Lo studio comparatistico qui proposto è volto ad analizzare la ricezione dell’epica popolare serba nella cultura italiana attraverso l’analisi comparata delle diverse traduzioni dei canti popolari epici serbi elaborate in lingua italiana, a partire dall’età romantica fino agli anni Cinquanta del Novecento. Un’attenzione particolare viene riservata alle scelte stilistico-metriche e formali adottate nelle traduzioni, finora poco studiate, nel tentativo di formulare giudizi più complessi e più ampi sulla poetica dei singoli autori e delle diverse epoche letterarie. Il corpus è composto dai testi epici contenuti nelle quattro principali antologie italiane della poesia popolare serba e croata: i Canti popolari illirici di Niccolò Tommaseo (1842), i Canti popolari serbi di Giovanni Nikolić (1894, 1895), i Canti popolari serbi e croati di Pietro Kasandrić (1884, 1913, 1914, 1923) e la Poesia popolare serbo-croata di Arturo Cronia (1949). Questo lavoro parte dal presupposto metodologico che il modo di tradurre rispecchi lo stile e, in genere, anche il metodo di lavoro del traduttore; per questo le formule epiche sono state scelte come l’oggetto di studio privilegiato nell’analisi contrastiva delle differenti rese delle componenti fondamentali dello stile epico, appunto altamente formulare e fisso e perciò di difficile acclimatazione nelle forme tradizionali della poesia italiana, di matrice essenzialmente lirica. In questo senso la oral theory di Milman Parry e Albert Lord diventa il riferimento teorico fondamentale e l’analisi stilistica viene svolta prendendo come modello la partizione delle formule epiche da loro elaborata. Le peculiarità linguistiche, metriche e stilistiche vengono messe in relazione con il contesto nel quale i traduttori si trovano ad operare. Nel caso di Tommaseo, per esempio, la temperie romantica è essenziale nel suo interessamento per la poesia popolare, ma possiamo notare come, nelle scelte formali addottate nella sua raccolta, il suo personalissimo romanitcismo venga a patti con non solo la poetica dell’epoca ma anche quela del traduttore/poeta. La sua traduzione rappresenta il frutto di una negoziazione tra il mondo popolare slavo e la tradizione letteraria italiana illustre. Dal lato opposto si pone Nikolić, che elabora una traduzione completamente target-oriented, seguendo soprattutto il grande esempio montiano. Ogni traccia di oralità, tipica della poesia popolare, viene rielaborata secondo i dettami della tradizione letteraria italiana: la paratassi diventa ipotassi, lo stile formulare epico viene quasi completamente eliminato. Kasandrić segue il metodo conciliante di Tommaseo, adattando la lingua poetica italiana alle ripetizioni epiche, ma la modernità del suo metodo sta soprattutto nella resa metrica. Kasandrić è infatti il primo traduttore di quest’epica a tentare , tra l’altro con un notevole successo, la resa del suo verso tipico, il cosiddetto decasillabo eroico. A differenza dei suoi predecessori, Cronia approccia il testo popolare senza pretese poetiche e senza un programma politico o ideologico, ma con grande scrupolo filologico. Perciò ha dato traduzioni molto letterali conservandone in gran parte i procedimenti stilistici tipici, in misura anche maggiore dello stesso Tommaseo.
Il secondo libro della raccolta "Srpske narodne pjesme" nella cultura italiana. Questioni stilistico-metriche e di ricezione letteraria
BRADAS, MARIJA
2015
Abstract
Lo studio comparatistico qui proposto è volto ad analizzare la ricezione dell’epica popolare serba nella cultura italiana attraverso l’analisi comparata delle diverse traduzioni dei canti popolari epici serbi elaborate in lingua italiana, a partire dall’età romantica fino agli anni Cinquanta del Novecento. Un’attenzione particolare viene riservata alle scelte stilistico-metriche e formali adottate nelle traduzioni, finora poco studiate, nel tentativo di formulare giudizi più complessi e più ampi sulla poetica dei singoli autori e delle diverse epoche letterarie. Il corpus è composto dai testi epici contenuti nelle quattro principali antologie italiane della poesia popolare serba e croata: i Canti popolari illirici di Niccolò Tommaseo (1842), i Canti popolari serbi di Giovanni Nikolić (1894, 1895), i Canti popolari serbi e croati di Pietro Kasandrić (1884, 1913, 1914, 1923) e la Poesia popolare serbo-croata di Arturo Cronia (1949). Questo lavoro parte dal presupposto metodologico che il modo di tradurre rispecchi lo stile e, in genere, anche il metodo di lavoro del traduttore; per questo le formule epiche sono state scelte come l’oggetto di studio privilegiato nell’analisi contrastiva delle differenti rese delle componenti fondamentali dello stile epico, appunto altamente formulare e fisso e perciò di difficile acclimatazione nelle forme tradizionali della poesia italiana, di matrice essenzialmente lirica. In questo senso la oral theory di Milman Parry e Albert Lord diventa il riferimento teorico fondamentale e l’analisi stilistica viene svolta prendendo come modello la partizione delle formule epiche da loro elaborata. Le peculiarità linguistiche, metriche e stilistiche vengono messe in relazione con il contesto nel quale i traduttori si trovano ad operare. Nel caso di Tommaseo, per esempio, la temperie romantica è essenziale nel suo interessamento per la poesia popolare, ma possiamo notare come, nelle scelte formali addottate nella sua raccolta, il suo personalissimo romanitcismo venga a patti con non solo la poetica dell’epoca ma anche quela del traduttore/poeta. La sua traduzione rappresenta il frutto di una negoziazione tra il mondo popolare slavo e la tradizione letteraria italiana illustre. Dal lato opposto si pone Nikolić, che elabora una traduzione completamente target-oriented, seguendo soprattutto il grande esempio montiano. Ogni traccia di oralità, tipica della poesia popolare, viene rielaborata secondo i dettami della tradizione letteraria italiana: la paratassi diventa ipotassi, lo stile formulare epico viene quasi completamente eliminato. Kasandrić segue il metodo conciliante di Tommaseo, adattando la lingua poetica italiana alle ripetizioni epiche, ma la modernità del suo metodo sta soprattutto nella resa metrica. Kasandrić è infatti il primo traduttore di quest’epica a tentare , tra l’altro con un notevole successo, la resa del suo verso tipico, il cosiddetto decasillabo eroico. A differenza dei suoi predecessori, Cronia approccia il testo popolare senza pretese poetiche e senza un programma politico o ideologico, ma con grande scrupolo filologico. Perciò ha dato traduzioni molto letterali conservandone in gran parte i procedimenti stilistici tipici, in misura anche maggiore dello stesso Tommaseo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/87269
URN:NBN:IT:UNIPD-87269