Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista La ricerca ha preso avvio da un’indagine sul ciclico prosperare del genere vanitas in età contemporanea e precisamente nel XX secolo, senza trascurare l’eredità che in merito giungeva dagli ultimi anni dell’Ottocento né escludere l’influenza esercitata dal Novecento sul primo decennio del XXI secolo. Identificate alcune fasi cruciali in cui lo sviluppo della vanitas assunse particolare rilevanza, lo studio si è poi concentrato sul periodo del ventennio fascista, delimitando l’area d’interesse a quella italiana, in un momento che vede l’Europa intera, e non solo, avviarsi verso le esperienze tragiche della guerra e del genocidio. La tesi si apre con una riflessione sulle diverse tipologie della vanitas, valutando la pertinenza delle opere scelte al confronto con la classificazione consolidata del genere e rilevando gli elementi di continuità e discontinuità rispetto alla tradizione. Si sviluppa, quindi, esaminando il contesto in cui si trovano a operare gli artisti, che nei loro scritti sottolineano il condizionamento esercitato dagli eventi bellici e politici sulla loro esperienza artistica. E, infine, nel tratteggiare l’intensa rete di rapporti tra i protagonisti di questo momento storico, evidenzia come la vanitas prosperi manifestandosi in numerosi esempi, sorti dapprima per la volontà di recuperare un genere nel segno del ritorno all’ordine o di esprimere un’intima angoscia esistenziale; dettati poi dall’urgenza di ribellarsi alla dittatura con uno strumento che, sulla scorta dell’esperienza di Picasso e di Guernica, si servisse di un linguaggio criptato, formato da “equivalenti pittorici” in grado di veicolare all’interno delle vanitates messaggi di opposizione al regime. Dunque, da un iniziale repertorio di immagini esteso a un più ampio ambito cronologico e geografico, ma accomunate dalla rispondenza alle tipologie tradizionali della vanitas, si è provveduto a selezionare le opere appartenenti al periodo del ventennio fascista. Dall’analisi dei casi scelti, nel testo e negli apparati, è di conseguenza emerso non solo un forte legame tra il prosperare delle vanitates e il clima in cui esse nascono, ma anche un utilizzo inconsueto del genere, i cui aspetti iconografici innovativi esaltano una vis polemica inusuale, che supera i confini del monito spirituale per aprirsi alla protesta sociale e politica. Il repertorio emblematico e la natura morale della vanitas vengono, infatti, utilizzati come strumenti di contestazione: mezzi sicuri nella misura in cui tale genere fosse ritenuto secondario e “innocuo” dalla propaganda e potente, invece, per chi comprendeva il messaggio sovversivo celato nella sua simbologia.

Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista

COSTA, CHIARA
2012

Abstract

Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista La ricerca ha preso avvio da un’indagine sul ciclico prosperare del genere vanitas in età contemporanea e precisamente nel XX secolo, senza trascurare l’eredità che in merito giungeva dagli ultimi anni dell’Ottocento né escludere l’influenza esercitata dal Novecento sul primo decennio del XXI secolo. Identificate alcune fasi cruciali in cui lo sviluppo della vanitas assunse particolare rilevanza, lo studio si è poi concentrato sul periodo del ventennio fascista, delimitando l’area d’interesse a quella italiana, in un momento che vede l’Europa intera, e non solo, avviarsi verso le esperienze tragiche della guerra e del genocidio. La tesi si apre con una riflessione sulle diverse tipologie della vanitas, valutando la pertinenza delle opere scelte al confronto con la classificazione consolidata del genere e rilevando gli elementi di continuità e discontinuità rispetto alla tradizione. Si sviluppa, quindi, esaminando il contesto in cui si trovano a operare gli artisti, che nei loro scritti sottolineano il condizionamento esercitato dagli eventi bellici e politici sulla loro esperienza artistica. E, infine, nel tratteggiare l’intensa rete di rapporti tra i protagonisti di questo momento storico, evidenzia come la vanitas prosperi manifestandosi in numerosi esempi, sorti dapprima per la volontà di recuperare un genere nel segno del ritorno all’ordine o di esprimere un’intima angoscia esistenziale; dettati poi dall’urgenza di ribellarsi alla dittatura con uno strumento che, sulla scorta dell’esperienza di Picasso e di Guernica, si servisse di un linguaggio criptato, formato da “equivalenti pittorici” in grado di veicolare all’interno delle vanitates messaggi di opposizione al regime. Dunque, da un iniziale repertorio di immagini esteso a un più ampio ambito cronologico e geografico, ma accomunate dalla rispondenza alle tipologie tradizionali della vanitas, si è provveduto a selezionare le opere appartenenti al periodo del ventennio fascista. Dall’analisi dei casi scelti, nel testo e negli apparati, è di conseguenza emerso non solo un forte legame tra il prosperare delle vanitates e il clima in cui esse nascono, ma anche un utilizzo inconsueto del genere, i cui aspetti iconografici innovativi esaltano una vis polemica inusuale, che supera i confini del monito spirituale per aprirsi alla protesta sociale e politica. Il repertorio emblematico e la natura morale della vanitas vengono, infatti, utilizzati come strumenti di contestazione: mezzi sicuri nella misura in cui tale genere fosse ritenuto secondario e “innocuo” dalla propaganda e potente, invece, per chi comprendeva il messaggio sovversivo celato nella sua simbologia.
25-gen-2012
Italiano
vanitas fascismo cranio memento mori morte malinconia
DAL CANTON, GIUSEPPINA
BARTORELLI, GUIDO
ROMANI, VITTORIA
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/82122
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-82122