INTRODUZIONE: schizofrenia e disturbo bipolare sono malattie psichiatriche complesse e invalidanti, il cui inquadramento nosografico è oggetto di continuo dibattito nel superamento della classica “dicotomia Kraepeliniana” tra Dementia Praecox e Malattia Maniaco-Depressiva. Negli ultimi cento anni, buona parte della pratica clinica e della ricerca in psichiatria sono state basate sull’assunto che schizofrenia e disturbo bipolare fossero entità categorialmente distinte, separate da distinti meccanismi patologici e trattamenti. In anni più recenti invece, si sono accumulate numerose evidenze a supporto di una parziale sovrapposizione fenomenologica, biologica e genetica tra questi disturbi (Potash e Bienvenu 2009). Attualmente, l’approccio nosografico “categoriale” nei disturbi affettivi e schizofrenici è in contrasto con le più recenti scoperte in ambito neurobiologico, neuropsicologico e genetico. Inoltre è stato evidenziato come, nemmeno dal punto di vista clinico vi sia un reale punto di “separazione” tra i due disturbi, che presentano segni e sintomi comuni e sovrapponibili (Phelps et al. 2008). Tale consapevolezza ha portato clinici e ricercatori a orientarsi verso un modello diagnostico che, spostandosi in una prospettiva “dimensionale”, formalmente riconosce l’esistenza di uno spettro tra disturbi schizofrenici e bipolari. Kelsoe afferma che i dati provenienti dai vari filoni di ricerca nei disturbi bipolari e schizofrenici potrebbero essere meglio spiegati da un modello in cui differenti set di geni predispongono a fenotipi clinici che si sovrappongono in un continuum. Data la documentata sovrapposizione fra regioni genomiche implicate nel disturbo bipolare con quelle della schizofrenia (Kelsoe 1999; Berrettini 2000), le evidenze suggeriscono la possibilità che un substrato poligenico comune possa conferire una predisposizione a entrambi i disturbi, secondo il cosiddetto modello delle “soglie multiple” (Kelsoe 2003). Come sottolineato da Craddock e Owen, le più recenti scoperte in tale ambito sono compatibili con un modello di psicosi funzionale, nel quale la suscettibilità ad uno spettro di fenotipi clinici è sotto l’influenza di un set di geni condivisi, che, insieme a fattori ambientali ed epigenetici, determina l’espressione di malattia in ciascun individuo (Craddock e Owen 2005). Notevole interesse si sta inoltre focalizzando sulle alterazioni strutturali cerebrali in pazienti affetti da schizofrenia e disturbo bipolare. Nonostante l’ingente mole di studi di neuroimaging finora pubblicati, la letteratura sull’argomento è molto eterogenea ed esiste ancora notevole incertezza su quali siano le specifiche regioni cerebrali coinvolte nella patogenesi di tali disturbi. Schizofrenia e Disturbo Bipolare condividono una serie di sintomi e fattori di rischio, ma non è ancora stato chiarito se questi disturbi siano caratterizzati da comuni modificazioni morfometriche cerebrali e se tali alterazioni riflettano l’impatto di geni comuni di suscettibilità sulla morfologia del cervello. Ad oggi, non è stato definitivamente chiarito se, e fino a che punto, la documentata perdita di sostanza grigia nella Schizofrenia si rifletta anche nel Disturbo Bipolare e su quali siano gli effetti della farmacoterapia o di altri fattori di confondimento. Gli studi sui membri non affetti di pazienti schizofrenici e bipolari, che condividono la predisposizione genetica ai disturbi, ma non i fattori di confondimento, posso rivelarsi utili nel verificare se le varie anomalie cerebrali siano condivise nelle due patologie. SCOPO DELLO STUDIO: analizzare eventuali differenze volumetriche nella sostanza grigia ippocampale in un gruppo di pazienti dello spettro bipolare-schizofrenico, un gruppo di familiari di primo grado non affetti e un gruppo di soggetti sani di controllo. MATERIALI E METODI: un totale di 104 sogetti - 36 pazienti con disturbo schizofrenico o schizoaffettivo (SZ), 27 pazienti con disturbo bipolare (BP), 2 pazienti affetti da depressione maggiore ricorrente, 8 familiari di primo grado non affetti (UR) e 31 controlli sani (HC) sono stati sottoposti ad una procedura di Risonanza Magnetica cerebrale ad 1,5 Tesla, secondo un protocollo di acquisizione di sequenze T1 3D volumetriche, presso l’Unità Operativa di Neuroradiologia del Presidio Ospedaliero di Conegliano. Mediante l’utilizzo del Software ANALYZE 10.0, sono stati calcolati, con un metodo stereologico, i volumi bilaterali della sostanza grigia ippocampale (HV) ed il volume cerebrale totale (TCV) in un campione di 31 SZ, 27 BP, 8 UR e 26 HC. RISULTATI: sono state riscontrate riduzioni volumetriche statisticamente significative della sostanza grigia di ippocampo destro e sinistro tra i gruppi di pazienti dello spettro bipolare-schizofrenico rispetto ai controlli; nel confronto diretto tra il gruppo di pazienti schizofrenici e quello dei bipolari è stata identificata una riduzione statisticamente significativa del volume della sostanza grigia dell’ippocampo destro (tale significatività non persiste in seguito a normalizzazione) e nessuna significativa differenza nei volumi della sostanza grigia dell’ippocampo sinistro o nel volume cerebrale totale; nel confronto tra il gruppo di familiari di primo grado non affetti rispetto al gruppo di soggetti sani di controllo è stata evidenziata una significativa riduzione volumetrica della sostanza grigia dell’ippocampo sinistro e un trend verso la significatività statistica per l’ippocampo destro (tali riduzioni volumetriche della grigia ippocampale mantenevano bilateralmente tale trend verso la significatività statistica anche dopo la normalizzazione). CONCLUSIONE: la alterazione volumetrica della sostanza grigia ippocampale evidenziata nel nostro studio potrebbe essere interpretata come un possibile “marker biologico” strutturale nei disturbi dello spettro schizofrenico-bipolare.
Hippocampal volumes in patients with bipolar-schizophrenic spectrum disorders and their unaffected first-degree relatives
ZONTA, FILIPPO
2013
Abstract
INTRODUZIONE: schizofrenia e disturbo bipolare sono malattie psichiatriche complesse e invalidanti, il cui inquadramento nosografico è oggetto di continuo dibattito nel superamento della classica “dicotomia Kraepeliniana” tra Dementia Praecox e Malattia Maniaco-Depressiva. Negli ultimi cento anni, buona parte della pratica clinica e della ricerca in psichiatria sono state basate sull’assunto che schizofrenia e disturbo bipolare fossero entità categorialmente distinte, separate da distinti meccanismi patologici e trattamenti. In anni più recenti invece, si sono accumulate numerose evidenze a supporto di una parziale sovrapposizione fenomenologica, biologica e genetica tra questi disturbi (Potash e Bienvenu 2009). Attualmente, l’approccio nosografico “categoriale” nei disturbi affettivi e schizofrenici è in contrasto con le più recenti scoperte in ambito neurobiologico, neuropsicologico e genetico. Inoltre è stato evidenziato come, nemmeno dal punto di vista clinico vi sia un reale punto di “separazione” tra i due disturbi, che presentano segni e sintomi comuni e sovrapponibili (Phelps et al. 2008). Tale consapevolezza ha portato clinici e ricercatori a orientarsi verso un modello diagnostico che, spostandosi in una prospettiva “dimensionale”, formalmente riconosce l’esistenza di uno spettro tra disturbi schizofrenici e bipolari. Kelsoe afferma che i dati provenienti dai vari filoni di ricerca nei disturbi bipolari e schizofrenici potrebbero essere meglio spiegati da un modello in cui differenti set di geni predispongono a fenotipi clinici che si sovrappongono in un continuum. Data la documentata sovrapposizione fra regioni genomiche implicate nel disturbo bipolare con quelle della schizofrenia (Kelsoe 1999; Berrettini 2000), le evidenze suggeriscono la possibilità che un substrato poligenico comune possa conferire una predisposizione a entrambi i disturbi, secondo il cosiddetto modello delle “soglie multiple” (Kelsoe 2003). Come sottolineato da Craddock e Owen, le più recenti scoperte in tale ambito sono compatibili con un modello di psicosi funzionale, nel quale la suscettibilità ad uno spettro di fenotipi clinici è sotto l’influenza di un set di geni condivisi, che, insieme a fattori ambientali ed epigenetici, determina l’espressione di malattia in ciascun individuo (Craddock e Owen 2005). Notevole interesse si sta inoltre focalizzando sulle alterazioni strutturali cerebrali in pazienti affetti da schizofrenia e disturbo bipolare. Nonostante l’ingente mole di studi di neuroimaging finora pubblicati, la letteratura sull’argomento è molto eterogenea ed esiste ancora notevole incertezza su quali siano le specifiche regioni cerebrali coinvolte nella patogenesi di tali disturbi. Schizofrenia e Disturbo Bipolare condividono una serie di sintomi e fattori di rischio, ma non è ancora stato chiarito se questi disturbi siano caratterizzati da comuni modificazioni morfometriche cerebrali e se tali alterazioni riflettano l’impatto di geni comuni di suscettibilità sulla morfologia del cervello. Ad oggi, non è stato definitivamente chiarito se, e fino a che punto, la documentata perdita di sostanza grigia nella Schizofrenia si rifletta anche nel Disturbo Bipolare e su quali siano gli effetti della farmacoterapia o di altri fattori di confondimento. Gli studi sui membri non affetti di pazienti schizofrenici e bipolari, che condividono la predisposizione genetica ai disturbi, ma non i fattori di confondimento, posso rivelarsi utili nel verificare se le varie anomalie cerebrali siano condivise nelle due patologie. SCOPO DELLO STUDIO: analizzare eventuali differenze volumetriche nella sostanza grigia ippocampale in un gruppo di pazienti dello spettro bipolare-schizofrenico, un gruppo di familiari di primo grado non affetti e un gruppo di soggetti sani di controllo. MATERIALI E METODI: un totale di 104 sogetti - 36 pazienti con disturbo schizofrenico o schizoaffettivo (SZ), 27 pazienti con disturbo bipolare (BP), 2 pazienti affetti da depressione maggiore ricorrente, 8 familiari di primo grado non affetti (UR) e 31 controlli sani (HC) sono stati sottoposti ad una procedura di Risonanza Magnetica cerebrale ad 1,5 Tesla, secondo un protocollo di acquisizione di sequenze T1 3D volumetriche, presso l’Unità Operativa di Neuroradiologia del Presidio Ospedaliero di Conegliano. Mediante l’utilizzo del Software ANALYZE 10.0, sono stati calcolati, con un metodo stereologico, i volumi bilaterali della sostanza grigia ippocampale (HV) ed il volume cerebrale totale (TCV) in un campione di 31 SZ, 27 BP, 8 UR e 26 HC. RISULTATI: sono state riscontrate riduzioni volumetriche statisticamente significative della sostanza grigia di ippocampo destro e sinistro tra i gruppi di pazienti dello spettro bipolare-schizofrenico rispetto ai controlli; nel confronto diretto tra il gruppo di pazienti schizofrenici e quello dei bipolari è stata identificata una riduzione statisticamente significativa del volume della sostanza grigia dell’ippocampo destro (tale significatività non persiste in seguito a normalizzazione) e nessuna significativa differenza nei volumi della sostanza grigia dell’ippocampo sinistro o nel volume cerebrale totale; nel confronto tra il gruppo di familiari di primo grado non affetti rispetto al gruppo di soggetti sani di controllo è stata evidenziata una significativa riduzione volumetrica della sostanza grigia dell’ippocampo sinistro e un trend verso la significatività statistica per l’ippocampo destro (tali riduzioni volumetriche della grigia ippocampale mantenevano bilateralmente tale trend verso la significatività statistica anche dopo la normalizzazione). CONCLUSIONE: la alterazione volumetrica della sostanza grigia ippocampale evidenziata nel nostro studio potrebbe essere interpretata come un possibile “marker biologico” strutturale nei disturbi dello spettro schizofrenico-bipolare.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/83503
URN:NBN:IT:UNIPD-83503