Questa ricerca si propone di contestualizzare e analizzare la produzione cinematografica del Servizio Programmi Sperimentali della RAI compresa tra il 1968 e il 1975, e di individuarne le direttrici estetiche e culturali fondamentali. Nei sensi che specificheremo, l’esperienza dei Programmi Sperimentali costituisce una prima, provvisoria (e unica, in quanto non più recuperata in forme analoghe), operazione di congiunzione tra autorialità cinematografica e televisione monopolistica che in altre modalità – e con maggior successo – ha caratterizzato la seconda metà degli anni Settanta in Italia. La scelta di perimetrare l’analisi sulla base dei due estremi temporali specificati si spiega innanzitutto in ragione di una cronologia interna al Servizio Programmi Sperimentali, coincidente con il periodo della direzione di Mario Raimondo e Italo Moscati e con l’apertura del Servizio ad una fase di carattere prevalentemente produttivo. Curiosamente la cronologia coincide con due anni fondamentali della storia culturale e sociale italiana da una parte e dell’industria televisiva del nostro paese dall’altro: stretto tra gli avvenimenti del Sessantotto, di cui ha cercato di captare alcune linee di forza, e la promulgazione da parte del Parlamento Italiano della Riforma del sistema radiotelevisivo, che ne avrebbe compromesso quasi definitivamente esistenza e visibilità, il Servizio Programmi Sperimentali proprio in questa fase inizia a realizzare dei film che idealmente intendono occupare una casella vuota nella produzione televisiva italiana, quella del telefilm sperimentale, non riducibile alla triade “informare-educare-divertire” tipica dei monopoli televisivi europei. La nostra ricerca ha un carattere prevalentemente esplorativo ed analitico, dal momento che gran parte dei telefilm prodotti dal Servizio Programmi Sperimentali della RAI non sono più stati trasmessi dopo la prima messa in onda televisiva nella prima metà degli anni Settanta nelle serie “Autori Nuovi” . Abbiamo concentrato nella prima parte del nostro lavoro due capitoli in cui abbiamo cercato di mettere a fuoco le attività del Servizio Programmi Sperimentali nel contesto televisivo e cinematografico italiano, anche attraverso il ricorso – oltre all’ampia bibliografia al riguardo – a documenti interni RAI come gli ordini di servizio aziendali, le relazioni dei vari dirigenti, gli schedari dei programmi. Nel primo capitolo, in particolare, ci siamo occupati capire le ragioni per cui la televisione di Stato si è rivolta alla sperimentazione adottando la forma dell’autorialità cinematografica come propria cifra specifica, e soprattutto le modalità in cui ciò è avvenuto, analizzando il contesto aziendale e il rapporto del Servizio Programmi Sperimentali con le altre Direzioni; nel secondo abbiamo invece focalizzato l’attenzione sul concetto di telefilm sperimentale e abbiamo cercato di metterne in evidenza i caratteri e i limiti per come esso è stato pragmaticamente inteso nelle produzioni del Servizio Programmi Sperimentali. Nei cinque capitoli successivi, dal terzo all’ottavo, abbiamo esplorato analiticamente il corpus di telefilm all’interno di un’architettura espositiva sulle cui ragioni abbiamo dato conto in conclusione del secondo capitolo, e fondata sulla diacronia interna delle produzioni del Servizio Programmi Sperimentali, che ha visto progressivamente l’abbandono di questioni e tematiche legate alla contemporaneità e la riformulazione delle ipotesi audiovisive di rappresentazione della modernità nel contesto italiano.

Il telefilm sperimentale Rai (1968-1975)

NETTO, FRANCESCO
2013

Abstract

Questa ricerca si propone di contestualizzare e analizzare la produzione cinematografica del Servizio Programmi Sperimentali della RAI compresa tra il 1968 e il 1975, e di individuarne le direttrici estetiche e culturali fondamentali. Nei sensi che specificheremo, l’esperienza dei Programmi Sperimentali costituisce una prima, provvisoria (e unica, in quanto non più recuperata in forme analoghe), operazione di congiunzione tra autorialità cinematografica e televisione monopolistica che in altre modalità – e con maggior successo – ha caratterizzato la seconda metà degli anni Settanta in Italia. La scelta di perimetrare l’analisi sulla base dei due estremi temporali specificati si spiega innanzitutto in ragione di una cronologia interna al Servizio Programmi Sperimentali, coincidente con il periodo della direzione di Mario Raimondo e Italo Moscati e con l’apertura del Servizio ad una fase di carattere prevalentemente produttivo. Curiosamente la cronologia coincide con due anni fondamentali della storia culturale e sociale italiana da una parte e dell’industria televisiva del nostro paese dall’altro: stretto tra gli avvenimenti del Sessantotto, di cui ha cercato di captare alcune linee di forza, e la promulgazione da parte del Parlamento Italiano della Riforma del sistema radiotelevisivo, che ne avrebbe compromesso quasi definitivamente esistenza e visibilità, il Servizio Programmi Sperimentali proprio in questa fase inizia a realizzare dei film che idealmente intendono occupare una casella vuota nella produzione televisiva italiana, quella del telefilm sperimentale, non riducibile alla triade “informare-educare-divertire” tipica dei monopoli televisivi europei. La nostra ricerca ha un carattere prevalentemente esplorativo ed analitico, dal momento che gran parte dei telefilm prodotti dal Servizio Programmi Sperimentali della RAI non sono più stati trasmessi dopo la prima messa in onda televisiva nella prima metà degli anni Settanta nelle serie “Autori Nuovi” . Abbiamo concentrato nella prima parte del nostro lavoro due capitoli in cui abbiamo cercato di mettere a fuoco le attività del Servizio Programmi Sperimentali nel contesto televisivo e cinematografico italiano, anche attraverso il ricorso – oltre all’ampia bibliografia al riguardo – a documenti interni RAI come gli ordini di servizio aziendali, le relazioni dei vari dirigenti, gli schedari dei programmi. Nel primo capitolo, in particolare, ci siamo occupati capire le ragioni per cui la televisione di Stato si è rivolta alla sperimentazione adottando la forma dell’autorialità cinematografica come propria cifra specifica, e soprattutto le modalità in cui ciò è avvenuto, analizzando il contesto aziendale e il rapporto del Servizio Programmi Sperimentali con le altre Direzioni; nel secondo abbiamo invece focalizzato l’attenzione sul concetto di telefilm sperimentale e abbiamo cercato di metterne in evidenza i caratteri e i limiti per come esso è stato pragmaticamente inteso nelle produzioni del Servizio Programmi Sperimentali. Nei cinque capitoli successivi, dal terzo all’ottavo, abbiamo esplorato analiticamente il corpus di telefilm all’interno di un’architettura espositiva sulle cui ragioni abbiamo dato conto in conclusione del secondo capitolo, e fondata sulla diacronia interna delle produzioni del Servizio Programmi Sperimentali, che ha visto progressivamente l’abbandono di questioni e tematiche legate alla contemporaneità e la riformulazione delle ipotesi audiovisive di rappresentazione della modernità nel contesto italiano.
31-gen-2013
Italiano
Telefilm sperimental, servizio programmi sperimentali, rai, italo moscati
TINAZZI, GIORGIO
ROMANI, VITTORIA
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/83044
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-83044