Questo studio si propone di esaminare il pensiero di Emmanuel Levinas alla luce del rapporto di coimplicazione tra incarnazione e linguaggio. Il lavoro segue cronologicamente lo sviluppo del pensiero levinasiano e prende le mosse da un’analisi della corporeità come vincolo materiale e come primo luogo di soggettivazione. La concezione del corpo come inchiodamento a sé, esemplificato dalla condizione del prigioniero nel campo di sterminio, consente di pensare il corpo anche in termini di necessità di evasione. Il soggetto corporeo spaziale è in relazione con il mondo, una relazione che già mette in evidenza l’apertura del soggetto stesso. Tale apertura si manifesta nella forma della trascendenza temporale istanziata dall’apparizione del volto. La nervatura temporale che coinvolge il soggetto separato si traduce in una relazione con l’alterità che è espressa in termini di fecondità e di linguaggio. Lo studio esamina il problema della relazione con l’altro in termini di metafora, cioè di possibilità di essere portati verso l’altro grazie alla parola. La metaforologia di Totalità e Infinito, però, deve essere superata in Altrimenti che essere che compie la deformalizzazione del tempo che nella metafora era ancora abbozzata. La metafora diventa la traccia immemoriale dell’altro, di un’alterità che ci chiama per nome e ci obbliga a una risposta che precede ogni dichiarazione di identità. Levinas potrà allora proporre un soggetto “assoggettato”, depotenziato, spossessato il cui compito è offrire se stesso, fin nel proprio corpo, all’altro: l’io è colui che può s’offrire per-l’altro.
Dire Altrimenti. Corpo e Metafora nella filosofia di Emmanuel Levinas
BOTTACIN CANTONI, LORENZA
2018
Abstract
Questo studio si propone di esaminare il pensiero di Emmanuel Levinas alla luce del rapporto di coimplicazione tra incarnazione e linguaggio. Il lavoro segue cronologicamente lo sviluppo del pensiero levinasiano e prende le mosse da un’analisi della corporeità come vincolo materiale e come primo luogo di soggettivazione. La concezione del corpo come inchiodamento a sé, esemplificato dalla condizione del prigioniero nel campo di sterminio, consente di pensare il corpo anche in termini di necessità di evasione. Il soggetto corporeo spaziale è in relazione con il mondo, una relazione che già mette in evidenza l’apertura del soggetto stesso. Tale apertura si manifesta nella forma della trascendenza temporale istanziata dall’apparizione del volto. La nervatura temporale che coinvolge il soggetto separato si traduce in una relazione con l’alterità che è espressa in termini di fecondità e di linguaggio. Lo studio esamina il problema della relazione con l’altro in termini di metafora, cioè di possibilità di essere portati verso l’altro grazie alla parola. La metaforologia di Totalità e Infinito, però, deve essere superata in Altrimenti che essere che compie la deformalizzazione del tempo che nella metafora era ancora abbozzata. La metafora diventa la traccia immemoriale dell’altro, di un’alterità che ci chiama per nome e ci obbliga a una risposta che precede ogni dichiarazione di identità. Levinas potrà allora proporre un soggetto “assoggettato”, depotenziato, spossessato il cui compito è offrire se stesso, fin nel proprio corpo, all’altro: l’io è colui che può s’offrire per-l’altro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/83444
URN:NBN:IT:UNIPD-83444