Il presente studio si inserisce nell’ormai consolidato filone di ricerca sull’espansione del fenomeno mafioso in aree non tradizionali, con particolare attenzione al tema delle "mafie autoctone", organizzazioni locali, nate come piccoli gruppi criminali, che hanno progressivamente mutuato il metodo mafioso, attraverso una rapida evoluzione basata su un processo di imitazione (Sciarrone, 2009) o di isomorfismo (La Spina, 2015). Si tratta per lo più di piccoli gruppi, senza vocazioni espansionistiche, guidati da leader carismatici e non in grado di riprodurre il complesso sistema di alleanze e di relazioni con la comunità e il territorio, tipiche delle mafie tradizionali. Attraverso una analisi sul caso romano e sul quartiere di Ostia in particolare, si vuole dimostrare come, in presenza di alcune specifiche condizioni, le mafie autoctone possano, invece, diventare un fenomeno criminale complesso e radicato, con lo sviluppo di un'ampia area grigia la conseguente capacità di infiltrazione nei settori legali dell'economia del territorio. La ricerca, dunque, ha avuto lo scopo di identificare quali siano stati i fattori che hanno permesso la trasformazione dei tre principali gruppi criminali del territorio in organizzazioni mafiose e quali siano le differenze al loro interno. Lo studio è stato condotto con un approccio qualitativo, di tipo etnografico: sono state realizzate più di cinquanta interviste, affiancate da diverse e variegate esperienze di osservazione partecipante.
La nascita di una mafia in territori “non tradizionali”. Il caso di Ostia
MELI, ILARIA
2020
Abstract
Il presente studio si inserisce nell’ormai consolidato filone di ricerca sull’espansione del fenomeno mafioso in aree non tradizionali, con particolare attenzione al tema delle "mafie autoctone", organizzazioni locali, nate come piccoli gruppi criminali, che hanno progressivamente mutuato il metodo mafioso, attraverso una rapida evoluzione basata su un processo di imitazione (Sciarrone, 2009) o di isomorfismo (La Spina, 2015). Si tratta per lo più di piccoli gruppi, senza vocazioni espansionistiche, guidati da leader carismatici e non in grado di riprodurre il complesso sistema di alleanze e di relazioni con la comunità e il territorio, tipiche delle mafie tradizionali. Attraverso una analisi sul caso romano e sul quartiere di Ostia in particolare, si vuole dimostrare come, in presenza di alcune specifiche condizioni, le mafie autoctone possano, invece, diventare un fenomeno criminale complesso e radicato, con lo sviluppo di un'ampia area grigia la conseguente capacità di infiltrazione nei settori legali dell'economia del territorio. La ricerca, dunque, ha avuto lo scopo di identificare quali siano stati i fattori che hanno permesso la trasformazione dei tre principali gruppi criminali del territorio in organizzazioni mafiose e quali siano le differenze al loro interno. Lo studio è stato condotto con un approccio qualitativo, di tipo etnografico: sono state realizzate più di cinquanta interviste, affiancate da diverse e variegate esperienze di osservazione partecipante.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/86490
URN:NBN:IT:UNIROMA1-86490