La presente tesi ha come oggetto il ms. 7-1-52 della biblioteca Colombina di Siviglia (d’ora in avanti S), esaminato secondo un approccio filologico-linguistico. Si tratta di un codice trascritto in Italia settentrionale a fine Trecento – inizio Quattrocento, che tramanda undici testi di contenuto religioso in veneto e toscano. Tra i componimenti ci sono dei sermoni in versi (De Jerusalem celesti, De Babilonia infernali, Dell’amore di Gesù, Del Giudizio Universale, Della caducità della vita umana; l’autore dei primi due testi è Giacomino da Verona, gli altri sono anonimi), delle preghiere di carattere dossologico (Lodi della Vergine, Preghiera alla Vergine e alla santissima Trinità), la Leggenda di santa Margherita (un testo agiografico settentrionale), un poemetto sulla passione di Cristo in toscano, la Lamentatio beate Virginis di Enselmino da Montebelluna (un testo appartenente alla tradizione dei ‘pianti della Vergine’), una breve preghiera a Giovanni Battista. Il ms. in questione ha attirato finora l’attenzione degli studiosi solo in quanto testimone di alcuni di questi componimenti settentrionali delle origini - quindi sempre solo per scopi di edizione critica. Il codice finora non è mai stato sistematicamente esaminato dal punto di vista storico-linguistico (a parte qualche tentativo intrapreso all’inizio del secolo scorso, con risultati molto discutibili), eppure la veste linguistica di almeno alcune sue sezioni merita di essere studiata in quanto presenta una serie di fenomeni notevoli. L’analisi proposta in questa tesi si limita alle cc. 1r-41v. del ms., le quali contengono i primi sette componimenti citati sopra. Questa sezione della silloge racchiude un’altra raccolta più piccola, individuabile sulla base del contenuto, dei dati codicologici e paleografici e della lingua. Nella tesi è proposta un’analisi dei tratti linguistici che presentano le cc. 1r-41v, nonché l’edizione interpretativa di questa parte del codice. Lo studio della lingua di S viene messo in relazione con l’aspetto ecdotico, ovvero la tradizione manoscritta dei singoli testi tramandati. Un dato importante è costituito dai rapporti di S con un altro testimone: i sette testi trascritti alle cc. 1r-41v del ms. colombino 7-1-52 sono tràditi anche dalle cc. 50r-111r del ms. 4744 (it. Zanetti XIII) della biblioteca Marciana di Venezia (d’ora in avanti V). La redazione del codice marciano è più vicina all’archetipo e all’originale sia dal punto di vista cronologico sia da quello linguistico: V è databile agli inizi del Trecento e di provenienza veronese; il codice tramanda, oltre alla summenzionata raccolta di componimenti didattico-moraleggianti e devozionali in versi, alcuni altri testi importanti per lo studio del veronese antico. I componimenti del corpus si leggono nello stesso ordine in entrambi i codici, il che dimostra che la raccolta doveva esistere già nell'archetipo a cui risalgono S e V; una serie di errori congiuntivi confermano [il soggetto è “una serie” !] l’esistenza di un archetipo comune dei ai [dativo di vantaggio, mi pare più elegante e diffuso nel linguaggio filologico] due testimoni. Per lo studio del codice S il confronto con la redazione di V risulta utile sotto vari aspetti, soprattutto storico-linguistici e critico-testuali [aspetti è plurale, quindi ho messo anche gli aggettivi al plurale]. Relativamente al primo aspetto, il materiale fornito da V aiuta a interpretare una serie di fenomeni fono-morfologici registrati in S. Si è tenuto conto delle lezioni del codice V anche nell’allestimento dell’edizione interpretativa della redazione di S. All’interno della raccolta di sette componimenti si distinguono i primi due testi, gli unici di cui si conosca il nome dell’autore, Giacomino da Verona, e di cui ci siano pervenuti, oltre a V e S, altri due testimoni: il ms. Qt. XIII. I. 26 della biblioteca Arcivescovile di Udine (cc. 40r-50v) e il ms. Canoniciano Italiano 48 della biblioteca Bodleiana di Oxford (cc. 1r-5v, dove è trascritto solo il primo dei due componimenti, con lacune). Nella preparazione della tesi si è tenuto conto anche del materiale di questi due mss.: U e O sono stati sistematicamente consultati per l’allestimento dell’edizione interpretativa di S (relativamente ai testi che U e O tramandano), nonché per il glossario che accompagna tale edizione. Invece nella nota linguistica si è ritenuto di non estendere il confronto anche ai codici di Udine e Oxford, per evitare di appesantire l’esposizione. La tesi è divisa in due parti, la prima delle quali è focalizzata sul codice, mentre nella seconda l’attenzione si sposta su alcuni dei testi di cui S è testimone. Nell’introduzione alla tesi vengono sinteticamente presentati i testi trascritti in S – con particolare attenzione al corpus ‘veronese’ definito sopra – e la loro tradizione manoscritta; vengono indicati gli aspetti di interesse che presenta il ms. S e gli studi esistenti sull’argomento; vengono definite le problematiche studiate nella tesi e la struttura del lavoro stesso. La prima parte della tesi comprende la descrizione del ms. S, la nota linguistica, i criteri di edizione, l’edizione interpretativa delle cc. 1r-41v di S, le note al testo e il glossario. La descrizione del manoscritto contiene informazioni sugli aspetti paleografico-codicologici, nonché alcune considerazioni sui principi organizzativi di tutta la silloge. La nota linguistica è pensata come un confronto sistematico tra i fenomeni linguistici riscontrati in due redazioni degli stessi componimenti, quella di S e quella di V. Il confronto con un codice marcatamente veronese (V) fa trasparire meglio il polimorfismo e l’ibridismo che presenta il testimone S. Tale ibridismo non è dovuto alle intenzioni dell’autore, ma all’accumularsi di innovazioni risalenti a diversi livelli della tradizione manoscritta. I dati linguistici mettono in luce alcuni aspetti della diffusione del testo: essendo un testimone piuttosto tardo, distante quasi un secolo dagli originali dei testi che tramanda, trascritto da un amanuense che dimostra di avere poca dimestichezza con la lingua dell’originale (il veronese di fine Duecento – inizio Trecento) e contenente numerose forme che risalgono verosimilmente ai suoi antecedenti, S permette di postulare dei passaggi del testo, nel corso della trafila di copie, attraverso diverse aree municipali dell’Italia settentrionale. Nel quadro variopinto dei fenomeni linguistici che presenta il ms. si individuano più strati: l’ascendente veronese, qualche intermediario veneto abbastanza tardo (verosimilmente al processo di copia ha partecipato più di un amanuense veneto, le copie intermedie sono databili approssimativamente alla seconda metà - fine del Trecento e localizzabili tra Venezia e Padova; la zona bellunese-trevigiana è esclusa con un buon margine di sicurezza), uno strato emiliano (probabilmente bolognese), la patina toscaneggiante. Come risultato, in seguito a diverse copiature in città diverse si osserva il passaggio da un dialetto specifico di una città del nord (Verona) a un volgare veneto depurato da molti tratti specificamente locali (una specie di ‘veneto illustre’); tale volgare presenta tuttavia alcuni significativi fenomeni linguistici veneziani e padovani. Allo stesso tempo, la testimonianza di S suggerisce che in un determinato momento la lingua dei testi abbia fatto un passo nella direzione di un volgare ancora più genericamente settentrionale, ma con alcune incrostazioni verosimilmente emiliane. Gli elementi toscaneggianti che si riscontrano nel codice sembrano dovuti, piuttosto che a una mano fiorentina (per ulteriore passaggio del ms.), alla toscanizzazione che avranno portato con se le copiature di area veneta e emiliana, secondo un processo ormai avanzato a fine Trecento. La nota linguistica presenta una descrizione sistematica della lingua di S in tutti i suoi aspetti, con particolare attenzione ai fenomeni più caratteristici di ciascuna delle scriptae di cui S conserva tracce. Le note al testo commentano prevalentemente i nostri emendamenti e altre scelte editoriali che abbiamo adottato, nonché alcune correzioni di cui segnaliamo la plausibilità, senza tuttavia metterle a testo. Il glossario è selettivo e registra esclusivamente voci antiche nella lingua moderna scomparse o presenti con grafia o significato diversi. In molti casi i singoli lemmi non si limitano alla registrazione delle forme, ma comprendono una breve discussione che a volte precisa gli aspetti etimologici e lessicali, altre volte motiva alcune scelte ecdotiche di carattere linguistico soltanto accennate nelle note al testo; nel caso di vocaboli o esiti fonomorfologici poco comuni si indicano altri testi che presentano occorrenze di tale lessema o esito. Si riportano, laddove ciò è stato ritenuto utile, anche le corrispettive lezioni degli altri tre codici (V, O e U), per rendere possibile il confronto delle varianti – di sostanza, ma soprattutto formali – di S con quelle del resto della tradizione. Nella seconda parte della tesi proponiamo un’edizione critica dei quattro testi che non hanno un’edizione moderna: Dell’amore di Gesù, Del Giudizio universale, Lodi della Vergine, Preghiere. Questi componimenti erano stati editi solo una volta, a metà Ottocento, da Adolfo Mussafia: la sua edizione è pregevole (soprattutto considerata la sua altezza cronologica), ma non priva di errori di trascrizione e di interpretazione; inoltre, questa edizione era stata allestita sulla base del solo codice V. L’edizione proposta nella tesi collaziona V (ms. base) con S. La veste linguistica del testo critico di norma fa riferimento alla versione fornita dal codice V. L’apparato è positivo e registra sia le lezioni accolte nel testo sia quelle rifiutate. Il testo critico è corredato dai criteri di edizione, da una nota metrica che descrive le particolarità dell’anisosillabismo rilevate nei testi che si editano, da note editoriali che spiegano le scelte effettuate e segnalano elementi dubbi o ambigui dal punto di vista ecdotico, e infine dal glossario che registra le forme accolte nel testo critico che si è ritenuto utile segnalare al lettore; nel caso delle voci presenti anche nel glossario relativo al codice S (la prima parte della tesi) si rinvia al rispettivo lemma di tale glossario per informazioni più complete. La bibliografia finale comprende esclusivamente i titoli citati nella tesi. La lista è divisa in due parti: abbiamo elencato prima la bibliografia citata in forma abbreviata, ovvero gli studi citati frequentemente o comunque più volte e in sezioni testuali distanti tra di loro; abbiamo fornito anche la lista della bibliografia citata in forma piena, che fa riferimento ai contributi citati una volta sola oppure più volte a brevissima distanza (all’interno dello stesso paragrafo).
Giacomino da Verona e altri testi veronesi nel MS. Colombino 7-1-52: edizione e commento linguistico
ZVONAREVA, ALINA
2012
Abstract
La presente tesi ha come oggetto il ms. 7-1-52 della biblioteca Colombina di Siviglia (d’ora in avanti S), esaminato secondo un approccio filologico-linguistico. Si tratta di un codice trascritto in Italia settentrionale a fine Trecento – inizio Quattrocento, che tramanda undici testi di contenuto religioso in veneto e toscano. Tra i componimenti ci sono dei sermoni in versi (De Jerusalem celesti, De Babilonia infernali, Dell’amore di Gesù, Del Giudizio Universale, Della caducità della vita umana; l’autore dei primi due testi è Giacomino da Verona, gli altri sono anonimi), delle preghiere di carattere dossologico (Lodi della Vergine, Preghiera alla Vergine e alla santissima Trinità), la Leggenda di santa Margherita (un testo agiografico settentrionale), un poemetto sulla passione di Cristo in toscano, la Lamentatio beate Virginis di Enselmino da Montebelluna (un testo appartenente alla tradizione dei ‘pianti della Vergine’), una breve preghiera a Giovanni Battista. Il ms. in questione ha attirato finora l’attenzione degli studiosi solo in quanto testimone di alcuni di questi componimenti settentrionali delle origini - quindi sempre solo per scopi di edizione critica. Il codice finora non è mai stato sistematicamente esaminato dal punto di vista storico-linguistico (a parte qualche tentativo intrapreso all’inizio del secolo scorso, con risultati molto discutibili), eppure la veste linguistica di almeno alcune sue sezioni merita di essere studiata in quanto presenta una serie di fenomeni notevoli. L’analisi proposta in questa tesi si limita alle cc. 1r-41v. del ms., le quali contengono i primi sette componimenti citati sopra. Questa sezione della silloge racchiude un’altra raccolta più piccola, individuabile sulla base del contenuto, dei dati codicologici e paleografici e della lingua. Nella tesi è proposta un’analisi dei tratti linguistici che presentano le cc. 1r-41v, nonché l’edizione interpretativa di questa parte del codice. Lo studio della lingua di S viene messo in relazione con l’aspetto ecdotico, ovvero la tradizione manoscritta dei singoli testi tramandati. Un dato importante è costituito dai rapporti di S con un altro testimone: i sette testi trascritti alle cc. 1r-41v del ms. colombino 7-1-52 sono tràditi anche dalle cc. 50r-111r del ms. 4744 (it. Zanetti XIII) della biblioteca Marciana di Venezia (d’ora in avanti V). La redazione del codice marciano è più vicina all’archetipo e all’originale sia dal punto di vista cronologico sia da quello linguistico: V è databile agli inizi del Trecento e di provenienza veronese; il codice tramanda, oltre alla summenzionata raccolta di componimenti didattico-moraleggianti e devozionali in versi, alcuni altri testi importanti per lo studio del veronese antico. I componimenti del corpus si leggono nello stesso ordine in entrambi i codici, il che dimostra che la raccolta doveva esistere già nell'archetipo a cui risalgono S e V; una serie di errori congiuntivi confermano [il soggetto è “una serie” !] l’esistenza di un archetipo comune dei ai [dativo di vantaggio, mi pare più elegante e diffuso nel linguaggio filologico] due testimoni. Per lo studio del codice S il confronto con la redazione di V risulta utile sotto vari aspetti, soprattutto storico-linguistici e critico-testuali [aspetti è plurale, quindi ho messo anche gli aggettivi al plurale]. Relativamente al primo aspetto, il materiale fornito da V aiuta a interpretare una serie di fenomeni fono-morfologici registrati in S. Si è tenuto conto delle lezioni del codice V anche nell’allestimento dell’edizione interpretativa della redazione di S. All’interno della raccolta di sette componimenti si distinguono i primi due testi, gli unici di cui si conosca il nome dell’autore, Giacomino da Verona, e di cui ci siano pervenuti, oltre a V e S, altri due testimoni: il ms. Qt. XIII. I. 26 della biblioteca Arcivescovile di Udine (cc. 40r-50v) e il ms. Canoniciano Italiano 48 della biblioteca Bodleiana di Oxford (cc. 1r-5v, dove è trascritto solo il primo dei due componimenti, con lacune). Nella preparazione della tesi si è tenuto conto anche del materiale di questi due mss.: U e O sono stati sistematicamente consultati per l’allestimento dell’edizione interpretativa di S (relativamente ai testi che U e O tramandano), nonché per il glossario che accompagna tale edizione. Invece nella nota linguistica si è ritenuto di non estendere il confronto anche ai codici di Udine e Oxford, per evitare di appesantire l’esposizione. La tesi è divisa in due parti, la prima delle quali è focalizzata sul codice, mentre nella seconda l’attenzione si sposta su alcuni dei testi di cui S è testimone. Nell’introduzione alla tesi vengono sinteticamente presentati i testi trascritti in S – con particolare attenzione al corpus ‘veronese’ definito sopra – e la loro tradizione manoscritta; vengono indicati gli aspetti di interesse che presenta il ms. S e gli studi esistenti sull’argomento; vengono definite le problematiche studiate nella tesi e la struttura del lavoro stesso. La prima parte della tesi comprende la descrizione del ms. S, la nota linguistica, i criteri di edizione, l’edizione interpretativa delle cc. 1r-41v di S, le note al testo e il glossario. La descrizione del manoscritto contiene informazioni sugli aspetti paleografico-codicologici, nonché alcune considerazioni sui principi organizzativi di tutta la silloge. La nota linguistica è pensata come un confronto sistematico tra i fenomeni linguistici riscontrati in due redazioni degli stessi componimenti, quella di S e quella di V. Il confronto con un codice marcatamente veronese (V) fa trasparire meglio il polimorfismo e l’ibridismo che presenta il testimone S. Tale ibridismo non è dovuto alle intenzioni dell’autore, ma all’accumularsi di innovazioni risalenti a diversi livelli della tradizione manoscritta. I dati linguistici mettono in luce alcuni aspetti della diffusione del testo: essendo un testimone piuttosto tardo, distante quasi un secolo dagli originali dei testi che tramanda, trascritto da un amanuense che dimostra di avere poca dimestichezza con la lingua dell’originale (il veronese di fine Duecento – inizio Trecento) e contenente numerose forme che risalgono verosimilmente ai suoi antecedenti, S permette di postulare dei passaggi del testo, nel corso della trafila di copie, attraverso diverse aree municipali dell’Italia settentrionale. Nel quadro variopinto dei fenomeni linguistici che presenta il ms. si individuano più strati: l’ascendente veronese, qualche intermediario veneto abbastanza tardo (verosimilmente al processo di copia ha partecipato più di un amanuense veneto, le copie intermedie sono databili approssimativamente alla seconda metà - fine del Trecento e localizzabili tra Venezia e Padova; la zona bellunese-trevigiana è esclusa con un buon margine di sicurezza), uno strato emiliano (probabilmente bolognese), la patina toscaneggiante. Come risultato, in seguito a diverse copiature in città diverse si osserva il passaggio da un dialetto specifico di una città del nord (Verona) a un volgare veneto depurato da molti tratti specificamente locali (una specie di ‘veneto illustre’); tale volgare presenta tuttavia alcuni significativi fenomeni linguistici veneziani e padovani. Allo stesso tempo, la testimonianza di S suggerisce che in un determinato momento la lingua dei testi abbia fatto un passo nella direzione di un volgare ancora più genericamente settentrionale, ma con alcune incrostazioni verosimilmente emiliane. Gli elementi toscaneggianti che si riscontrano nel codice sembrano dovuti, piuttosto che a una mano fiorentina (per ulteriore passaggio del ms.), alla toscanizzazione che avranno portato con se le copiature di area veneta e emiliana, secondo un processo ormai avanzato a fine Trecento. La nota linguistica presenta una descrizione sistematica della lingua di S in tutti i suoi aspetti, con particolare attenzione ai fenomeni più caratteristici di ciascuna delle scriptae di cui S conserva tracce. Le note al testo commentano prevalentemente i nostri emendamenti e altre scelte editoriali che abbiamo adottato, nonché alcune correzioni di cui segnaliamo la plausibilità, senza tuttavia metterle a testo. Il glossario è selettivo e registra esclusivamente voci antiche nella lingua moderna scomparse o presenti con grafia o significato diversi. In molti casi i singoli lemmi non si limitano alla registrazione delle forme, ma comprendono una breve discussione che a volte precisa gli aspetti etimologici e lessicali, altre volte motiva alcune scelte ecdotiche di carattere linguistico soltanto accennate nelle note al testo; nel caso di vocaboli o esiti fonomorfologici poco comuni si indicano altri testi che presentano occorrenze di tale lessema o esito. Si riportano, laddove ciò è stato ritenuto utile, anche le corrispettive lezioni degli altri tre codici (V, O e U), per rendere possibile il confronto delle varianti – di sostanza, ma soprattutto formali – di S con quelle del resto della tradizione. Nella seconda parte della tesi proponiamo un’edizione critica dei quattro testi che non hanno un’edizione moderna: Dell’amore di Gesù, Del Giudizio universale, Lodi della Vergine, Preghiere. Questi componimenti erano stati editi solo una volta, a metà Ottocento, da Adolfo Mussafia: la sua edizione è pregevole (soprattutto considerata la sua altezza cronologica), ma non priva di errori di trascrizione e di interpretazione; inoltre, questa edizione era stata allestita sulla base del solo codice V. L’edizione proposta nella tesi collaziona V (ms. base) con S. La veste linguistica del testo critico di norma fa riferimento alla versione fornita dal codice V. L’apparato è positivo e registra sia le lezioni accolte nel testo sia quelle rifiutate. Il testo critico è corredato dai criteri di edizione, da una nota metrica che descrive le particolarità dell’anisosillabismo rilevate nei testi che si editano, da note editoriali che spiegano le scelte effettuate e segnalano elementi dubbi o ambigui dal punto di vista ecdotico, e infine dal glossario che registra le forme accolte nel testo critico che si è ritenuto utile segnalare al lettore; nel caso delle voci presenti anche nel glossario relativo al codice S (la prima parte della tesi) si rinvia al rispettivo lemma di tale glossario per informazioni più complete. La bibliografia finale comprende esclusivamente i titoli citati nella tesi. La lista è divisa in due parti: abbiamo elencato prima la bibliografia citata in forma abbreviata, ovvero gli studi citati frequentemente o comunque più volte e in sezioni testuali distanti tra di loro; abbiamo fornito anche la lista della bibliografia citata in forma piena, che fa riferimento ai contributi citati una volta sola oppure più volte a brevissima distanza (all’interno dello stesso paragrafo).File | Dimensione | Formato | |
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