A partire dagli anni '90, sono stati evidenziati nuovi focolai autoctoni di leishmaniosi canina in Italia settentrionale, area fino agli anni precedenti considerata indenne. Gradualmente, la malattia si è diffusa nelle Regioni dell’arco alpino e i monitoraggi entomologici condotti, hanno evidenziato la presenza stabile di due vettori della malattia, P. perniciosus e P. neglectus, in diverse aree del Territorio. Il cambiamento della distribuzione della malattia sembra legato principalmente al movimento dei cani infetti dalle aree endemiche, all’aumento degli spostamenti di merci, animali e persone ed ai cambiamenti climatici, determinanti per la sopravvivenza dei vettori. Lo studio descrive i risultati di 12 anni di campionamenti entomologici, condotti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, analizzati attraverso l’utilizzo di strumenti GIS e modelli di distribuzione di specie (SDMs) basati su dati ambientali ottenuti tramite remote sensing. Sono state analizzate diverse caratteristiche climatiche ed ambientali, relazionandole con i dati relativi ai monitoraggi, con la finalità di comprendere meglio l’ecologia dei vettori e l’epidemiologia della malattia, per creare uno strumento di supporto alle attività di sorveglianza. Il monitoraggio è stato condotto dal 2001 al 2012 in 175 siti, utilizzando sticky traps (n=114 siti), CDC light traps (n=53 siti) e CO2 traps (n=66 siti). I siti sono stati geo-referenziati ed alcuni possibili fattori di rischio (altitudine, numero e specie di animali esca, tipologia di sito e livello di urbanizzazione) sono stati individuati e registrati sul campo. I dati di presenza/assenza dei flebotomi sono stati analizzati in funzione dei fattori di rischio considerati, di due variabili ambientali ottenute dal sensore MODIS (Normalized Difference Vegetation Index e Land Surface Temperature), di una mappa di uso del suolo (Corine Land Cover 2006), di un modello digitale del terreno (GTOPO30) e di una variabile climatica ottenuta dal data set WorldClim (BIO 18), relativa alle precipitazioni medie registrate nei trimestri più caldi. Le variabili risultate più rilevanti sono state utilizzate per elaborare un modello predittivo della presenza di P. perniciosus e dei flebotomi in Triveneto, utilizzando il software MaxEnt (Maximum Entropy Modeling System). In totale sono stati raccolti e identificati 6.144 flebotomi e P. perniciosus si è dimostrato essere la specie più rappresentata nel territorio (3.797 esemplari, 61,8%), con densità paragonabili a quelle registrate nelle aree endemiche del centro-sud Italia. L’analisi ecologica dei fattori di rischio ha individuato la fascia altitudinale tra i 100 e i 300 m s.l.m. come quella più idonea ai flebotomi. L’analisi delle variabili ambientali ha evidenziato che i flebotomi e P. perniciosus prediligono ambienti collinari, caratterizzati da un clima mite, elevata copertura vegetazionale e precipitazioni non abbondanti. Il modello di distribuzione di specie elaborato, ha mostrato un buon potere predittivo e si è dimostrato realistico, in quanto l’area risultata più idonea alla presenza dei flebotomi nel territorio si sovrappone in modo chiaro con le aree interessate da focolai di leishmaniosi canina. La visualizzazione dei pattern di distribuzione dei flebotomi vettori nello spazio ecologico, attraverso l’utilizzo di modelli di distribuzione di specie, si è dimostrata essere un valido strumento per comprendere quali fattori condizionano maggiormente la presenza degli stessi. Gli strumenti utilizzati possono essere considerati una nuova risorsa da integrare alle azioni di sorveglianza per la prevenzione della leishmaniosi canina, con il fine di destinare le risorse correttamente e di sviluppare strategie sempre più appropriate.

Analisi ecologica dei flebotomi vettori della leishmaniosi canina in Italia nord-orientale attraverso l'utilizzo di Sistemi Informativi Geografici (GIS) e Modelli di Distribuzione di Specie

SIGNORINI, MANUELA
2014

Abstract

A partire dagli anni '90, sono stati evidenziati nuovi focolai autoctoni di leishmaniosi canina in Italia settentrionale, area fino agli anni precedenti considerata indenne. Gradualmente, la malattia si è diffusa nelle Regioni dell’arco alpino e i monitoraggi entomologici condotti, hanno evidenziato la presenza stabile di due vettori della malattia, P. perniciosus e P. neglectus, in diverse aree del Territorio. Il cambiamento della distribuzione della malattia sembra legato principalmente al movimento dei cani infetti dalle aree endemiche, all’aumento degli spostamenti di merci, animali e persone ed ai cambiamenti climatici, determinanti per la sopravvivenza dei vettori. Lo studio descrive i risultati di 12 anni di campionamenti entomologici, condotti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, analizzati attraverso l’utilizzo di strumenti GIS e modelli di distribuzione di specie (SDMs) basati su dati ambientali ottenuti tramite remote sensing. Sono state analizzate diverse caratteristiche climatiche ed ambientali, relazionandole con i dati relativi ai monitoraggi, con la finalità di comprendere meglio l’ecologia dei vettori e l’epidemiologia della malattia, per creare uno strumento di supporto alle attività di sorveglianza. Il monitoraggio è stato condotto dal 2001 al 2012 in 175 siti, utilizzando sticky traps (n=114 siti), CDC light traps (n=53 siti) e CO2 traps (n=66 siti). I siti sono stati geo-referenziati ed alcuni possibili fattori di rischio (altitudine, numero e specie di animali esca, tipologia di sito e livello di urbanizzazione) sono stati individuati e registrati sul campo. I dati di presenza/assenza dei flebotomi sono stati analizzati in funzione dei fattori di rischio considerati, di due variabili ambientali ottenute dal sensore MODIS (Normalized Difference Vegetation Index e Land Surface Temperature), di una mappa di uso del suolo (Corine Land Cover 2006), di un modello digitale del terreno (GTOPO30) e di una variabile climatica ottenuta dal data set WorldClim (BIO 18), relativa alle precipitazioni medie registrate nei trimestri più caldi. Le variabili risultate più rilevanti sono state utilizzate per elaborare un modello predittivo della presenza di P. perniciosus e dei flebotomi in Triveneto, utilizzando il software MaxEnt (Maximum Entropy Modeling System). In totale sono stati raccolti e identificati 6.144 flebotomi e P. perniciosus si è dimostrato essere la specie più rappresentata nel territorio (3.797 esemplari, 61,8%), con densità paragonabili a quelle registrate nelle aree endemiche del centro-sud Italia. L’analisi ecologica dei fattori di rischio ha individuato la fascia altitudinale tra i 100 e i 300 m s.l.m. come quella più idonea ai flebotomi. L’analisi delle variabili ambientali ha evidenziato che i flebotomi e P. perniciosus prediligono ambienti collinari, caratterizzati da un clima mite, elevata copertura vegetazionale e precipitazioni non abbondanti. Il modello di distribuzione di specie elaborato, ha mostrato un buon potere predittivo e si è dimostrato realistico, in quanto l’area risultata più idonea alla presenza dei flebotomi nel territorio si sovrappone in modo chiaro con le aree interessate da focolai di leishmaniosi canina. La visualizzazione dei pattern di distribuzione dei flebotomi vettori nello spazio ecologico, attraverso l’utilizzo di modelli di distribuzione di specie, si è dimostrata essere un valido strumento per comprendere quali fattori condizionano maggiormente la presenza degli stessi. Gli strumenti utilizzati possono essere considerati una nuova risorsa da integrare alle azioni di sorveglianza per la prevenzione della leishmaniosi canina, con il fine di destinare le risorse correttamente e di sviluppare strategie sempre più appropriate.
gen-2014
Italiano
flebotomi, Phlebotomus perniciosus, GIS, Remote sensing, Analisi ecologica, Modelli di Distribuzione di Specie, Italia sandfly, Phlebotomus perniciosus, GIS, Remote sensing, Ecological Analyses, Species Distribution Models, Italy
PIETROBELLI, MARIO
GABAI, GIANFRANCO
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-81989