Scopo del presente lavoro è la chiarificazione del significato di 'infinito' all’interno di una prospettiva fenomenologica, in particolare nel quadro della teoria della conoscenza e della percezione di Husserl. Nel primo capitolo descrivo sommariamente i tratti fondamentali della fenomenologia husserliana della conoscenza. Dopo di che approfondisco le questioni concernenti la riduzione al 'reellen Bestand', il quale nelle "Ricerche logiche" è considerato il terreno di verificazione delle intenzioni. Quindi propongo un’interpretazione dell’intuizione categoriale come diretta alle leggi seguite da un’'Auffassung' nell'organizzazione dei dati sensoriali relativi a un oggetto. Nel secondo capitolo espongo brevemente la fenomenologia della percezione di Husserl e mostro in che modo la percezione si possa considerare un’esperienza intenzionale. Dopo di che mi concentro sulla costituzione dello spazio e della cosa (Ding). Mostro in che senso le strutture di entrambe le costituzioni dipendono dalle sensazioni e dalle cinestesi che un soggetto esperisce. Nel terzo capitolo giungo infine ad affrontare il problema dell’infinito. Mi confronto dapprima con alcune recenti interpretazioni della teoria della percezione di Husserl secondo le quali l’infinito è in qualche modo connesso con - e persino intuito attraverso - la percezione di cosa (Dingwahrnehmung). Sostengo che la percezione di cosa non può essere considerata un accesso all’infinito, vale a dire che nessuna percezione di cosa è percezione di qualcosa in quanto infinito. Sulla base di alcuni manoscritti di Husserl e attraverso un confronto con l’Analitica del sublime di Kant, giungo a sostenere che l’infinito può essere intuito a livello sensibile nei sensi di illimitato e di informe. Quindi mostro che l’intuizione categoriale è necessaria al fine di costituire il significato dell’infinito matematico, vale a dire un intero senza fine di parti discrete. Infatti, l’idea di una tale “entità” dipende dalla capacità di cogliere la legge di una produzione seriale. Nelle conclusioni rilevo che l’infinito matematico è l’unico tipo di infinito che non può trovare un correlato sensibile. Questo dipende dal fatto che esso è un significato composto da due prescrizioni contraddittorie tra loro: 'raggiungi l’illimitato' e 'vai avanti senza fine'. Conseguentemente affermo che l’idea di infinito è fondata sull’esperienza sensibile e che non necessita di alcuna origine sovrannaturale.
Il problema dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico husserliano
ALTOBRANDO, ANDREA
2012
Abstract
Scopo del presente lavoro è la chiarificazione del significato di 'infinito' all’interno di una prospettiva fenomenologica, in particolare nel quadro della teoria della conoscenza e della percezione di Husserl. Nel primo capitolo descrivo sommariamente i tratti fondamentali della fenomenologia husserliana della conoscenza. Dopo di che approfondisco le questioni concernenti la riduzione al 'reellen Bestand', il quale nelle "Ricerche logiche" è considerato il terreno di verificazione delle intenzioni. Quindi propongo un’interpretazione dell’intuizione categoriale come diretta alle leggi seguite da un’'Auffassung' nell'organizzazione dei dati sensoriali relativi a un oggetto. Nel secondo capitolo espongo brevemente la fenomenologia della percezione di Husserl e mostro in che modo la percezione si possa considerare un’esperienza intenzionale. Dopo di che mi concentro sulla costituzione dello spazio e della cosa (Ding). Mostro in che senso le strutture di entrambe le costituzioni dipendono dalle sensazioni e dalle cinestesi che un soggetto esperisce. Nel terzo capitolo giungo infine ad affrontare il problema dell’infinito. Mi confronto dapprima con alcune recenti interpretazioni della teoria della percezione di Husserl secondo le quali l’infinito è in qualche modo connesso con - e persino intuito attraverso - la percezione di cosa (Dingwahrnehmung). Sostengo che la percezione di cosa non può essere considerata un accesso all’infinito, vale a dire che nessuna percezione di cosa è percezione di qualcosa in quanto infinito. Sulla base di alcuni manoscritti di Husserl e attraverso un confronto con l’Analitica del sublime di Kant, giungo a sostenere che l’infinito può essere intuito a livello sensibile nei sensi di illimitato e di informe. Quindi mostro che l’intuizione categoriale è necessaria al fine di costituire il significato dell’infinito matematico, vale a dire un intero senza fine di parti discrete. Infatti, l’idea di una tale “entità” dipende dalla capacità di cogliere la legge di una produzione seriale. Nelle conclusioni rilevo che l’infinito matematico è l’unico tipo di infinito che non può trovare un correlato sensibile. Questo dipende dal fatto che esso è un significato composto da due prescrizioni contraddittorie tra loro: 'raggiungi l’illimitato' e 'vai avanti senza fine'. Conseguentemente affermo che l’idea di infinito è fondata sull’esperienza sensibile e che non necessita di alcuna origine sovrannaturale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/81578
URN:NBN:IT:UNIPD-81578