in diversi contesti.
Terroir wines, mafia's externalities and death awareness: three essays in experimental economics and accounting
MALASPINA, PATRIZIA
2016
Abstract
Questa tesi di dottorato e' composta da tre saggi. Il primo capitolo, intitolato "Terroir and Perceived Quality of Wine: Evidence from Tasting Experiments", è coautorato con Luca Nunziata. In questo studio utilizziamo dati sperimentali per verificare se le informazioni sul terroir di un vino hanno un effetto causale sulla qualità percepita e se queste informazioni sono più efficaci del segnale di qualità utilizzato per i prodotti da terroir nel mercato vinicolo: la denominazione (marchio) di origine. Al fine di affrontare queste questioni abbiamo condotto due esperimenti di degustazione in tre diversi centri commerciali in Italia, coinvolgendo un campione casuale di 790 individui. Abbiamo utilizzato un vino rosso Palizzi IGT in quanto è stato premiato per l’espressività del terroir di provenienza ed è una denominazione non molto conosciuta dai consumatori. I consumatori di vino nei nostri campioni sono stati in grado di utilizzare informazioni tecniche e dettagliate sul terroir per inferire la qualità del vino e hanno mostrato un maggiore apprezzamento quando hanno ricevuto le informazioni sul terroir piuttosto che sulla denominazione di origine Palizzi IGT. Il secondo capitolo è intitolato "Criminal Firms: Exploring Negative Externalities on Non- Criminal Competitors" ed è coautorato con Antonio Parbonetti e Michele Fabrizi. L’obiettivo di questo articolo è di fornire evidenza empirica delle conseguenze economiche dovute alla presenza di aziende connesse con organizzazioni criminali di tipo mafioso localizzate in aree sviluppate. In particolare, verifichiamo per la prima volte come le imprese criminali influenzano la performance dei concorrenti non criminali ed investighiamo le esternalità negative che infliggono ai concorrenti utilizzando dati a livello di impresa. La nostra analisi empirica sfrutta gli shock esogeni imposti da operazioni contro la Mafia (dal 2008 al 2011) a livello comunale per implementare una strategia difference-in-difference che compara il cambiamento nella performance delle aziende non criminali con quello di un gruppo di controllo composto da aziende (non criminali) che operano in settori o aree che non sono stati interessati dalle operazioni di polizia considerate. L’ idea sottostante è che queste operazioni ‘puliscano’ i settori e i comuni dove le aziende criminali colpite operano, con un conseguente effetto benefico sui concorrenti non criminali localizzati in prossimità geografica. I risultati suggeriscono che i concorrenti trattati presentano un considerevole e statisticamente significativo aumento dell’EBITDA/Totale Attivo e del ROA dopo l’operazione rispetto ai gruppi di controllo che non sono stati esposti a tale shock. Ulteriori esplorazioni ci permettono di verificare che questo effetto positivo non è semplicemente dovuto ad una diminuzione della dimensione dei settori dopo le operazioni. Il crimine organizzato e le imprese criminali portano inefficienze nell’ ambiente istituzionale in cui operano le imprese che causano numerose distorsioni, come nell’accesso al mercato degli approvvigionamenti, soprattutto per le aziende più piccole. Il terzo capitolo, "Does Thinking About Death Make Us More Generous? Evidence from a Field Experiment in Cooperation with UNICEF", è a firma unica. In questo studio mi baso sulla Social Identity Theory e Terror Management Theory per espandere la conoscenza del fenomeno dell’ingroup bias nel comportamento altruistico. Il mio obiettivo è investigare l’effetto dell’induzione di pensieri di morte (death priming) nelle campagne caritatevoli ‘emotive’ sulle decisioni dei donatori e l’ingroup bias. In particolare, esploro l’effetto di priming di pensieri di morte relativi ai beneficiari di una campagna per le vaccinazioni contro l’attivazione di pensieri legati alla malattia ed esploro il ruolo di diverse dimensioni dell’autostima dei soggetti nel moderare le loro risposte agli stimoli impliciti. A tal fine, ho condotto un esperimento field in cooperazione con UNICEF che ha coinvolto 547 soggetti. I principali risultati di questo studio mostrano che in media nel gruppo di controllo osserviamo la presenza di ingroup bias a favore di beneficiari appartenenti all’ ingroup (di pelle bianca - caucasici), piuttosto che all’outgroup (pelle nera - africani). Quando vengono indotti pensieri di morte osserviamo un comportamento discriminatorio nei confronti dell’ingroup e favorevole nei confronti dell’outgroup. Inoltre, gli effetti del priming implicito emergono indipendentemente dal livello e dai domini rilevanti dell’autostima dei soggetti. Questo studioproduce interessanti risultati non solamente per i diretti ambiti di applicazione. L’integrazione della SIT con la TMT offre degli spunti per future analisi di interesse economico dell’ingroup bias in diversi contesti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/81501
URN:NBN:IT:UNIPD-81501