Questo elaborato di tesi intitolato Denkmaeler und sacrcari fuer die Helden des Faschismus in Italien 1922-1943 si prefigge di indagare le opere architettoniche e scultoree ideate o realizzate su iniziativa del partito fascista durante il ventennio 1922-1943, al fine di commemorare i caduti per la causa del regime, presentando le strategie adottate in ambito architettonico e scultoreo per ottemperare a direttive ed esigenze del culto del littorio. Innanzitutto è necessario premettere che si tratta di un lavoro di ricerca scientifico, che prende le distanze da qualsiasi posizione politica, basato sulla ferma convinzione che sia doveroso occuparsi della storia e comprenderla appieno, con il fine ultimo di impegnarsi a tutelare la democrazia. Per il movimento fascista il culto dei caduti fu “probabilmente il più espressivo del suo senso di religiosità secolare” (Gentile, 1993, p. 47) e svolse fin dai primordi un ruolo chiave nella sua ideologia, costituendo una fra le manifestazioni più durature e meno soggette a variazioni, caratterizzato da una dimensione locale e al contempo capillarmente presente su tutto il territorio nazionale. Attingendo, come noto, alle forme e ai linguaggi del primo dopoguerra, così come al repertorio cristiano, il regime dedicò monumenti e sacrari ai caduti per la causa del regime (Suzzi Valli 2008; Masseroni, 2017) al fine di legittimare il proprio culto. Appuratone il carattere sincretico, i riferimenti alla religione cristiana, al contesto militare del secolo precedente ed alla romanità, questa tesi si propone di analizzare le architetture, il repertorio iconografico e il rapporto tra modernità e classicità adottati dal regime per definire architettonicamente e figurativamente la sacralità dei suoi luoghi sacri. Con questo elaborato si offre quindi un contributo alla riflessione relativa alla definizione del concetto di sacrale nell’architettura e nell’arte del culto del littorio, suggerendo strumenti e chiavi di lettura di questo fenomeno, a partire dall’analisi delle fonti primarie – edite ed archivistiche – risalenti al ventennio. Considerati il carattere capillare di diffusione dei monumenti – che rimanda a quello della monumentomania del primo dopoguerra – e il numero di progetti e realizzazioni all’interno delle case del fascio, stimato a circa 25.000 (Mangione, 2006), risulta evidente come numerosi siano i monumenti e sacrari per i caduti per la causa fascista ad oggi non compiutamente approfonditi dalla ricerca. Nell’indagare quest’ambito, si palesa l’ulteriore difficoltà della definizione terminologica di sacrario e della tipologia in cui questi si inquadrano. Definito il sacrario come “Cappella o ambiente in cui sono raccolti i resti o i ricordi di persone benemerite della patria” (Treccani, enciclopedia), i luoghi sacri dedicati ai caduti fascisti si differenziano dai monumentali progetti di sacrari militari in quanto i primi si caratterizzano per un contesto di realizzazione più ampio, che spazia da ambienti ricavati all’interno di edifici istituzionali – fra cui appunto le case del fascio –, inseriti in punti nevralgici del tessuto urbano, a quelli previsti all’interno di edifici religiosi, in cimiteri così come include quelli allestiti in contesti espositivi. Ad oggi la ricerca riconduce, correttamente, i numerosi progetti di sacrari alle forme e ai linguaggi del noto modello del sacrario liberiano della Mostra della Rivoluzione Fascista. Tale tesi viene supportata dalla dimensione prescrittiva della realizzazione di un ambiente dedicato ai caduti all’interno delle case del fascio, contenuta nel foglio d’ordini promulgato dal partito il 20 novembre 1932. Si ritiene tuttavia che – considerando l’eterogeneità dei differenti contesti di realizzazione, la varietà di forme, stili e linguaggi impiegati nei vari progetti – la tipologia di monumenti e sacrari nel suo complesso vada ulteriormente indagata, soprattutto contestualizzandola nei diversi ambiti di realizzazione e alla luce dei dibattiti teorici sulla modernità e sulla romanità, così come in relazione alla definizione di un edificio religioso moderno finalizzato al culto. Inoltre si constata ad oggi la mancanza di uno studio sistematico che analizzi lo sviluppo architettonico ed artistico delle opere commemorative nell’intero arco cronologico della storia del fascismo, approfondendone i modelli architettonici, i rimandi iconografici e stilistici, contemplandone la presenza in riviste e periodici sia divulgativi che scientifici, ed andando a studiare le scelte artistiche operate dal regime per la realizzazione di un carattere sacrale precipuo del culto del littorio. A differenza di altre opere del regime a carattere rappresentativo, si conferma per i monumenti e i sacrari dedicati ai caduti per la causa fascista una evidente mancanza di linee guida, con un’inevitabile ricaduta sulla definizione delle opere stesse sia a livello progettuale sia di realizzazione. Sullo sfondo di tale complessa interazione tra esigenze politiche ed aneliti religiosi, si delinea una caratterizzazione artistica tutt’altro che lineare, bensì spesso contraddittoria ed imprecisa tanto nelle direttive quanto nelle aspettative del regime, che portò il monumento ad evolversi in luogo percorribile per il visitatore e il sacrario ad aprirsi da ambiente di raccoglimento personale a palcoscenico della messa in scena della liturgia del littorio, a scopo propagandistico dell’ideologia e della fede politica del regime.
DENKMALER UND SACRARI FUR DIE HELDEN DES FASCHISMUS IN ITALIEN 1922 - 1943
TOMESANI, MARTA
2024
Abstract
Questo elaborato di tesi intitolato Denkmaeler und sacrcari fuer die Helden des Faschismus in Italien 1922-1943 si prefigge di indagare le opere architettoniche e scultoree ideate o realizzate su iniziativa del partito fascista durante il ventennio 1922-1943, al fine di commemorare i caduti per la causa del regime, presentando le strategie adottate in ambito architettonico e scultoreo per ottemperare a direttive ed esigenze del culto del littorio. Innanzitutto è necessario premettere che si tratta di un lavoro di ricerca scientifico, che prende le distanze da qualsiasi posizione politica, basato sulla ferma convinzione che sia doveroso occuparsi della storia e comprenderla appieno, con il fine ultimo di impegnarsi a tutelare la democrazia. Per il movimento fascista il culto dei caduti fu “probabilmente il più espressivo del suo senso di religiosità secolare” (Gentile, 1993, p. 47) e svolse fin dai primordi un ruolo chiave nella sua ideologia, costituendo una fra le manifestazioni più durature e meno soggette a variazioni, caratterizzato da una dimensione locale e al contempo capillarmente presente su tutto il territorio nazionale. Attingendo, come noto, alle forme e ai linguaggi del primo dopoguerra, così come al repertorio cristiano, il regime dedicò monumenti e sacrari ai caduti per la causa del regime (Suzzi Valli 2008; Masseroni, 2017) al fine di legittimare il proprio culto. Appuratone il carattere sincretico, i riferimenti alla religione cristiana, al contesto militare del secolo precedente ed alla romanità, questa tesi si propone di analizzare le architetture, il repertorio iconografico e il rapporto tra modernità e classicità adottati dal regime per definire architettonicamente e figurativamente la sacralità dei suoi luoghi sacri. Con questo elaborato si offre quindi un contributo alla riflessione relativa alla definizione del concetto di sacrale nell’architettura e nell’arte del culto del littorio, suggerendo strumenti e chiavi di lettura di questo fenomeno, a partire dall’analisi delle fonti primarie – edite ed archivistiche – risalenti al ventennio. Considerati il carattere capillare di diffusione dei monumenti – che rimanda a quello della monumentomania del primo dopoguerra – e il numero di progetti e realizzazioni all’interno delle case del fascio, stimato a circa 25.000 (Mangione, 2006), risulta evidente come numerosi siano i monumenti e sacrari per i caduti per la causa fascista ad oggi non compiutamente approfonditi dalla ricerca. Nell’indagare quest’ambito, si palesa l’ulteriore difficoltà della definizione terminologica di sacrario e della tipologia in cui questi si inquadrano. Definito il sacrario come “Cappella o ambiente in cui sono raccolti i resti o i ricordi di persone benemerite della patria” (Treccani, enciclopedia), i luoghi sacri dedicati ai caduti fascisti si differenziano dai monumentali progetti di sacrari militari in quanto i primi si caratterizzano per un contesto di realizzazione più ampio, che spazia da ambienti ricavati all’interno di edifici istituzionali – fra cui appunto le case del fascio –, inseriti in punti nevralgici del tessuto urbano, a quelli previsti all’interno di edifici religiosi, in cimiteri così come include quelli allestiti in contesti espositivi. Ad oggi la ricerca riconduce, correttamente, i numerosi progetti di sacrari alle forme e ai linguaggi del noto modello del sacrario liberiano della Mostra della Rivoluzione Fascista. Tale tesi viene supportata dalla dimensione prescrittiva della realizzazione di un ambiente dedicato ai caduti all’interno delle case del fascio, contenuta nel foglio d’ordini promulgato dal partito il 20 novembre 1932. Si ritiene tuttavia che – considerando l’eterogeneità dei differenti contesti di realizzazione, la varietà di forme, stili e linguaggi impiegati nei vari progetti – la tipologia di monumenti e sacrari nel suo complesso vada ulteriormente indagata, soprattutto contestualizzandola nei diversi ambiti di realizzazione e alla luce dei dibattiti teorici sulla modernità e sulla romanità, così come in relazione alla definizione di un edificio religioso moderno finalizzato al culto. Inoltre si constata ad oggi la mancanza di uno studio sistematico che analizzi lo sviluppo architettonico ed artistico delle opere commemorative nell’intero arco cronologico della storia del fascismo, approfondendone i modelli architettonici, i rimandi iconografici e stilistici, contemplandone la presenza in riviste e periodici sia divulgativi che scientifici, ed andando a studiare le scelte artistiche operate dal regime per la realizzazione di un carattere sacrale precipuo del culto del littorio. A differenza di altre opere del regime a carattere rappresentativo, si conferma per i monumenti e i sacrari dedicati ai caduti per la causa fascista una evidente mancanza di linee guida, con un’inevitabile ricaduta sulla definizione delle opere stesse sia a livello progettuale sia di realizzazione. Sullo sfondo di tale complessa interazione tra esigenze politiche ed aneliti religiosi, si delinea una caratterizzazione artistica tutt’altro che lineare, bensì spesso contraddittoria ed imprecisa tanto nelle direttive quanto nelle aspettative del regime, che portò il monumento ad evolversi in luogo percorribile per il visitatore e il sacrario ad aprirsi da ambiente di raccoglimento personale a palcoscenico della messa in scena della liturgia del littorio, a scopo propagandistico dell’ideologia e della fede politica del regime.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/85155
URN:NBN:IT:UNIMI-85155