Questa tesi prende in esame due fenomeni specifici che riguardano la sintassi del sintagma preposizionale dell'inglese antico: (i) lo stranding della preposizione, obbligatorio con la particella relativa þe e con gli elementi-R (þær > ing. mod. there “là, lì”, her > ing. mod. here “qua, qui”, hwær >ing. mod. where “dove”), e opzionale con i pronomi personali; (ii) il sistema di particelle (e di prefissi) verbali di origine preposizionale/avverbiale. Nella sua Old English Syntax (1985), B. Mitchell aveva trattato questi fenomeni in un'unica sezione, ribadendo quanto fosse difficile distinguere in inglese antico tra preposizioni, avverbi, prefissi separabili e prefissi inseparabili. La difficoltà nasce infatti dal fatto che in entrambi questi fenomeni, il complemento retto dalla preposizione o rimane implicito o precede la preposizione, che appare così da sola e risulta sintatticamente ambigua tra una posposizione, un avverbio e un preverbo. Il problema, chiaramente di natura prettamente terminologica, ha però dei risvolti sintattici e, più generalmente, teorici di notevole interesse. Adottando come punto di partenza dell'analisi i più recenti sviluppi sulla cartografia interna ed esterna dei sintagmi preposizionali (Koopman 2000 den Dikken 2006, Tortora 2008, Cinque 2010, Svenonius 2010; Schweikert 2005, Cinque 2006), e le recenti proposte sulla rappresentazione strutturale dei costrutti verbo-particella/prefisso (Svenonius 2003, 2004a,b 2007, 2010; Damonte & Padovan 2011), è possibile dare un'analisi unitaria ai fenomeni sopra citati. Da un'analisi qualitativa dei casi presenti nelle Lives of Saints di Ælfric (996-997 d.C.), mostrerò che la natura sintattica sia delle P che appaiono posposte con il relativo þe, con gli elementi-R e con i pronomi, sia delle particelle (ed i prefissi) verbali dipende dalle proiezioni che esse lessicalizzano nella struttura fine del PP e dalla rappresentazione sintattica del loro Ground. In particolare, le P che hanno subito stranding (posposte) sono da considerarsi degli avverbi preposizionali pieni. Strutturalmente ciò deriva dal fatto che il loro complemento (o parte di esso) si muove per questioni di feature-checking nella Periferia Sinistra del PP e da lì, nella sintassi di frase. Nel caso del relativo þe e dei pronomi personali, questi sarebbero degli elementi pronominali deficitari (Cardinaletti & Starke 1999), natura confermata dal loro comportamento morfo-sintattico, che sono legittimati in punti determinati della Periferia Sinistra (di frase e del PP), ma che, per un processo di “feature stripping” (Poletto 2008) lasciano una parte nominale all'interno del PP, “marcando” così la P come avverbio. Nel caso degli elementi-R, questi non sarebbero elementi deficitari ma condivido l'analisi che Koopman (2000) aveva già proposto per il medesimo tipo di elementi nell'olandese moderno, e propongo che anch'essi si spostano al CPplace, dando origine a posposizioni. Per quanto riguarda le particelle, propongo che la loro distribuzione indichi nuovamente che si tratti di elementi avverbiali con una natura sia forte, sia deficitaria (Cardinaletti & Starke 1999). In particolare, propongo che le particelle, di natura sostanzialmente direzionale, si originino all'interno di un PP e che, come già proposto da Koopman (2000) possano muoversi a CPplace. A questo punto avrebbero la possibilità, se il loro PP viene “svuotato” da ogni altro tipo di materiale, di spostarsi come elementi deficitari, ad una zona specifica nella Periferia Bassa (Jayaseelan 2001; Belletti 2004). L'assunzione di una natura sia forte che debole sintatticamente determinata rende conto della variazione nell'ordine dei costituenti e del fatto che, con i tempi non-finiti, l'univerbazione è presente ma mai obbligatoria (si tratterebbe quindi di adiacenza strutturale). In quest'ultima caratteristica le particelle si differenziano dai prefissi inseparabili, che in inglese antico veicolano per lo più valori azionali o idiosincratici e che si univerbano sempre. Essi sarebbero elementi funzionali generati basicamente in un PP collocato nello Spec di una delle proiezioni dedicate agli aspetti bassi (interni al VP) nella gerarchia di Cinque (1999), proiezioni strutturalmente molto più basse rispetto al punto in cui si originerebbero le particelle (cfr. l'analisi proposta in Damonte & Padovan 2011 per i prefissi “misti” del tedesco moderno). L'analisi qui proposta dei comportamenti sintattici del sintagma preposizionale dell'inglese antico ha permesso di testare, confermare e in parte raffinare le più recenti proposte sia sulla strutturazione interna del sintagma preposizionale stesso sia sulla rappresentazione strutturale dei diversi tipi di costrutto verbo-particella. Un risultato importante riguarda la presenza di una Periferia Sinistra nel PP, parallelamente al sintagma nominale e alla frase, in cui l'inglese antico presenta residui di una proprietà definibile come V2, che si manifesta attraverso la presenza di un campo per gli elementi pronominali deboli (WP), parallelo a quello di frase. Un altro importante risultato riguarda la variazione attestata sia con i pronomi personali in generale, sia con le particelle, variazione che si può spiegare assumendo che entrambe le categorie presentino forme forti e deboli fonologicamente indistinguibili, ma morfo-sintatticamente distinte. Infine, seppur non di minor rilevanza, questa tesi ha voluto dimostrare come l'alto grado di variazione nell'ordine dei costituenti frasali dell'inglese antico si possa derivare da un'unica base, cross-linguisticamente condivisa, sulla quale si applicano pochissimi e motivabili movimenti, attestati anche in altre lingue (come la presenza di un tratto forte nella Periferia Sinistra che causa contemporaneamente V2, OV, anteposizioni nel sintagma nominale e posposizioni nel sintagma preposizionale, vedi l'ipotesi delle fasi parallele proposta da Poletto 2006a,b, 2011a per questi fenomeni dell'italiano antico).

P in Old English. P-Stranding, Postpositions, and Particles in a Cartographic Perspective

ROSSI, SILVIA
2012

Abstract

Questa tesi prende in esame due fenomeni specifici che riguardano la sintassi del sintagma preposizionale dell'inglese antico: (i) lo stranding della preposizione, obbligatorio con la particella relativa þe e con gli elementi-R (þær > ing. mod. there “là, lì”, her > ing. mod. here “qua, qui”, hwær >ing. mod. where “dove”), e opzionale con i pronomi personali; (ii) il sistema di particelle (e di prefissi) verbali di origine preposizionale/avverbiale. Nella sua Old English Syntax (1985), B. Mitchell aveva trattato questi fenomeni in un'unica sezione, ribadendo quanto fosse difficile distinguere in inglese antico tra preposizioni, avverbi, prefissi separabili e prefissi inseparabili. La difficoltà nasce infatti dal fatto che in entrambi questi fenomeni, il complemento retto dalla preposizione o rimane implicito o precede la preposizione, che appare così da sola e risulta sintatticamente ambigua tra una posposizione, un avverbio e un preverbo. Il problema, chiaramente di natura prettamente terminologica, ha però dei risvolti sintattici e, più generalmente, teorici di notevole interesse. Adottando come punto di partenza dell'analisi i più recenti sviluppi sulla cartografia interna ed esterna dei sintagmi preposizionali (Koopman 2000 den Dikken 2006, Tortora 2008, Cinque 2010, Svenonius 2010; Schweikert 2005, Cinque 2006), e le recenti proposte sulla rappresentazione strutturale dei costrutti verbo-particella/prefisso (Svenonius 2003, 2004a,b 2007, 2010; Damonte & Padovan 2011), è possibile dare un'analisi unitaria ai fenomeni sopra citati. Da un'analisi qualitativa dei casi presenti nelle Lives of Saints di Ælfric (996-997 d.C.), mostrerò che la natura sintattica sia delle P che appaiono posposte con il relativo þe, con gli elementi-R e con i pronomi, sia delle particelle (ed i prefissi) verbali dipende dalle proiezioni che esse lessicalizzano nella struttura fine del PP e dalla rappresentazione sintattica del loro Ground. In particolare, le P che hanno subito stranding (posposte) sono da considerarsi degli avverbi preposizionali pieni. Strutturalmente ciò deriva dal fatto che il loro complemento (o parte di esso) si muove per questioni di feature-checking nella Periferia Sinistra del PP e da lì, nella sintassi di frase. Nel caso del relativo þe e dei pronomi personali, questi sarebbero degli elementi pronominali deficitari (Cardinaletti & Starke 1999), natura confermata dal loro comportamento morfo-sintattico, che sono legittimati in punti determinati della Periferia Sinistra (di frase e del PP), ma che, per un processo di “feature stripping” (Poletto 2008) lasciano una parte nominale all'interno del PP, “marcando” così la P come avverbio. Nel caso degli elementi-R, questi non sarebbero elementi deficitari ma condivido l'analisi che Koopman (2000) aveva già proposto per il medesimo tipo di elementi nell'olandese moderno, e propongo che anch'essi si spostano al CPplace, dando origine a posposizioni. Per quanto riguarda le particelle, propongo che la loro distribuzione indichi nuovamente che si tratti di elementi avverbiali con una natura sia forte, sia deficitaria (Cardinaletti & Starke 1999). In particolare, propongo che le particelle, di natura sostanzialmente direzionale, si originino all'interno di un PP e che, come già proposto da Koopman (2000) possano muoversi a CPplace. A questo punto avrebbero la possibilità, se il loro PP viene “svuotato” da ogni altro tipo di materiale, di spostarsi come elementi deficitari, ad una zona specifica nella Periferia Bassa (Jayaseelan 2001; Belletti 2004). L'assunzione di una natura sia forte che debole sintatticamente determinata rende conto della variazione nell'ordine dei costituenti e del fatto che, con i tempi non-finiti, l'univerbazione è presente ma mai obbligatoria (si tratterebbe quindi di adiacenza strutturale). In quest'ultima caratteristica le particelle si differenziano dai prefissi inseparabili, che in inglese antico veicolano per lo più valori azionali o idiosincratici e che si univerbano sempre. Essi sarebbero elementi funzionali generati basicamente in un PP collocato nello Spec di una delle proiezioni dedicate agli aspetti bassi (interni al VP) nella gerarchia di Cinque (1999), proiezioni strutturalmente molto più basse rispetto al punto in cui si originerebbero le particelle (cfr. l'analisi proposta in Damonte & Padovan 2011 per i prefissi “misti” del tedesco moderno). L'analisi qui proposta dei comportamenti sintattici del sintagma preposizionale dell'inglese antico ha permesso di testare, confermare e in parte raffinare le più recenti proposte sia sulla strutturazione interna del sintagma preposizionale stesso sia sulla rappresentazione strutturale dei diversi tipi di costrutto verbo-particella. Un risultato importante riguarda la presenza di una Periferia Sinistra nel PP, parallelamente al sintagma nominale e alla frase, in cui l'inglese antico presenta residui di una proprietà definibile come V2, che si manifesta attraverso la presenza di un campo per gli elementi pronominali deboli (WP), parallelo a quello di frase. Un altro importante risultato riguarda la variazione attestata sia con i pronomi personali in generale, sia con le particelle, variazione che si può spiegare assumendo che entrambe le categorie presentino forme forti e deboli fonologicamente indistinguibili, ma morfo-sintatticamente distinte. Infine, seppur non di minor rilevanza, questa tesi ha voluto dimostrare come l'alto grado di variazione nell'ordine dei costituenti frasali dell'inglese antico si possa derivare da un'unica base, cross-linguisticamente condivisa, sulla quale si applicano pochissimi e motivabili movimenti, attestati anche in altre lingue (come la presenza di un tratto forte nella Periferia Sinistra che causa contemporaneamente V2, OV, anteposizioni nel sintagma nominale e posposizioni nel sintagma preposizionale, vedi l'ipotesi delle fasi parallele proposta da Poletto 2006a,b, 2011a per questi fenomeni dell'italiano antico).
30-gen-2012
Inglese
Old English, syntax, prepositions, particles
POLETTO, CECILIA
BENACCHIO, ROSANNA
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/82598
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-82598