Il territorio oggetto di indagine corrisponde attualmente ai comuni della Provincia di Parma compresi tra i torrenti Baganza e Parma ad est, il torrente Parola ad ovest, i confini regionali con Liguria e Toscana in Appennino a sud ed il fiume Po a nord: da sud a nord si può quindi distinguere un ambiente appenninico (alta montagna, media montagna, collina) e un ambiente di pianura alluvionale (alta pianura, media e bassa pianura, aree di pertinenza fluviale). Lo scopo che la presente ricerca si propone è quello di analizzare questo territorio nel suo insieme e di valutarne la complessità diacronica e culturale alla luce delle più recenti pubblicazioni di contesti di riferimento e attraverso le moderne tecnologie e metodologie digitali (principalmente GIS e Remote Sensing), partendo dai materiali editi. La prima fase della ricerca ha portato alla definizione del catalogo dei siti con l’individuazione di 67 siti per i quali fosse nota in bibliografia almeno la notizia del rinvenimento di reperti di età del Bronzo: solo la metà di questi ha una pubblicazione comprensiva di tavole dei materiali. Dal momento che molti dei 33 siti con materiale pubblicato sono stati oggetto di sole ricerche di superficie ne consegue che la qualità dei dati sulla cultura materiale risulta altamente eterogenea. Successivamente alla individuazione dei siti da esaminare sì è proceduto alla creazione di un GIS. Per gestire una base cartografica sia vettoriale sia raster e poter in seguito analizzare tanto la vasta mole di dati territoriali telerilevati quanto i dati alfanumerici prodotti dalla schedatura dei materiali è stato scelto ESRI ArcGIS. Il GIS è stato poi implementato con vari tematismi vettoriali quali la più aggiornata cartografia numerica della Regione Emilia Romagna (RER), la cartografia geologica e geomorfologica ad opera dell’Ufficio Geologico della RER, la cartografia dell’uso dei suoli, e raster quali il DTM a 5m di risoluzione per l’intero territorio provinciale, la copertura LIDAR per alcune finestre territoriali adiacenti al fiume Po ed al torrente Parma e diverse serie di coperture ortofotografiche satellitari sia nello spettro del visibile che dell’infrarosso. La seconda fase del lavoro è stata dedicata alla schedatura dei reperti in un database relazionale appositamente costruito per poter essere utilizzato come strumento a sé stante e come tematismo del GIS: in totale sono stati schedati 2332 reperti, dei quali si sono registrate le informazioni presenti in bibliografia. Terminata la prima fase del popolamento del database si è proceduto con una seconda fase di revisione dei materiali laddove lavori di recente pubblicazione abbiano permesso di definire più precise griglie cronologiche e di sottolineare nuove influenze culturali. Di ogni sito si è quindi potuto definire un range cronologico ed uno spettro di presenze culturali “alloctone”. Dal punto di vista dell’analisi territoriale si è poi proceduto a testare in ambito montano le teorie del paesaggista giapponese Tadahiko Higuchi (introdotte nella ricerca archeologica dagli inglesi David Whitley e Mark Gillings) che, suddividendo il territorio attorno ad un osservatore a seconda delle modalità di percezione sensoriale, danno una lettura del controllo visivo esercitato dai diversi siti e permettono di ipotizzare una organizzazione in microdistretti a controllo delle vie di transito; in pianura si è invece preferito un più tradizionale approccio con l’analisi attraverso i “poligoni di Thiessen” nel tentativo di dare una rappresentazione al sistema insediativo terramaricolo. La ricerca conferma la scansione cronologica già definita da Mutti e Ghiretti: pur registrando rari materiali di BA si può datare la prima occupazione del territorio al BM1, un’intensificazione degli abitati durante il BM2, un momento di riassetto territoriale al passaggio tra BM3 e BR1 e la fine degli abitati verso la metà del XII sec. a.C.; rispetto a gran parte dell’edito si ha però ora a disposizione un certo numero di contesti stratigrafici “puri” di recente pubblicazione che ha permesso una più precisa scansione dei momenti di vita dei siti. Una parte importante del lavoro è stata dedicata al riconoscimento del ruolo della facies occidentale nelle dinamiche del popolamento della montagna, che emerge nel corso del BM 2 come territorialmente suddivisibile in una destra Taro di facies terramaricola ed una sinistra Taro di facies occidentale nella media e alta valle del Ceno e di facies terramaricola nella bassa valle del Ceno, per diventare poi, nel BR come esclusivamente, almeno fino alla zona di confine tra la collina e la montagna, di facies occidentale.
Il popolamento di età del bronzo nella valle del Taro. Insediamenti ed organizzazione territoriale
PUTZOLU, CRISTIANO
2013
Abstract
Il territorio oggetto di indagine corrisponde attualmente ai comuni della Provincia di Parma compresi tra i torrenti Baganza e Parma ad est, il torrente Parola ad ovest, i confini regionali con Liguria e Toscana in Appennino a sud ed il fiume Po a nord: da sud a nord si può quindi distinguere un ambiente appenninico (alta montagna, media montagna, collina) e un ambiente di pianura alluvionale (alta pianura, media e bassa pianura, aree di pertinenza fluviale). Lo scopo che la presente ricerca si propone è quello di analizzare questo territorio nel suo insieme e di valutarne la complessità diacronica e culturale alla luce delle più recenti pubblicazioni di contesti di riferimento e attraverso le moderne tecnologie e metodologie digitali (principalmente GIS e Remote Sensing), partendo dai materiali editi. La prima fase della ricerca ha portato alla definizione del catalogo dei siti con l’individuazione di 67 siti per i quali fosse nota in bibliografia almeno la notizia del rinvenimento di reperti di età del Bronzo: solo la metà di questi ha una pubblicazione comprensiva di tavole dei materiali. Dal momento che molti dei 33 siti con materiale pubblicato sono stati oggetto di sole ricerche di superficie ne consegue che la qualità dei dati sulla cultura materiale risulta altamente eterogenea. Successivamente alla individuazione dei siti da esaminare sì è proceduto alla creazione di un GIS. Per gestire una base cartografica sia vettoriale sia raster e poter in seguito analizzare tanto la vasta mole di dati territoriali telerilevati quanto i dati alfanumerici prodotti dalla schedatura dei materiali è stato scelto ESRI ArcGIS. Il GIS è stato poi implementato con vari tematismi vettoriali quali la più aggiornata cartografia numerica della Regione Emilia Romagna (RER), la cartografia geologica e geomorfologica ad opera dell’Ufficio Geologico della RER, la cartografia dell’uso dei suoli, e raster quali il DTM a 5m di risoluzione per l’intero territorio provinciale, la copertura LIDAR per alcune finestre territoriali adiacenti al fiume Po ed al torrente Parma e diverse serie di coperture ortofotografiche satellitari sia nello spettro del visibile che dell’infrarosso. La seconda fase del lavoro è stata dedicata alla schedatura dei reperti in un database relazionale appositamente costruito per poter essere utilizzato come strumento a sé stante e come tematismo del GIS: in totale sono stati schedati 2332 reperti, dei quali si sono registrate le informazioni presenti in bibliografia. Terminata la prima fase del popolamento del database si è proceduto con una seconda fase di revisione dei materiali laddove lavori di recente pubblicazione abbiano permesso di definire più precise griglie cronologiche e di sottolineare nuove influenze culturali. Di ogni sito si è quindi potuto definire un range cronologico ed uno spettro di presenze culturali “alloctone”. Dal punto di vista dell’analisi territoriale si è poi proceduto a testare in ambito montano le teorie del paesaggista giapponese Tadahiko Higuchi (introdotte nella ricerca archeologica dagli inglesi David Whitley e Mark Gillings) che, suddividendo il territorio attorno ad un osservatore a seconda delle modalità di percezione sensoriale, danno una lettura del controllo visivo esercitato dai diversi siti e permettono di ipotizzare una organizzazione in microdistretti a controllo delle vie di transito; in pianura si è invece preferito un più tradizionale approccio con l’analisi attraverso i “poligoni di Thiessen” nel tentativo di dare una rappresentazione al sistema insediativo terramaricolo. La ricerca conferma la scansione cronologica già definita da Mutti e Ghiretti: pur registrando rari materiali di BA si può datare la prima occupazione del territorio al BM1, un’intensificazione degli abitati durante il BM2, un momento di riassetto territoriale al passaggio tra BM3 e BR1 e la fine degli abitati verso la metà del XII sec. a.C.; rispetto a gran parte dell’edito si ha però ora a disposizione un certo numero di contesti stratigrafici “puri” di recente pubblicazione che ha permesso una più precisa scansione dei momenti di vita dei siti. Una parte importante del lavoro è stata dedicata al riconoscimento del ruolo della facies occidentale nelle dinamiche del popolamento della montagna, che emerge nel corso del BM 2 come territorialmente suddivisibile in una destra Taro di facies terramaricola ed una sinistra Taro di facies occidentale nella media e alta valle del Ceno e di facies terramaricola nella bassa valle del Ceno, per diventare poi, nel BR come esclusivamente, almeno fino alla zona di confine tra la collina e la montagna, di facies occidentale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/85473
URN:NBN:IT:UNIPD-85473