Background teorico Le condotte aggressive sono uno dei più frequenti comportamenti antisociali negli adolescenti, in particolare in quelli che vivono in comunità urbane a basso reddito e ad alta eterogeneità etnica (Rivara, 2002). A causa della grande quantità di conseguenze negative di tali comportamenti, ad esempio la frequente evoluzione di queste condotte in atteggiamenti criminali in età adulta (Espelage et al. 2003), appare prioritario sviluppare strategie di prevenzione. Attraverso lo studio dei Social Information Processing Models (Huessman, 1998) è emerso come i comportamenti aggressivi – sia pro-attivi che reattivi- siano influenzati dai livelli di empatia -Perspective Taking (PT) ed Empatic Concern (EC)-, dalle norme morali di una persona e dal numero di script aggressivi conosciuti. Gli studi di Shields e Bredemeier (1995) hanno evidenziato come la pratica sportiva, se non esaspera gli aspetti agonistici, influenzi positivamente l'empatia e le norme morali, riducendo di conseguenza l'aggressività. Oliver (1998) afferma inoltre che le attività che prevedono un contatto fisico tra i partecipanti risultino efficaci nel ridurre le condotte aggressive in quanto costituiscono un “laboratorio” dove imparare a considerare l'altro come persona da rispettare (miglioramento dell'empatia) e dove aumentare il rispetto delle regole (modifica delle Norme Morali). È stato altresì evidenziato come, praticando attività fisica, sia possibile che i giovani apprendano nuovi script di comportamento non-aggressivi (Fite & Vitulano, 2011). I Giochi di Lotta sono un'attività ludico-sportiva basata sulla lotta per gioco. Derivano dalle arti marziali ma ne eliminano gli aspetti agonistici, enfatizzando il gioco come fine a se stesso e al divertimento. Queste caratteristiche fanno ipotizzare l'efficacia dei Giochi di Lotta per ridurre i livelli di aggressività. L'efficacia in questo senso dei Giochi di Lotta è stata comprovata da diversi studi (Carraro, Gobbi, & Moè, 2014), ma sempre con una popolazione generale e non proveniente da comunità urbane a basso reddito ed elevata eterogeneità etnica. Le ipotesi della presente ricerca erano quindi le seguenti: 1) i livelli di empatia (PT e EC) risultano predittivi dei livelli di aggressività pro-attiva e reattiva. 2) i Giochi di Lotta risultano efficaci nel ridurre l'aggressività pro-attiva e reattiva in giovani provenienti da comunità urbane a basso reddito. 3) la riduzione di aggressività è mediata dai livelli di empatia (PT e EC). Metodo Un campione di 98 giovani adolescenti (maschi = 66; ragazze = 32; età media =13,4, DS = 1,2 anni) provenienti da 8 Centri di Animazione Territoriale (CAT) per adolescenti con problemi di comportamento sono stati inizialmente coinvolti nello studio. I partecipanti hanno compilato la Family Affluence Scale (misura dello Status Socio Economico), il Reactive-Proactive Aggression Questionnaire (misura dell'aggressività pro-attiva e reattiva) e l'Interpersonal Reactivity Index (misura dell'empatia, PT ed EC), pre e post intervento. Tra la prima e la seconda somministrazione del questionario, 22 ragazzi hanno smesso di frequentare i CAT. Il campione finale è così risultato essere composto da 76 partecipanti. La partecipazione ai Giochi di Lotta era su base volontaria, così 31 ragazzi hanno deciso di partecipare, andando a costituire il gruppo sperimentale (GS), mentre hanno costituito il gruppo di controllo (GC) e non ha partecipato alcuna attività supplementare. Risultati L'analisi delle differenze alla baseline calcolata tramite t-test per campioni indipendenti non ha evidenziato differenze significative tra il GS e il GC, mentre i ragazzi sono risultati significativamente più aggressivi delle ragazze. L'analisi di regressione lineare tra le sottoscale dell'empatia e dell'aggressività ha evidenziato come l'aggressività pro-attiva sia predetta da entrambe le sottoscale dell'empatia (R2 = .19, p = .001), mentre l'aggressività reattiva lo sia solo dall'EC (R 2 = .07, p = .01). L'RM-ANOVA 2(pre vs post) X 2(GS vs GC) sui livelli di aggressività pro-attiva e reattiva ha evidenziato che il GS ha ridotto il suo livello di aggressività in maniera significativamente maggiore rispetto al GC (p < .05). Non essendosi modificata pre-post l'empatia, non si può affermare che la modifica dei livelli di aggressività sia imputabile ad un cambiamento di questa variabile. Conclusioni I risultati suggeriscono l'efficacia dei Giochi di Lotta nel ridurre l'incidenza delle condotte aggressive, anche se tale variazione non risulta imputabile ad una modifica dei livelli di empatia. Questo porta a ipotizzare che tale riduzione sia stata mediata da una modifica delle norme morali e degli script conosciuti. Questa conclusione appare in linea con il fatto che l'aggressività pro-attiva si sia ridotta in maniera più consistente rispetto all'aggressività reattiva. Infatti, le norme morali, per risultare efficaci come filtro dei comportamenti aggressivi, richiedono che il soggetto non sia in uno stato di attivazione elevato. Quando viene messo in atto un comportamento aggressivo reattivo il soggetto è spesso molto “attivato” (Huesmann, 1998), e quindi un miglioramento delle norme morali influirà solo marginalmente sui livelli di aggressività reattiva, bloccando al contrario le condotte pro-attive.

L'efficacia dei Giochi di Lotta nella riduzione dei livelli di aggressività in giovani adolescenti provenienti da comunità urbane a basso reddito

CUCCHELLI, MATTEO
2016

Abstract

Background teorico Le condotte aggressive sono uno dei più frequenti comportamenti antisociali negli adolescenti, in particolare in quelli che vivono in comunità urbane a basso reddito e ad alta eterogeneità etnica (Rivara, 2002). A causa della grande quantità di conseguenze negative di tali comportamenti, ad esempio la frequente evoluzione di queste condotte in atteggiamenti criminali in età adulta (Espelage et al. 2003), appare prioritario sviluppare strategie di prevenzione. Attraverso lo studio dei Social Information Processing Models (Huessman, 1998) è emerso come i comportamenti aggressivi – sia pro-attivi che reattivi- siano influenzati dai livelli di empatia -Perspective Taking (PT) ed Empatic Concern (EC)-, dalle norme morali di una persona e dal numero di script aggressivi conosciuti. Gli studi di Shields e Bredemeier (1995) hanno evidenziato come la pratica sportiva, se non esaspera gli aspetti agonistici, influenzi positivamente l'empatia e le norme morali, riducendo di conseguenza l'aggressività. Oliver (1998) afferma inoltre che le attività che prevedono un contatto fisico tra i partecipanti risultino efficaci nel ridurre le condotte aggressive in quanto costituiscono un “laboratorio” dove imparare a considerare l'altro come persona da rispettare (miglioramento dell'empatia) e dove aumentare il rispetto delle regole (modifica delle Norme Morali). È stato altresì evidenziato come, praticando attività fisica, sia possibile che i giovani apprendano nuovi script di comportamento non-aggressivi (Fite & Vitulano, 2011). I Giochi di Lotta sono un'attività ludico-sportiva basata sulla lotta per gioco. Derivano dalle arti marziali ma ne eliminano gli aspetti agonistici, enfatizzando il gioco come fine a se stesso e al divertimento. Queste caratteristiche fanno ipotizzare l'efficacia dei Giochi di Lotta per ridurre i livelli di aggressività. L'efficacia in questo senso dei Giochi di Lotta è stata comprovata da diversi studi (Carraro, Gobbi, & Moè, 2014), ma sempre con una popolazione generale e non proveniente da comunità urbane a basso reddito ed elevata eterogeneità etnica. Le ipotesi della presente ricerca erano quindi le seguenti: 1) i livelli di empatia (PT e EC) risultano predittivi dei livelli di aggressività pro-attiva e reattiva. 2) i Giochi di Lotta risultano efficaci nel ridurre l'aggressività pro-attiva e reattiva in giovani provenienti da comunità urbane a basso reddito. 3) la riduzione di aggressività è mediata dai livelli di empatia (PT e EC). Metodo Un campione di 98 giovani adolescenti (maschi = 66; ragazze = 32; età media =13,4, DS = 1,2 anni) provenienti da 8 Centri di Animazione Territoriale (CAT) per adolescenti con problemi di comportamento sono stati inizialmente coinvolti nello studio. I partecipanti hanno compilato la Family Affluence Scale (misura dello Status Socio Economico), il Reactive-Proactive Aggression Questionnaire (misura dell'aggressività pro-attiva e reattiva) e l'Interpersonal Reactivity Index (misura dell'empatia, PT ed EC), pre e post intervento. Tra la prima e la seconda somministrazione del questionario, 22 ragazzi hanno smesso di frequentare i CAT. Il campione finale è così risultato essere composto da 76 partecipanti. La partecipazione ai Giochi di Lotta era su base volontaria, così 31 ragazzi hanno deciso di partecipare, andando a costituire il gruppo sperimentale (GS), mentre hanno costituito il gruppo di controllo (GC) e non ha partecipato alcuna attività supplementare. Risultati L'analisi delle differenze alla baseline calcolata tramite t-test per campioni indipendenti non ha evidenziato differenze significative tra il GS e il GC, mentre i ragazzi sono risultati significativamente più aggressivi delle ragazze. L'analisi di regressione lineare tra le sottoscale dell'empatia e dell'aggressività ha evidenziato come l'aggressività pro-attiva sia predetta da entrambe le sottoscale dell'empatia (R2 = .19, p = .001), mentre l'aggressività reattiva lo sia solo dall'EC (R 2 = .07, p = .01). L'RM-ANOVA 2(pre vs post) X 2(GS vs GC) sui livelli di aggressività pro-attiva e reattiva ha evidenziato che il GS ha ridotto il suo livello di aggressività in maniera significativamente maggiore rispetto al GC (p < .05). Non essendosi modificata pre-post l'empatia, non si può affermare che la modifica dei livelli di aggressività sia imputabile ad un cambiamento di questa variabile. Conclusioni I risultati suggeriscono l'efficacia dei Giochi di Lotta nel ridurre l'incidenza delle condotte aggressive, anche se tale variazione non risulta imputabile ad una modifica dei livelli di empatia. Questo porta a ipotizzare che tale riduzione sia stata mediata da una modifica delle norme morali e degli script conosciuti. Questa conclusione appare in linea con il fatto che l'aggressività pro-attiva si sia ridotta in maniera più consistente rispetto all'aggressività reattiva. Infatti, le norme morali, per risultare efficaci come filtro dei comportamenti aggressivi, richiedono che il soggetto non sia in uno stato di attivazione elevato. Quando viene messo in atto un comportamento aggressivo reattivo il soggetto è spesso molto “attivato” (Huesmann, 1998), e quindi un miglioramento delle norme morali influirà solo marginalmente sui livelli di aggressività reattiva, bloccando al contrario le condotte pro-attive.
2016
Italiano
Aggressiveness; Play-Fighting; Youths; Low-Income Urban Communities
CARRARO, ATTILIO
SANTI, MARINA
Università degli studi di Padova
125
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Cucchelli_Matteo_Thesis.pdf

accesso aperto

Dimensione 824.58 kB
Formato Adobe PDF
824.58 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/83574
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-83574