Il commercio internazionale del vino nel corso degli anni ha assunto un’importanza crescente, in particolare per il nostro Paese; vi è quindi un interesse crescente verso lo studio della sua struttura, funzionamento e delle forze che lo guidano. Nell’ambito del presente lavoro, l’export mondiale del vino è stato studiato tramite un modello gravitazionale, un modello econometrico che si è proposto all’attenzione degli studiosi per la spiegazione dei fenomeni transativi. Lo studio ha riguardato il commercio bilaterale di dodici dei principali mercati del vino, sia importatori che esportatori, per il periodo 1997-2010, utilizzando un appropriato panel di dati sia per il vino tranquillo imbottigliato sia per il vino spumante. Sulla base dei risultati degli studi precedenti, relativi all’utilizzo di questo modello, e riportati in letteratura, oltre alla stima del modello classico si è ritenuto di proporre alcune modifiche dello stesso, utili al raggiungimento di migliori risultati. Queste modifiche hanno riguardato l’inserimento di nuove variabili rispetto a quelle tradizionalmente considerate in letteratura quali la distanza e il prodotto interno lordo, che fanno riferimento al tasso di cambio del Paese esportatore e importatore, le rispettive produzioni di vino, la condivisione della stessa lingua parlata e le barriere al commercio. L’ipotesi che ha condotto a scegliere queste variabili è legata alla crescente importanza che queste assumono negli interventi di politica economica a livello internazionale, in particolare nella regolazione del mercato mondiale dei beni, e in sede WTO. In pratica, si è voluto verificare se anche nel caso del mercato del vino queste variabili hanno un ruolo importante come è emerso per altri prodotti. I risultati portano a ritenere che le esportazioni di vino risentono particolarmente del livello del reddito del Paese importatore, mentre la distanza geografica, pur penalizzando gli scambi, non sembra avere la stessa rilevanza riscontrata in altri beni. La presenza della stessa lingua ufficiale ha mostrato aumentare il commercio di oltre due volte, ed anche per il tasso di cambio si è riscontrato un effetto significativo, con l’export che aumenta allo svalutarsi della moneta del Paese esportatore. Per poter valutare al meglio il ruolo delle barriere al commercio, aspetto questo che assume una rilevanza crescente nel caso dei beni alimentari e in particolare per il vino, sono state considerate sia le barriere tariffarie che quelle non tariffarie. Queste ultime a loro volta sono state ripartite in barriere tecniche e sanitarie - fitosanitarie. Lo studio ha evidenziato che il vino spumante, nonostante sia soggetto a dazi mediamente più elevati, è meno sensibile alle tariffe applicate dal Paese importatore, e sembra accumunare questa categoria merceologica ai beni di lusso. Le barriere tecniche sembrano generalmente penalizzare maggiormente il vino tranquillo, mentre per quelle sanitarie – fitosanitarie il modello non ha mostrato l’esistenza di un loro effetto significativo sull’export di vino. Alla luce dei negoziati in corso nella sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, lo studio sembra avvalorare l’importanza degli effetti riduttivi sul commercio delle barriere sia tariffarie che tecniche, soprattutto per il vino tranquillo
I fattori determinanti dell'export di vino secondo il modello gravitazionale: un'applicazione alle principali destinazioni mondiali
DAL BIANCO, ANDREA
2013
Abstract
Il commercio internazionale del vino nel corso degli anni ha assunto un’importanza crescente, in particolare per il nostro Paese; vi è quindi un interesse crescente verso lo studio della sua struttura, funzionamento e delle forze che lo guidano. Nell’ambito del presente lavoro, l’export mondiale del vino è stato studiato tramite un modello gravitazionale, un modello econometrico che si è proposto all’attenzione degli studiosi per la spiegazione dei fenomeni transativi. Lo studio ha riguardato il commercio bilaterale di dodici dei principali mercati del vino, sia importatori che esportatori, per il periodo 1997-2010, utilizzando un appropriato panel di dati sia per il vino tranquillo imbottigliato sia per il vino spumante. Sulla base dei risultati degli studi precedenti, relativi all’utilizzo di questo modello, e riportati in letteratura, oltre alla stima del modello classico si è ritenuto di proporre alcune modifiche dello stesso, utili al raggiungimento di migliori risultati. Queste modifiche hanno riguardato l’inserimento di nuove variabili rispetto a quelle tradizionalmente considerate in letteratura quali la distanza e il prodotto interno lordo, che fanno riferimento al tasso di cambio del Paese esportatore e importatore, le rispettive produzioni di vino, la condivisione della stessa lingua parlata e le barriere al commercio. L’ipotesi che ha condotto a scegliere queste variabili è legata alla crescente importanza che queste assumono negli interventi di politica economica a livello internazionale, in particolare nella regolazione del mercato mondiale dei beni, e in sede WTO. In pratica, si è voluto verificare se anche nel caso del mercato del vino queste variabili hanno un ruolo importante come è emerso per altri prodotti. I risultati portano a ritenere che le esportazioni di vino risentono particolarmente del livello del reddito del Paese importatore, mentre la distanza geografica, pur penalizzando gli scambi, non sembra avere la stessa rilevanza riscontrata in altri beni. La presenza della stessa lingua ufficiale ha mostrato aumentare il commercio di oltre due volte, ed anche per il tasso di cambio si è riscontrato un effetto significativo, con l’export che aumenta allo svalutarsi della moneta del Paese esportatore. Per poter valutare al meglio il ruolo delle barriere al commercio, aspetto questo che assume una rilevanza crescente nel caso dei beni alimentari e in particolare per il vino, sono state considerate sia le barriere tariffarie che quelle non tariffarie. Queste ultime a loro volta sono state ripartite in barriere tecniche e sanitarie - fitosanitarie. Lo studio ha evidenziato che il vino spumante, nonostante sia soggetto a dazi mediamente più elevati, è meno sensibile alle tariffe applicate dal Paese importatore, e sembra accumunare questa categoria merceologica ai beni di lusso. Le barriere tecniche sembrano generalmente penalizzare maggiormente il vino tranquillo, mentre per quelle sanitarie – fitosanitarie il modello non ha mostrato l’esistenza di un loro effetto significativo sull’export di vino. Alla luce dei negoziati in corso nella sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, lo studio sembra avvalorare l’importanza degli effetti riduttivi sul commercio delle barriere sia tariffarie che tecniche, soprattutto per il vino tranquilloFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/82372
URN:NBN:IT:UNIPD-82372