La tesi è basata su una ricerca etnografica condotta tra il 2012 e il 2014 su Mazurka Klandestina, una comunità di danzatori nata a Milano nel 2008 che, dopo essersi diffusa rapidamente attraverso i social network in molte città italiane, ha dato vita a una rete estesa su tutto il territorio nazionale. Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze, Genova, Napoli: spazi urbani solitamente deputati ad altri usi si trasformano per un’intera notte in ‘piste da ballo’ che accolgono a ogni appuntamento centinaia di persone accomunate dalla passione per la mazurka e altre danze popolari francesi. La peculiarità dell’oggetto di indagine – il suo prendere forma da un lato attraverso le numerose e spesso accese discussioni sul gruppo Facebook, dall’altro mediante incontri del tutto reali ed estremamente ‘ravvicinati’ – ha richiesto di adottare una metodologia multisituata e ‘multipartecipata’ tra terreno virtuale e terreno tradizionale. L’esperienza della piazza – sensorialmente connotata – e quella dell’arena virtuale – decisamente più logo-centrica – non sono tuttavia da intendersi come due dimensioni separate, ma vanno intese piuttosto come una ‘online-offline choreography’ (Molnàr 2014): se le performance dal vivo manifestano i tratti dell’esperienza rituale (liminarità, sospensione dei ruoli sociali, costruzione di un repertorio simbolico condiviso), la «web communitas» (Milicia 2014: 282), grazie all’estrema mobilità dei nuovi dispositivi informatici, consente di prolungare l’effervescenza creativa oltre i limiti dello ‘spazio rituale’, trascinandola nella vita quotidiana dei singoli partecipanti. Con l'intento di tracciare un profilo quanto più possibile esaustivo di un fenomeno complesso e multisfaccettato come Mazurka Klandestina, sono state individuate tre diverse forme di riappropriazione. La prima riguarda gli spazi pubblici della città: i ritrovi klandestini sono innanzitutto espressione del desiderio da parte di un numero sempre crescente di cittadini di restituire alla piazza la propria funzione di agorà, di collettrice di incontri. Una seconda forma di riappropriazione riguarda il potenziale comunicativo e conoscitivo del corpo: l’esperienza di Mazurka Klandestina e l’intensa sensualità delle sue danze possono essere lette come un tentativo di riappropriarsi dell’intimità per farne una risorsa, uno strumento per conoscere ed entrare in comunicazione con l’Altro. Un’ultima forma di riappropriazione messa in atto da Mazurka Klandestina riguarda, in termini generali, il senso da attribuire a ciò che viene comunemente definito ‘tradizione’. Entrare a far parte di questa comunità significa anche fare esperienza diretta e non esclusiva di entrambi i termini delle dicotomie in cui storicamente si scinde l’ambito del folklore: riscoprire un repertorio musicale e coreutico di ispirazione tradizionale e calarlo negli spazi urbanizzati di una grande città; praticare forme di socialità spontanea, che nascono però dal ricorso alla mediazione tecnologica.

PER UNA ETNOGRAFIA ¿MULTIPARTECIPATA¿ DELLA MAZURKA KLANDESTINA:CULTURA POPOLARE, SENSO DEI LUOGHI E INTIMITÀ AI TEMPI DEI SOCIAL NETWORK

BECCARINI, VALENTINA
2015

Abstract

La tesi è basata su una ricerca etnografica condotta tra il 2012 e il 2014 su Mazurka Klandestina, una comunità di danzatori nata a Milano nel 2008 che, dopo essersi diffusa rapidamente attraverso i social network in molte città italiane, ha dato vita a una rete estesa su tutto il territorio nazionale. Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze, Genova, Napoli: spazi urbani solitamente deputati ad altri usi si trasformano per un’intera notte in ‘piste da ballo’ che accolgono a ogni appuntamento centinaia di persone accomunate dalla passione per la mazurka e altre danze popolari francesi. La peculiarità dell’oggetto di indagine – il suo prendere forma da un lato attraverso le numerose e spesso accese discussioni sul gruppo Facebook, dall’altro mediante incontri del tutto reali ed estremamente ‘ravvicinati’ – ha richiesto di adottare una metodologia multisituata e ‘multipartecipata’ tra terreno virtuale e terreno tradizionale. L’esperienza della piazza – sensorialmente connotata – e quella dell’arena virtuale – decisamente più logo-centrica – non sono tuttavia da intendersi come due dimensioni separate, ma vanno intese piuttosto come una ‘online-offline choreography’ (Molnàr 2014): se le performance dal vivo manifestano i tratti dell’esperienza rituale (liminarità, sospensione dei ruoli sociali, costruzione di un repertorio simbolico condiviso), la «web communitas» (Milicia 2014: 282), grazie all’estrema mobilità dei nuovi dispositivi informatici, consente di prolungare l’effervescenza creativa oltre i limiti dello ‘spazio rituale’, trascinandola nella vita quotidiana dei singoli partecipanti. Con l'intento di tracciare un profilo quanto più possibile esaustivo di un fenomeno complesso e multisfaccettato come Mazurka Klandestina, sono state individuate tre diverse forme di riappropriazione. La prima riguarda gli spazi pubblici della città: i ritrovi klandestini sono innanzitutto espressione del desiderio da parte di un numero sempre crescente di cittadini di restituire alla piazza la propria funzione di agorà, di collettrice di incontri. Una seconda forma di riappropriazione riguarda il potenziale comunicativo e conoscitivo del corpo: l’esperienza di Mazurka Klandestina e l’intensa sensualità delle sue danze possono essere lette come un tentativo di riappropriarsi dell’intimità per farne una risorsa, uno strumento per conoscere ed entrare in comunicazione con l’Altro. Un’ultima forma di riappropriazione messa in atto da Mazurka Klandestina riguarda, in termini generali, il senso da attribuire a ciò che viene comunemente definito ‘tradizione’. Entrare a far parte di questa comunità significa anche fare esperienza diretta e non esclusiva di entrambi i termini delle dicotomie in cui storicamente si scinde l’ambito del folklore: riscoprire un repertorio musicale e coreutico di ispirazione tradizionale e calarlo negli spazi urbanizzati di una grande città; praticare forme di socialità spontanea, che nascono però dal ricorso alla mediazione tecnologica.
29-ott-2015
Italiano
multisito; social network; spazi pubblici; intimità; cultura popolare; liminoide; performance; comunità di pratica
ALLOVIO, STEFANO
PIRETTO, GIAN PIERO
Università degli Studi di Milano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/85917
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMI-85917