È la complessa fenomenologia delle trasformazioni in corso all’interno delle democrazie contemporanee ad imporre un’attenzione particolarissima a quei processi che vengono riferiti – con argomentate motivazioni - alle dinamiche multiformi delle eccezioni. In effetti risulta davvero difficile inquadrare la serie degli avvenimenti straordinari e delle misure giuridiche di emergenza che si sono susseguiti in questi anni recenti nei contesti delle democrazie occidentali. Da un lato, troviamo in essi rappresentati eventi storici e registri categoriali (giuridici, filosofici, politologici) che attestano elementi di contiguità e di continuità con i processi costitutivi della razionalizzazione politica moderna; per altri aspetti, ci troviamo in presenza di accadimenti che segnalano con immediatezza il rilievo di eventi epocali che aprono a percorsi inediti ed a scenari indecifrabili. Il riferimento è, anzitutto, alla proclamazione dell’état d’urgence in Francia, con l’assegnazione di poteri eccezionali di polizia alle autorità civili per fronteggiare le rivolte delle banlieus, dove le nuove generazioni di immigrati, congiuntamente ai nuovi precari, mettono in campo una richiesta di riconoscimento e tutela per le gravi condizioni di assenza di lavoro. Ma l’eccezione è anche in Inghilterra, nel contesto delle misure finalizzate a combattere il terrorismo: la legge sugli eventi civili imprevisti ha provveduto, infatti, ad ampliare tutte le misure di poteri eccezionali assegnati al governo civile dalle precedenti leggi del 1920 e del 1926 (quest’ultima proclamata in particolare per il territorio dell’Irlanda del Nord). Negli Stati Uniti, poi, ancora contro il terrorismo, in risposta agli avvenimenti del 9/11 del 2001, l’emanazione del Patrioct Act viene a limitare in forma consistente il godimento dei diritti costituzionali. Significativi sono, però, anche l’esercizio normale di poteri commissariali e l’estensione dell’utilizzo di poteri regolamentari nella maggior parte delle democrazie occidentali e, da ultimo, la reticolare diffusione di dispositivi e pratiche di c.d. governance in ogni parte del mondo. Si tratta di fenomeni che presentano sicure differenze, che richiamano lacerazioni in contesti avanzati del vivere democratico, ma che rappresentano anche nuovi dispositivi politici e giuridici che annunciano possibilità inedite dell’organizzazione comunitaria: segnali di veloci scorrimenti trasformativi nelle condizioni di vita e nelle forme di organizzazione civile che abbiamo finora conosciuto. Di fronte a tanti e tali eventi, risulta indispensabile uno sforzo teorico finalizzato ad attribuire in modo determinato e utile le qualifiche dell’emergenza o dell’eccezione ad azioni, dispositivi, strategie che vengono riconosciuti come causa o addirittura acceleratori delle trasformazioni in atto.
Il governo delle emergenze e la conservazione (?) della politica
PERUZZO, FIORENZA
2012
Abstract
È la complessa fenomenologia delle trasformazioni in corso all’interno delle democrazie contemporanee ad imporre un’attenzione particolarissima a quei processi che vengono riferiti – con argomentate motivazioni - alle dinamiche multiformi delle eccezioni. In effetti risulta davvero difficile inquadrare la serie degli avvenimenti straordinari e delle misure giuridiche di emergenza che si sono susseguiti in questi anni recenti nei contesti delle democrazie occidentali. Da un lato, troviamo in essi rappresentati eventi storici e registri categoriali (giuridici, filosofici, politologici) che attestano elementi di contiguità e di continuità con i processi costitutivi della razionalizzazione politica moderna; per altri aspetti, ci troviamo in presenza di accadimenti che segnalano con immediatezza il rilievo di eventi epocali che aprono a percorsi inediti ed a scenari indecifrabili. Il riferimento è, anzitutto, alla proclamazione dell’état d’urgence in Francia, con l’assegnazione di poteri eccezionali di polizia alle autorità civili per fronteggiare le rivolte delle banlieus, dove le nuove generazioni di immigrati, congiuntamente ai nuovi precari, mettono in campo una richiesta di riconoscimento e tutela per le gravi condizioni di assenza di lavoro. Ma l’eccezione è anche in Inghilterra, nel contesto delle misure finalizzate a combattere il terrorismo: la legge sugli eventi civili imprevisti ha provveduto, infatti, ad ampliare tutte le misure di poteri eccezionali assegnati al governo civile dalle precedenti leggi del 1920 e del 1926 (quest’ultima proclamata in particolare per il territorio dell’Irlanda del Nord). Negli Stati Uniti, poi, ancora contro il terrorismo, in risposta agli avvenimenti del 9/11 del 2001, l’emanazione del Patrioct Act viene a limitare in forma consistente il godimento dei diritti costituzionali. Significativi sono, però, anche l’esercizio normale di poteri commissariali e l’estensione dell’utilizzo di poteri regolamentari nella maggior parte delle democrazie occidentali e, da ultimo, la reticolare diffusione di dispositivi e pratiche di c.d. governance in ogni parte del mondo. Si tratta di fenomeni che presentano sicure differenze, che richiamano lacerazioni in contesti avanzati del vivere democratico, ma che rappresentano anche nuovi dispositivi politici e giuridici che annunciano possibilità inedite dell’organizzazione comunitaria: segnali di veloci scorrimenti trasformativi nelle condizioni di vita e nelle forme di organizzazione civile che abbiamo finora conosciuto. Di fronte a tanti e tali eventi, risulta indispensabile uno sforzo teorico finalizzato ad attribuire in modo determinato e utile le qualifiche dell’emergenza o dell’eccezione ad azioni, dispositivi, strategie che vengono riconosciuti come causa o addirittura acceleratori delle trasformazioni in atto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/81581
URN:NBN:IT:UNIPD-81581