Background: Fino ad oggi nella pratica clinica la gestione dell'infezione da HIV-1 ha utilizzato come marcatori prognostici i livelli di RNA plasmatico e il numero dei linfociti CD4+. Tuttavia nei pazienti trattati, l'evoluzione dell'infezione da HIV può essere valutata anche misurando l'HIV-1 DNA nei reservoirs. In pazienti HIV-1 trattati con terapia di successo, la carica virale è non rilevabile e le strategie per la gestione degli effetti collaterali a lungo termine potrebbero considerare l'utilizzo di una nuova classe di antiretrovirali antagonisti del CCR5. Inoltre non è ancora stato del tutto chiarito come il tropismo virale e la sua evoluzione influenzino il decorso dell'infezione da HIV-1 in soggetti in terapia antiretrovirale. Quindi per valutare come gestire i pazienti trattati con successo nei quali la carica virale è soppressa, potrebbe essere utile determinare l'evoluzione del tropismo di HIV-1 sul DNA cellulare. Scopo: In questo studio di coorte costituita da pazienti naive trattati con successo abbiamo valutato se il tropismo per CXCR4 o CCR5 di HIV-1 correla con la viremia residua; inoltre abbiamo determinato se esiste una correlazione tra i livelli di HIV-1 DNA cellulare (al baseline e ai follow-up) con la viremia residua, l'HIV-1 RNA al baseline, e con il fatto di avere un'infezione acuta all'inizio della terapia antiretrovirale. Materiali e metodi: All'interno della coorte CAVeAT, che è una coorte prospettica di pazienti HIV positivi arruolati a partire dal 2004 da cinque Unità di Malattie Infettive della regione Veneto, sono stati retrospettivamente selezionati due sottogruppi di pazienti (coorte I e coorte II); sono tutti pazienti che hanno raggiunto una soppressione virologica entro i 6 mesi dopo il primo trattamento e hanno mantenuto livelli di HIV-1 RNA al di sotto di 50 copie/ml senza fallimento virologico per tutti i tempi di follow-up. Per essere eleggibili, i pazienti dovevano essere naive e poi essere trattati con una terapia antiretrovirale di successo. Nessuno dei pazienti doveva essere in trattamento con gli antagonisti del CCR5. La coorte I era costituita da 219 pazienti con una mediana di follow-up di 3 anni (T0, T1, T2) mentre la coorte II era rappresentata da 181 pazienti con una media di follow up di 4 anni (T0, T1, T2, T3). Le analisi genotipiche per il tropismo virale sono state eseguite su PBMCs mediante sequenziamento del loop V3 di gp120; le sequenze ottenute sono state interpretate utilizzando l'algoritmo bioinformatico Geno2pheno coreceptor mentre il DNA provirale è stato quantificato mediante Real-Time PCR utilizzando sonde TaqMan. Risultati: Nella coorte I, la valutazione dell'HIV-1 DNA, della conta dei CD4+ e della viremia è stata effettuata su tutti i 219 pazienti al T0 e T1, e su 86 soggetti al T2; il tropismo è stato determinato solo in 109 soggetti al T0, su tutti i 219 al T1, e in 86 pazienti al T2. I risultati hanno mostrato che il raggiungere una viremia residua al di sotto di 2.5 cp/ml al T1 correlava con il suo mantenimento al T2 e che c'era una correlazione positiva tra il tropismo al To e quello ai follow-up ( T1-T2 ). Avere un tropismo X4 al T1 correla negativamente con la possibilità di raggiungere una viremia residua al di sotto di 2.5 cp/ml al T2 mentre è stata trovata una correlazione positiva tra soppressione virologica e tropismo R5. Nei 181 pazienti della coorte II, i dati viro-immunologici sono stati eseguiti per tutti i soggetti al baseline (T0) e ai due tempi di follow-up (T1, T2); in un sottogruppo di 70 pazienti, abbiamo preso in considerazione anche un terzo tempo di follow-up (T3). Quindi abbiamo osservato che alti livelli di HIV-1 RNA al baseline correlavano positivamente con alti livelli di HIV-1 DNA al T0, T1, T2, T3 e negativamente con la viremia residua al T1, T2, T3; avere alti livelli di HIV-1 DNA al T0 correlava positivamente con alti livelli anche al T1, T2, T3 e negativamente con il raggiungimento della viremia residua al di sotto delle 2.5 copie/ml. Avere un'infezione acuta, piuttosto che cronica, all'inizio della terapia era associato con una più bassa probabilità di avere alti livelli di HIV-1 DNA al T1, T2, T3 e con una più alta probabilità di raggiungere una viremia residua al T1 e T3. Conclusioni: Il tropismo del virus archiviato è rimasto stabile durante tutto il periodo della terapia, sebbene in una bassa percentuale di pazienti sia cambiato nel tempo. In pazienti trattati con una terapia di successo, il tropismo R5 e la sua stabilità sono stati confrontati con il fatto di raggiungere e mantenere una viremia residua al di sotto di 2.5 copie/ml, suggerendo una relazione tra il tropismo virale e la risposta ad una terapia a lungo termine. Inoltre, è stata dimostrata una forte correlazione tra la carica virale e l'HIV-1 DNA prima e dopo l'inizio della terapia antiretrovirale (ART) e che l'HIV-1 DNA cellulare è strettamente connesso alla viremia residua nel follow-up a lungo termine nei soggetti rispondenti alla terapia, in modo particolare se trattati durante l'infezione acuta, ovvero il prima possibile.
Studio longitudinale dell'evoluzione del tropismo per X4/R5, dei livelli di HIV-1 DNA cellulare, dei parametri immunologici e della viremia residua in una popolazione di pazienti naive trattati con successo
ANDREIS, SAMANTHA
2014
Abstract
Background: Fino ad oggi nella pratica clinica la gestione dell'infezione da HIV-1 ha utilizzato come marcatori prognostici i livelli di RNA plasmatico e il numero dei linfociti CD4+. Tuttavia nei pazienti trattati, l'evoluzione dell'infezione da HIV può essere valutata anche misurando l'HIV-1 DNA nei reservoirs. In pazienti HIV-1 trattati con terapia di successo, la carica virale è non rilevabile e le strategie per la gestione degli effetti collaterali a lungo termine potrebbero considerare l'utilizzo di una nuova classe di antiretrovirali antagonisti del CCR5. Inoltre non è ancora stato del tutto chiarito come il tropismo virale e la sua evoluzione influenzino il decorso dell'infezione da HIV-1 in soggetti in terapia antiretrovirale. Quindi per valutare come gestire i pazienti trattati con successo nei quali la carica virale è soppressa, potrebbe essere utile determinare l'evoluzione del tropismo di HIV-1 sul DNA cellulare. Scopo: In questo studio di coorte costituita da pazienti naive trattati con successo abbiamo valutato se il tropismo per CXCR4 o CCR5 di HIV-1 correla con la viremia residua; inoltre abbiamo determinato se esiste una correlazione tra i livelli di HIV-1 DNA cellulare (al baseline e ai follow-up) con la viremia residua, l'HIV-1 RNA al baseline, e con il fatto di avere un'infezione acuta all'inizio della terapia antiretrovirale. Materiali e metodi: All'interno della coorte CAVeAT, che è una coorte prospettica di pazienti HIV positivi arruolati a partire dal 2004 da cinque Unità di Malattie Infettive della regione Veneto, sono stati retrospettivamente selezionati due sottogruppi di pazienti (coorte I e coorte II); sono tutti pazienti che hanno raggiunto una soppressione virologica entro i 6 mesi dopo il primo trattamento e hanno mantenuto livelli di HIV-1 RNA al di sotto di 50 copie/ml senza fallimento virologico per tutti i tempi di follow-up. Per essere eleggibili, i pazienti dovevano essere naive e poi essere trattati con una terapia antiretrovirale di successo. Nessuno dei pazienti doveva essere in trattamento con gli antagonisti del CCR5. La coorte I era costituita da 219 pazienti con una mediana di follow-up di 3 anni (T0, T1, T2) mentre la coorte II era rappresentata da 181 pazienti con una media di follow up di 4 anni (T0, T1, T2, T3). Le analisi genotipiche per il tropismo virale sono state eseguite su PBMCs mediante sequenziamento del loop V3 di gp120; le sequenze ottenute sono state interpretate utilizzando l'algoritmo bioinformatico Geno2pheno coreceptor mentre il DNA provirale è stato quantificato mediante Real-Time PCR utilizzando sonde TaqMan. Risultati: Nella coorte I, la valutazione dell'HIV-1 DNA, della conta dei CD4+ e della viremia è stata effettuata su tutti i 219 pazienti al T0 e T1, e su 86 soggetti al T2; il tropismo è stato determinato solo in 109 soggetti al T0, su tutti i 219 al T1, e in 86 pazienti al T2. I risultati hanno mostrato che il raggiungere una viremia residua al di sotto di 2.5 cp/ml al T1 correlava con il suo mantenimento al T2 e che c'era una correlazione positiva tra il tropismo al To e quello ai follow-up ( T1-T2 ). Avere un tropismo X4 al T1 correla negativamente con la possibilità di raggiungere una viremia residua al di sotto di 2.5 cp/ml al T2 mentre è stata trovata una correlazione positiva tra soppressione virologica e tropismo R5. Nei 181 pazienti della coorte II, i dati viro-immunologici sono stati eseguiti per tutti i soggetti al baseline (T0) e ai due tempi di follow-up (T1, T2); in un sottogruppo di 70 pazienti, abbiamo preso in considerazione anche un terzo tempo di follow-up (T3). Quindi abbiamo osservato che alti livelli di HIV-1 RNA al baseline correlavano positivamente con alti livelli di HIV-1 DNA al T0, T1, T2, T3 e negativamente con la viremia residua al T1, T2, T3; avere alti livelli di HIV-1 DNA al T0 correlava positivamente con alti livelli anche al T1, T2, T3 e negativamente con il raggiungimento della viremia residua al di sotto delle 2.5 copie/ml. Avere un'infezione acuta, piuttosto che cronica, all'inizio della terapia era associato con una più bassa probabilità di avere alti livelli di HIV-1 DNA al T1, T2, T3 e con una più alta probabilità di raggiungere una viremia residua al T1 e T3. Conclusioni: Il tropismo del virus archiviato è rimasto stabile durante tutto il periodo della terapia, sebbene in una bassa percentuale di pazienti sia cambiato nel tempo. In pazienti trattati con una terapia di successo, il tropismo R5 e la sua stabilità sono stati confrontati con il fatto di raggiungere e mantenere una viremia residua al di sotto di 2.5 copie/ml, suggerendo una relazione tra il tropismo virale e la risposta ad una terapia a lungo termine. Inoltre, è stata dimostrata una forte correlazione tra la carica virale e l'HIV-1 DNA prima e dopo l'inizio della terapia antiretrovirale (ART) e che l'HIV-1 DNA cellulare è strettamente connesso alla viremia residua nel follow-up a lungo termine nei soggetti rispondenti alla terapia, in modo particolare se trattati durante l'infezione acuta, ovvero il prima possibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/81848
URN:NBN:IT:UNIPD-81848