La presente tesi è composta da tre capitoli, ciascuno dei quali facenti riferimento a tre distinti ambiti di ricerca dell’Economia comportamentale. Ciascun capitolo può quindi essere letto in maniera indipendente rispetto agli altri. Il primo lavoro consiste in un’analisi sperimentale volta ad analizzare lo sviluppo di comportamenti disonesti condizionatamente all’emergere di preferenze sociali nei bambini, in diverse fasce d’età e per genere. Il secondo lavoro analizza il ruolo della reciprocità nell’esacerbare, invece che nell’alleviare, l’emergere di comportamenti opportunistici e inefficienti all’interno di organizzazioni di tipo gerarchico, nelle quali i conflitti di interessi si evidenziano su più livelli. Infine, il terzo capitolo consiste in un modello teorico che intende spiegare il presente divario tra uomini e donne nelle posizioni di management basando le proprie assunzioni sulle ultime evidenze sperimentali. Nonostante i primi due capitoli siano entrambi basati su dati sperimentali, il metodo applicato è differente. In particolare, mentre il primo capitolo consiste in un field experiment realizzato con i bambini all’interno delle scuole, il secondo capitolo si basa su un tradizionale esperimento in laboratorio. Attraverso l’economia sperimentale è possibile controllare l’ambiente in cui gli individui prendono le loro decisioni, imponendo delle variazioni esogene sulla variabile di interesse. Il terzo capitolo utilizza un approccio teorico, basando le proprie assunzioni sui recenti sviluppi offerti dall’Economia comportamentale e sperimentale. L’Economia sperimentale rappresenta un importante strumento della teoria economica, ne rafforza i risultati e permette di creare nuove basi per migliorarne il potere predittivo (Falk and Heckman, 2009). Nei primi due capitoli della tesi la realizzazione degli esperimenti ci permette di analizzare lo sviluppo di comportamenti disonesti rispetto all’età e l’emergere di comportamenti opportunistici nell’ambiente di lavoro, entrambi comportamenti difficili da osservare con l’utilizzo di altri metodi di ricerca differenti dall’esperimento. Infine, nell’ultimo capitolo, le recenti evidenze offerte dall’Economia sperimentale relativamente alle differenti attitudini di uomini e donne sono formalizzate in un modello teorico al fine di spiegare il divario occupazionale tra i due sessi. Il primo capitolo della tesi ha come obiettivo l’analisi dello sviluppo della disonestà nei bambini, condizionatamente allo sviluppo delle loro preferenze sociali. Tale analisi é realizzata tramite un esperimento basato su una versione modificata del Dictator Game. Negli ultimi decenni, molti lavori sperimentali si sono concentrati sull’analisi del ruolo delle preferenze sociali nell’influenzare le decisioni degli individui: i risultati dimostrano che gli agenti economici non sono interessati esclusivamente alla massimizzazione del loro interesse personale ma, seppure con alcune limitazioni, tengono in considerazione anche gli effetti che le loro decisioni avranno sul benessere di altri indivdui (Henrich et al., 2004, Fehr and Schmidt, 2006). Parallelamente a questa area di ricerca, l’economia sperimentale si è concentrata sulle condizioni e i contesti che determinano comportamenti disonesti negli individui (Gneezy, 2005; Mazar et al., 2008). Eppure, ancora non è chiaro se tali evidenze siano il risultato del processo di socializzazione degli individui o siano caratteristiche innate. Per tale motivo è interessante esaminare in un ambiente controllato come diversi incentivi e contesti influenzino l’evoluzione di tali comportamenti nei bambini, in situazioni economicamente rilevanti. In particolare, nell’esperimento realizzato con un campione di 637 bambini, tra i 7 e i 14 anni, abbiamo rilevato una forte avversione a mentire a tutte le età, specialmente tra le bambine. Nonostante al crescere dell’età i bambini siano più propensi a valutare l’effetto delle loro scelte sul payoff altrui, essi non sono più propensi a mentire per apportare benefici monetari ad altri loro pari. Al contrario, la disonestà è maggiore tra i bambini che esprimono preferenze di tipo egoista, indipendentemente dall’età. Il secondo capitolo analizza l’emergere di un “lato oscuro” della reciprocità nell’ambiente di lavoro. La reciprocità è solitamente considerata come una caratteristica desiderabile all’interno delle organizzazioni, in quanto riduce il costo di riallineare gli interessi divergenti tra il principale e l’agente. Esperimenti recenti, sia realizzati in laboratorio che nel mondo reale, hanno dimostrato che i lavoratori reciprocano il loro datore di lavoro lavorando più di quanto ci si aspetterebbe quando viene loro offerto uno stipendio al di sopra del minimo accettabile, confermando l’ipotesi del gift-exchange formulata inizialmente da Akerlof (1982). Tuttavia, nel secondo capitolo dimostriamo come nelle organizzazioni gerarchiche gli interessi dei membri che le compongono possano divergere su più livelli: in tale situazione la reciprocità esaspera, invece di alleviare, le inefficienze risultanti da tali conflitti di intesse. Il secondo capitolo di questa tesi analizza, attraverso un esperimento in laboratorio, le distorsioni sia sulla selezione dei lavoratori che sulla loro produttività come conseguenza del comportamento opportunista degli agenti i quali, sfruttando la reciprocità dei lavoratori, perseguono i propri interessi personali a danno dell’organizzazione in cui sono assunti. I risultati dell’esperimento dimostrano inoltre che condividere una piccola parte dei profitti dell’organizzazione anche con i lavoratori impedisce agli agenti di sfruttare la loro posizione di potere in modo illegittimo. Il terzo capitolo è relativo al ruolo della fiducia in se stessi nel determinare il limitato numero di donne in posizioni lavorative di alto livello. Recenti risultati sperimentali mostrano come la sotto-rappresentanza delle donne nel management delle organizzazioni possa dipendere dalle loro diverse attitudini e preferenze rispetto al rischio, all’ambizione, alla fiducia in se stessi e alla volontà di competizione rispetto agli uomini (Gneezy et al., 2003; Niederle and Vesterlund, 2007; Datta Gupta et al., 2013). Il terzo capitolo della tesi presenta quindi un modello teorico che spiega l’emergere della segregazione occupazionale come il risultato delle percezioni erronee delle donne relativamente alla loro (inferiore) abilità rispetto agli uomini, quando invece le abilità sono equamente distribuite tra i due sessi. Il particolare, il modello dimostra come le donne si auto-selezionino in lavori mediocri come conseguenza alla loro (errata) convinzione di non essere all’altezza della selezione quando sono in competizione con gli uomini per posizioni di più alto livello. Al fine di restaurare l’efficienza dell’incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro, il modello dimostra quindi l’importanza di implementare delle quote che garantiscano l’accesso delle donne nelle suddette posizioni lavorative. Infatti, in linea con quanto recentemente dimostrato in ambito sperimentale (Balafoutas and Sutter, 2012; Niederle et al., 2013), il terzo capitolo spiega come tali politiche possano positivamente influenzare il mercato del lavoro, aumentando la diversità dei candidati ma senza intaccarne l’efficienza.
Lies, Incentives and Self-confidence
MAGGIAN, VALERIA
2013
Abstract
La presente tesi è composta da tre capitoli, ciascuno dei quali facenti riferimento a tre distinti ambiti di ricerca dell’Economia comportamentale. Ciascun capitolo può quindi essere letto in maniera indipendente rispetto agli altri. Il primo lavoro consiste in un’analisi sperimentale volta ad analizzare lo sviluppo di comportamenti disonesti condizionatamente all’emergere di preferenze sociali nei bambini, in diverse fasce d’età e per genere. Il secondo lavoro analizza il ruolo della reciprocità nell’esacerbare, invece che nell’alleviare, l’emergere di comportamenti opportunistici e inefficienti all’interno di organizzazioni di tipo gerarchico, nelle quali i conflitti di interessi si evidenziano su più livelli. Infine, il terzo capitolo consiste in un modello teorico che intende spiegare il presente divario tra uomini e donne nelle posizioni di management basando le proprie assunzioni sulle ultime evidenze sperimentali. Nonostante i primi due capitoli siano entrambi basati su dati sperimentali, il metodo applicato è differente. In particolare, mentre il primo capitolo consiste in un field experiment realizzato con i bambini all’interno delle scuole, il secondo capitolo si basa su un tradizionale esperimento in laboratorio. Attraverso l’economia sperimentale è possibile controllare l’ambiente in cui gli individui prendono le loro decisioni, imponendo delle variazioni esogene sulla variabile di interesse. Il terzo capitolo utilizza un approccio teorico, basando le proprie assunzioni sui recenti sviluppi offerti dall’Economia comportamentale e sperimentale. L’Economia sperimentale rappresenta un importante strumento della teoria economica, ne rafforza i risultati e permette di creare nuove basi per migliorarne il potere predittivo (Falk and Heckman, 2009). Nei primi due capitoli della tesi la realizzazione degli esperimenti ci permette di analizzare lo sviluppo di comportamenti disonesti rispetto all’età e l’emergere di comportamenti opportunistici nell’ambiente di lavoro, entrambi comportamenti difficili da osservare con l’utilizzo di altri metodi di ricerca differenti dall’esperimento. Infine, nell’ultimo capitolo, le recenti evidenze offerte dall’Economia sperimentale relativamente alle differenti attitudini di uomini e donne sono formalizzate in un modello teorico al fine di spiegare il divario occupazionale tra i due sessi. Il primo capitolo della tesi ha come obiettivo l’analisi dello sviluppo della disonestà nei bambini, condizionatamente allo sviluppo delle loro preferenze sociali. Tale analisi é realizzata tramite un esperimento basato su una versione modificata del Dictator Game. Negli ultimi decenni, molti lavori sperimentali si sono concentrati sull’analisi del ruolo delle preferenze sociali nell’influenzare le decisioni degli individui: i risultati dimostrano che gli agenti economici non sono interessati esclusivamente alla massimizzazione del loro interesse personale ma, seppure con alcune limitazioni, tengono in considerazione anche gli effetti che le loro decisioni avranno sul benessere di altri indivdui (Henrich et al., 2004, Fehr and Schmidt, 2006). Parallelamente a questa area di ricerca, l’economia sperimentale si è concentrata sulle condizioni e i contesti che determinano comportamenti disonesti negli individui (Gneezy, 2005; Mazar et al., 2008). Eppure, ancora non è chiaro se tali evidenze siano il risultato del processo di socializzazione degli individui o siano caratteristiche innate. Per tale motivo è interessante esaminare in un ambiente controllato come diversi incentivi e contesti influenzino l’evoluzione di tali comportamenti nei bambini, in situazioni economicamente rilevanti. In particolare, nell’esperimento realizzato con un campione di 637 bambini, tra i 7 e i 14 anni, abbiamo rilevato una forte avversione a mentire a tutte le età, specialmente tra le bambine. Nonostante al crescere dell’età i bambini siano più propensi a valutare l’effetto delle loro scelte sul payoff altrui, essi non sono più propensi a mentire per apportare benefici monetari ad altri loro pari. Al contrario, la disonestà è maggiore tra i bambini che esprimono preferenze di tipo egoista, indipendentemente dall’età. Il secondo capitolo analizza l’emergere di un “lato oscuro” della reciprocità nell’ambiente di lavoro. La reciprocità è solitamente considerata come una caratteristica desiderabile all’interno delle organizzazioni, in quanto riduce il costo di riallineare gli interessi divergenti tra il principale e l’agente. Esperimenti recenti, sia realizzati in laboratorio che nel mondo reale, hanno dimostrato che i lavoratori reciprocano il loro datore di lavoro lavorando più di quanto ci si aspetterebbe quando viene loro offerto uno stipendio al di sopra del minimo accettabile, confermando l’ipotesi del gift-exchange formulata inizialmente da Akerlof (1982). Tuttavia, nel secondo capitolo dimostriamo come nelle organizzazioni gerarchiche gli interessi dei membri che le compongono possano divergere su più livelli: in tale situazione la reciprocità esaspera, invece di alleviare, le inefficienze risultanti da tali conflitti di intesse. Il secondo capitolo di questa tesi analizza, attraverso un esperimento in laboratorio, le distorsioni sia sulla selezione dei lavoratori che sulla loro produttività come conseguenza del comportamento opportunista degli agenti i quali, sfruttando la reciprocità dei lavoratori, perseguono i propri interessi personali a danno dell’organizzazione in cui sono assunti. I risultati dell’esperimento dimostrano inoltre che condividere una piccola parte dei profitti dell’organizzazione anche con i lavoratori impedisce agli agenti di sfruttare la loro posizione di potere in modo illegittimo. Il terzo capitolo è relativo al ruolo della fiducia in se stessi nel determinare il limitato numero di donne in posizioni lavorative di alto livello. Recenti risultati sperimentali mostrano come la sotto-rappresentanza delle donne nel management delle organizzazioni possa dipendere dalle loro diverse attitudini e preferenze rispetto al rischio, all’ambizione, alla fiducia in se stessi e alla volontà di competizione rispetto agli uomini (Gneezy et al., 2003; Niederle and Vesterlund, 2007; Datta Gupta et al., 2013). Il terzo capitolo della tesi presenta quindi un modello teorico che spiega l’emergere della segregazione occupazionale come il risultato delle percezioni erronee delle donne relativamente alla loro (inferiore) abilità rispetto agli uomini, quando invece le abilità sono equamente distribuite tra i due sessi. Il particolare, il modello dimostra come le donne si auto-selezionino in lavori mediocri come conseguenza alla loro (errata) convinzione di non essere all’altezza della selezione quando sono in competizione con gli uomini per posizioni di più alto livello. Al fine di restaurare l’efficienza dell’incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro, il modello dimostra quindi l’importanza di implementare delle quote che garantiscano l’accesso delle donne nelle suddette posizioni lavorative. Infatti, in linea con quanto recentemente dimostrato in ambito sperimentale (Balafoutas and Sutter, 2012; Niederle et al., 2013), il terzo capitolo spiega come tali politiche possano positivamente influenzare il mercato del lavoro, aumentando la diversità dei candidati ma senza intaccarne l’efficienza.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Maggian_Valeria_tesi.pdf
accesso aperto
Dimensione
1.07 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.07 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/82702
URN:NBN:IT:UNIPD-82702