Nel mio lavoro di ricerca mi sono dedicata alla didattica del tedesco come lingua straniera, concentrandomi in particolare sulla struttura grammaticale dei cosiddetti Verben mit Präpositivergänzungen, tramite l’uso della metodologia teatrale. Questa scelta è partita dalla convinzione, sostenuta anche dalle recenti scoperte neurolinguistiche e dagli studi di acquisizione e didattica (v. capitoli 1, 2, 3 e 4), che si impara una lingua al meglio usandola attivamente in contesti e situazioni, con il coinvolgimento totale del discente. In un lavoro teatrale quindi, dove il corpo, la voce, le intenzioni, le emozioni, gli spazi, le relazioni, le parole e anche i silenzi acquistano forza e significato tangibile, la lingua viene veramente sperimentata, vissuta, fatta propria e legata ad una esperienza positiva e stimolante. I laboratori annuali su cui ho basato la mia ricerca sono stati due: uno al liceo linguistico “Cairoli” di Pavia e uno all’Università di Pavia. Gli studenti erano di livello B1 e il lavoro è stato svolto interamente in tedesco (vedi capitoli 5, 6 e 7). Tutti gli esercizi fondanti del laboratorio, nonché gli spettacoli finali, erano ricchi delle strutture grammaticali d’interesse, che venivano ripetute e variate in diversi contesti e situazioni, con modalità differenti, coinvolgenti e anche giocose (vedi capitolo 7), senza che venisse però mai esplicitato ai partecipanti questo focus di lavoro. Il beneficio acquisitivo dell’uso del teatro legato alla lingua straniera è stato sottolineato da diverse esperienze e personalità del campo, soprattutto in ambito inglese e tedesco (vedi capitolo 4), ma raramente ci sono dei dati che ancor di più sostengano tali vantaggi. Il mio lavoro ha perciò provato a dare una iniziale e parziale risposta a ciò, svolgendo quindi dei test prima e dopo il laboratorio di teatro (vedi capitolo 8 e appendice), raccogliendo in questo modo dati da analizzare e da cui poter trarre qualche conclusione di un iniziale studio scientifico riguardante questa metodologia. I test sono stati: reaction time (ovvero un grammaticality judgement test, con Verben mit Präpositivergänzungen ed elementi distrattori), il test di competenza linguistica austriaco (l’ÖSD, comprendente le parti di produzione e comprensione scritta e di comprensione orale), un’intervista (con lo scopo di verificare l’uso delle strutture in questione, tramite la descrizione di immagini) e un questionario di valutazione (dapprima sulla propria competenza linguistica e poi in riferimento al lavoro svolto nel laboratorio, alle sue varie parti e ai suoi effetti). I risultati sono stati poi analizzati dettagliatamente (vedi capitoli 9 e 10). La conclusione di questo lavoro è sicuramente positiva: il gruppo di teatro ha dimostrato una più corretta e più duratura applicazione delle strutture in questione, nonché un uso più consistente e una velocità di risposta maggiori delle stesse, rispetto al gruppo parallelo (vedi capitolo 9). Questi risultati corrispondono anche a quelli ottenuti dalle ricerche analoghe, interne allo stesso progetto universitario teatrale-linguistico seguito dalla Prof.ssa Mazza. Ciò porta alla conferma di una decisiva e diversa qualità didattica di un lavoro di questo tipo, che ad ogni modo è solo agli inizi, benché promettenti, e richiede ulteriori approfondimenti.
"Ei, Mann, was erzählst du da? Du bist verknallt in mich?" Theatertraining und Fremdsprachendidaktik: über die Aneignung von Verben mit Präpositivergänzung beim Theaterspielen
TROCCOLI, AGNESE
2017
Abstract
Nel mio lavoro di ricerca mi sono dedicata alla didattica del tedesco come lingua straniera, concentrandomi in particolare sulla struttura grammaticale dei cosiddetti Verben mit Präpositivergänzungen, tramite l’uso della metodologia teatrale. Questa scelta è partita dalla convinzione, sostenuta anche dalle recenti scoperte neurolinguistiche e dagli studi di acquisizione e didattica (v. capitoli 1, 2, 3 e 4), che si impara una lingua al meglio usandola attivamente in contesti e situazioni, con il coinvolgimento totale del discente. In un lavoro teatrale quindi, dove il corpo, la voce, le intenzioni, le emozioni, gli spazi, le relazioni, le parole e anche i silenzi acquistano forza e significato tangibile, la lingua viene veramente sperimentata, vissuta, fatta propria e legata ad una esperienza positiva e stimolante. I laboratori annuali su cui ho basato la mia ricerca sono stati due: uno al liceo linguistico “Cairoli” di Pavia e uno all’Università di Pavia. Gli studenti erano di livello B1 e il lavoro è stato svolto interamente in tedesco (vedi capitoli 5, 6 e 7). Tutti gli esercizi fondanti del laboratorio, nonché gli spettacoli finali, erano ricchi delle strutture grammaticali d’interesse, che venivano ripetute e variate in diversi contesti e situazioni, con modalità differenti, coinvolgenti e anche giocose (vedi capitolo 7), senza che venisse però mai esplicitato ai partecipanti questo focus di lavoro. Il beneficio acquisitivo dell’uso del teatro legato alla lingua straniera è stato sottolineato da diverse esperienze e personalità del campo, soprattutto in ambito inglese e tedesco (vedi capitolo 4), ma raramente ci sono dei dati che ancor di più sostengano tali vantaggi. Il mio lavoro ha perciò provato a dare una iniziale e parziale risposta a ciò, svolgendo quindi dei test prima e dopo il laboratorio di teatro (vedi capitolo 8 e appendice), raccogliendo in questo modo dati da analizzare e da cui poter trarre qualche conclusione di un iniziale studio scientifico riguardante questa metodologia. I test sono stati: reaction time (ovvero un grammaticality judgement test, con Verben mit Präpositivergänzungen ed elementi distrattori), il test di competenza linguistica austriaco (l’ÖSD, comprendente le parti di produzione e comprensione scritta e di comprensione orale), un’intervista (con lo scopo di verificare l’uso delle strutture in questione, tramite la descrizione di immagini) e un questionario di valutazione (dapprima sulla propria competenza linguistica e poi in riferimento al lavoro svolto nel laboratorio, alle sue varie parti e ai suoi effetti). I risultati sono stati poi analizzati dettagliatamente (vedi capitoli 9 e 10). La conclusione di questo lavoro è sicuramente positiva: il gruppo di teatro ha dimostrato una più corretta e più duratura applicazione delle strutture in questione, nonché un uso più consistente e una velocità di risposta maggiori delle stesse, rispetto al gruppo parallelo (vedi capitolo 9). Questi risultati corrispondono anche a quelli ottenuti dalle ricerche analoghe, interne allo stesso progetto universitario teatrale-linguistico seguito dalla Prof.ssa Mazza. Ciò porta alla conferma di una decisiva e diversa qualità didattica di un lavoro di questo tipo, che ad ogni modo è solo agli inizi, benché promettenti, e richiede ulteriori approfondimenti.File | Dimensione | Formato | |
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URN:NBN:IT:UNIPV-84117