L’ istruzione viene considerata da molti economisti come un investimento in un bene molto speciale: il capitale umano. Come per tutti i tipi di investimento, è molto interessante, oltre che utile, valutarne il rendimento. La tesi il cui titolo è "Essays on Economics of Education" è un compendio di tre articoli tra loro indipendenti che applicano metodologie diverse, sia teoriche che empiriche, e impiegano diverse prospettive. Il primo capitolo, "Returns to college over time: trends in Europe in the last 15 years", è un analisi dell’evoluzione del "college wage premium" e dei rendimenti dell’istruzione terziaria in Europa, cercando di trovare, in fattori di domanda-offerta ed istituzionali, le cause. Il secondo capitolo "Lost in transition? The returns to education aquired under communism in the first decade of the new millennium", analizza i rendimenti dell’istruzione acquisita durante il regime comunista a distanza di un decennio dopo la caduta del regime. Il terzo capitolo, "Mental health and Education decisions" investiga la relazione tra salute mentale e output scolastici (test scores e NEET) per un campione di adolescenti inglesi. Più in dettaglio, il primo capitolo studia l’andamento nel tempo del rendimento relativo dell’ istruzione terziaria in Europa come possibile causa della diseguaglianza salariale tra e all’ interno di gruppi di lavoratori con diverse skills. Questa tematica ha interessato molti studiosi, soprattutto a causa della crescente diseguaglianza salariale che si è osservata negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni 80. Nel tempo questo filone letterario si è consolidato soprattutto nell’indicare quali sono le sue potenziali cause (Skill Bias Technical Change, Rendimento del capitale umano e Istituzioni del mercato del lavoro). La maggior parte degli studi riguarda però gli Stati Uniti o alcuni paesi europei considerati singolarmente, ma solo pochi studi utilizzano un’ottica comparata che permette di analizzare anche il ruolo di istituzioni che variano tra paesi e non solo nel tempo, e questi pochi studi sono ormai datati. Questo è il primo studio che analizza questo fenomeno in Europa, osservando un intervallo temporale piuttosto peculiare. Il periodo esaminato è infatti caratterizzato da un ingente aumento della partecipazione nell’istruzione terziaria, e conseguentemente, un forte aumento dell’offerta di laureati nel mercato del lavoro, in conseguenza anche della politica comunitaria (Lisbona, 2000). Il dataset utilizzato è stato creato unendo dati ECHP e EU-SILC per ottenere un intervallo temporale di 15 anni (dal 1994 al 2009) per 12 paesi europei. I paesi europei sono divisi in due sottogruppi, quelli con elevata offerta relativa di laureati e quelli con bassa offerta relativa di laureati, poichè è plausibile che nei due sottogruppi di paesi l’interplay tra domanda e offerta relativa di laureati e l’effetto delle istituzioni possano essere diversi. I risultati mostrano l’esistenza di un’effettiva diminuzione dei rendimenti dell’istruzione terziaria in molti paesi europei, e questa diminuzione è più netta nei paesi con elevata offerta relativa di laureati. Si nota anche che tali rendimenti sono minori per le corti più giovani. Per quanto riguarda i fattori che possono spiegare le cause dell’andamento del "college wage premium", i fattori di domanda e offerta sono molto rilevanti. Un ulteriore notevole contributo alla letteratura è l’utilizzo di una strategia di stima basata sulle variabili strumentali, per evitare i problemi dervianti dalla postenziale endogeneità dell’offerta relativa di laureati. I risultati mostrano che l’aumento di offerta relativa ha impatto negativo e significativo in tutti i gruppi di paesi. Fattori istituzionali come salario minimo e sindacati sembrano giocare un ruolo abbastanza importante, in particolare in paesi con minore offerta relativa di laureati, paesi che hanno annche subito recentemente maggiori cambiamenti alle istituzioni riguardanti il mercato del lavoro. Il secondo capitolo tratta la tematica classica dei rendimenti dell’istruzione, in particolare, questo studio confronta i rendimenti del capitale umano accumulato in un’economia di mercato con quello accumulato nelle economie pianificate durante il regime comunista. L’istruzione accumulata in sistemi educativi centralizzati, dove la scelta dell’individuo non risente degli stessi benefici e costi delle economie di mercato, è generlamente considerata come meno adatta a un economia di mercato come quella dei giorni nostri, e dunque, si assume che i rendimenti di tale tipo di istruzione siano minori. Contrariamente alla letteratura precedente che utilizzava prevalentemente un approccio pre-post per ogni singolo paese, questa ricerca utilizza un’ottica comparativa e considera contemporaneamente diversi paesi europei. I dati utilizzati sono GSOEP, per la Germania, e EU-SILC, per i restanti 23 paesi. La strategia di stima è basata su un "quasi-esperimento", utilizzando gli individui dei paesi dell’Ovest come gruppo di controllo, per stimare i rendimenti dell’istruzione accumulata nei sistemi scolastici "comunisti" prima della transizione all’economia di mercato. Per ovviare al tipico problema di endogeneità in cui si incorre nella stima OLS dei rendimenti dell’istruzione, fornendo quindi una stima distorta che differisce tra i paesi essendo diverso il ruolo dell’abilità nell’accumulo di capitale umano nei diversi sistemi scolastici considerati, viene utilizzata la tecnica proposta da Card e Rothstein (2007). I dati vengono aggregati in celle (definita per età, genere, paese e anno), differenziando per genere e introducendo opportune e plausibili ipotesi sulla struttura del termine di errore. Una volta rilassata l’ipotesi di rendimenti costanti per ogni anno di istruzione, vengono esaminati anche i diversi rendimenti per i diversi livelli di istruzione. I risultati mostrano che i meno istruiti delle economie dell’Europa dell’EST hanno sofferto relativamente di più la transizione all’economia di mercato sia in termini di maggiore disoccupazione che in termini di salari inferiori, a parziale conferma dell’inadeguatezza dei livelli scolastici inferiori all’università di quei paesi. L’ultimo capitolo affronta una tematica meno standard: studia la relazione tra problemi di salute mentale e accumulo di capitale umano nel Regno Unito, paese con un triste primato sia in termini di benessere dei bambini e adolescenti, che in termini di individui che non stanno ricevendo un’istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili (tirocini, lavori domestici, ecc.), e che non stanno cercando un’occupazione (NEET - Not in education, employment of training). In questa ricerca si stima l’effetto della salute mentale sulla performance scolastica e sulla probabilità di essere NEET. Oltre a misurare l’effetto totale della salute mentale, misurata dal GHQ-General Health Questionnaire, si stima anche l’effetto di ogni singola componente della misura complessiva di salute mentale, riconoscendone la diversa importanza e significatività. Per l’analisi viene utilizzato un ampio studio longitudinale con tutti i vantaggi che esso comporta rispetto a quelli cross-section, molto più recente rispetto ad altri studi. I dati utilizzati sono presi dal LSYP, che riguarda un campione molto vasto di adolescenti Inglesi (14/15 anni nel 2004, seguiti fino al 2008). La natura longitudinale e la presenza di informazioni sui comportamenti rischiosi (consumo di sostanze rischiose come alcool, sigarette e cannabis e truancy- assenza ingiustificata da scuola) permette anche di investigare meglio i potenziali meccanismi indiretti dell’effetto dei problemi mentali sulla performance scolastica. In particolare si evidenzia che mentre esiste un effetto indiretto della salute mentale sulla performance scolastica che passa attraverso i comportamenti rischiosi, questo non sembrerebbe esistere sulla probabilità di essere NEET
Essays in Economics of Education
CRIVELLARO, ELENA
2012
Abstract
L’ istruzione viene considerata da molti economisti come un investimento in un bene molto speciale: il capitale umano. Come per tutti i tipi di investimento, è molto interessante, oltre che utile, valutarne il rendimento. La tesi il cui titolo è "Essays on Economics of Education" è un compendio di tre articoli tra loro indipendenti che applicano metodologie diverse, sia teoriche che empiriche, e impiegano diverse prospettive. Il primo capitolo, "Returns to college over time: trends in Europe in the last 15 years", è un analisi dell’evoluzione del "college wage premium" e dei rendimenti dell’istruzione terziaria in Europa, cercando di trovare, in fattori di domanda-offerta ed istituzionali, le cause. Il secondo capitolo "Lost in transition? The returns to education aquired under communism in the first decade of the new millennium", analizza i rendimenti dell’istruzione acquisita durante il regime comunista a distanza di un decennio dopo la caduta del regime. Il terzo capitolo, "Mental health and Education decisions" investiga la relazione tra salute mentale e output scolastici (test scores e NEET) per un campione di adolescenti inglesi. Più in dettaglio, il primo capitolo studia l’andamento nel tempo del rendimento relativo dell’ istruzione terziaria in Europa come possibile causa della diseguaglianza salariale tra e all’ interno di gruppi di lavoratori con diverse skills. Questa tematica ha interessato molti studiosi, soprattutto a causa della crescente diseguaglianza salariale che si è osservata negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni 80. Nel tempo questo filone letterario si è consolidato soprattutto nell’indicare quali sono le sue potenziali cause (Skill Bias Technical Change, Rendimento del capitale umano e Istituzioni del mercato del lavoro). La maggior parte degli studi riguarda però gli Stati Uniti o alcuni paesi europei considerati singolarmente, ma solo pochi studi utilizzano un’ottica comparata che permette di analizzare anche il ruolo di istituzioni che variano tra paesi e non solo nel tempo, e questi pochi studi sono ormai datati. Questo è il primo studio che analizza questo fenomeno in Europa, osservando un intervallo temporale piuttosto peculiare. Il periodo esaminato è infatti caratterizzato da un ingente aumento della partecipazione nell’istruzione terziaria, e conseguentemente, un forte aumento dell’offerta di laureati nel mercato del lavoro, in conseguenza anche della politica comunitaria (Lisbona, 2000). Il dataset utilizzato è stato creato unendo dati ECHP e EU-SILC per ottenere un intervallo temporale di 15 anni (dal 1994 al 2009) per 12 paesi europei. I paesi europei sono divisi in due sottogruppi, quelli con elevata offerta relativa di laureati e quelli con bassa offerta relativa di laureati, poichè è plausibile che nei due sottogruppi di paesi l’interplay tra domanda e offerta relativa di laureati e l’effetto delle istituzioni possano essere diversi. I risultati mostrano l’esistenza di un’effettiva diminuzione dei rendimenti dell’istruzione terziaria in molti paesi europei, e questa diminuzione è più netta nei paesi con elevata offerta relativa di laureati. Si nota anche che tali rendimenti sono minori per le corti più giovani. Per quanto riguarda i fattori che possono spiegare le cause dell’andamento del "college wage premium", i fattori di domanda e offerta sono molto rilevanti. Un ulteriore notevole contributo alla letteratura è l’utilizzo di una strategia di stima basata sulle variabili strumentali, per evitare i problemi dervianti dalla postenziale endogeneità dell’offerta relativa di laureati. I risultati mostrano che l’aumento di offerta relativa ha impatto negativo e significativo in tutti i gruppi di paesi. Fattori istituzionali come salario minimo e sindacati sembrano giocare un ruolo abbastanza importante, in particolare in paesi con minore offerta relativa di laureati, paesi che hanno annche subito recentemente maggiori cambiamenti alle istituzioni riguardanti il mercato del lavoro. Il secondo capitolo tratta la tematica classica dei rendimenti dell’istruzione, in particolare, questo studio confronta i rendimenti del capitale umano accumulato in un’economia di mercato con quello accumulato nelle economie pianificate durante il regime comunista. L’istruzione accumulata in sistemi educativi centralizzati, dove la scelta dell’individuo non risente degli stessi benefici e costi delle economie di mercato, è generlamente considerata come meno adatta a un economia di mercato come quella dei giorni nostri, e dunque, si assume che i rendimenti di tale tipo di istruzione siano minori. Contrariamente alla letteratura precedente che utilizzava prevalentemente un approccio pre-post per ogni singolo paese, questa ricerca utilizza un’ottica comparativa e considera contemporaneamente diversi paesi europei. I dati utilizzati sono GSOEP, per la Germania, e EU-SILC, per i restanti 23 paesi. La strategia di stima è basata su un "quasi-esperimento", utilizzando gli individui dei paesi dell’Ovest come gruppo di controllo, per stimare i rendimenti dell’istruzione accumulata nei sistemi scolastici "comunisti" prima della transizione all’economia di mercato. Per ovviare al tipico problema di endogeneità in cui si incorre nella stima OLS dei rendimenti dell’istruzione, fornendo quindi una stima distorta che differisce tra i paesi essendo diverso il ruolo dell’abilità nell’accumulo di capitale umano nei diversi sistemi scolastici considerati, viene utilizzata la tecnica proposta da Card e Rothstein (2007). I dati vengono aggregati in celle (definita per età, genere, paese e anno), differenziando per genere e introducendo opportune e plausibili ipotesi sulla struttura del termine di errore. Una volta rilassata l’ipotesi di rendimenti costanti per ogni anno di istruzione, vengono esaminati anche i diversi rendimenti per i diversi livelli di istruzione. I risultati mostrano che i meno istruiti delle economie dell’Europa dell’EST hanno sofferto relativamente di più la transizione all’economia di mercato sia in termini di maggiore disoccupazione che in termini di salari inferiori, a parziale conferma dell’inadeguatezza dei livelli scolastici inferiori all’università di quei paesi. L’ultimo capitolo affronta una tematica meno standard: studia la relazione tra problemi di salute mentale e accumulo di capitale umano nel Regno Unito, paese con un triste primato sia in termini di benessere dei bambini e adolescenti, che in termini di individui che non stanno ricevendo un’istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili (tirocini, lavori domestici, ecc.), e che non stanno cercando un’occupazione (NEET - Not in education, employment of training). In questa ricerca si stima l’effetto della salute mentale sulla performance scolastica e sulla probabilità di essere NEET. Oltre a misurare l’effetto totale della salute mentale, misurata dal GHQ-General Health Questionnaire, si stima anche l’effetto di ogni singola componente della misura complessiva di salute mentale, riconoscendone la diversa importanza e significatività. Per l’analisi viene utilizzato un ampio studio longitudinale con tutti i vantaggi che esso comporta rispetto a quelli cross-section, molto più recente rispetto ad altri studi. I dati utilizzati sono presi dal LSYP, che riguarda un campione molto vasto di adolescenti Inglesi (14/15 anni nel 2004, seguiti fino al 2008). La natura longitudinale e la presenza di informazioni sui comportamenti rischiosi (consumo di sostanze rischiose come alcool, sigarette e cannabis e truancy- assenza ingiustificata da scuola) permette anche di investigare meglio i potenziali meccanismi indiretti dell’effetto dei problemi mentali sulla performance scolastica. In particolare si evidenzia che mentre esiste un effetto indiretto della salute mentale sulla performance scolastica che passa attraverso i comportamenti rischiosi, questo non sembrerebbe esistere sulla probabilità di essere NEETFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/81752
URN:NBN:IT:UNIPD-81752