Il presente lavoro costituisce un’introduzione alla complessa tematica dei rapporti tra concorso apparente di norme e principio del ne bis in idem sostanziale. Il tema della convergenza apparente di fattispecie astratte di reato, denso di una straordinaria potenza dogmatica, si pone al crocevia di molteplici istituti appartenenti alla sistematica della parte generale del codice Rocco. La temperie concettuale che riveste la materia prospetta, a quanti vogliano avvicinarsi ad un tema fascinoso ed enigmatico, il sorgere di numerosi interrogativi, non appena ci si accinga a scrutare, più da vicino, la “microfisicità” degli istituti coinvolti. Concorso apparente di norme, concorso formale e materiale di reati, reato complesso, progressione criminosa e reato progressivo si pongono all’interprete quali categorizzazioni generatrici d’incertezza, tanto nella conformazione positivistico- normativa, quanto nell’evidenziazione, in filigrana, delle finalità di politica criminale cui sono tributari. Tanto che la ricerca finalizzata a diradare i dubbi ermeneutici restituisce, sovente, una sensazione d’incompiutezza e d’inadeguatezza, poiché la magnitudo teorica appare d’intensità tale da renderne – quasi – impossibile la sistematizzazione. Se, a ciò, si aggiunge la “seconda giovinezza” che, a seguito dei dicta sovranazionali e internazionali, sta attualmente vivendo il principio del ne bis in idem sostanziale, ben ci si avvede di come la materia appaia refrattaria ad un’analisi compiuta. Si è tentato, nel presente lavoro, di fisionomizzare il principio in parola, tentando di ricavarne – attraverso un’analisi della ratio e della cogenza – una chiave di lettura idonea a collocarlo nell’alveo fisiologico del concorso apparente di norme, evidenziandone le ascendenze proporzionalistiche e, più in generale, costituzionali (Cap. I). Subito dopo, si è ritenuto di offrire una panoramica, tanto dottrinale (Cap. II), quanto pretoria (Cap. III), dello stato dell’arte in ordine alle principali elaborazioni 9 teoriche appuntantesi sul tema del concorso apparente di norme. Si è dato dunque conto dei problemi di validità, ovvero di efficacia, che esso determina, delle incertezze semantiche cui dà luogo, dei presupposti applicativi della convergenza e dei canoni risolutori della convergenza d’illeciti e di come questi ultimi siano stati interpretati in chiave prasseologica. Ci si è soffermati sui principali nodi gordiani che hanno visto dottrina e giurisprudenza talvolta contrapposte, con particolare riferimento all’annoso problema della specialità bilaterale, vero centro di gravità di gran parte dei cortocircuiti ermeneutici relativi alla convergenza d’illeciti. Non senza aver, contemporaneamente, indagato il fondamento, codicistico e costituzionale, del ne bis in idem sostanziale. Successivamente, si è tentato di porre in rilievo gli istituti che, a nostro parere, risultano chiaramente ispirati alla medesima logica sottesa al ne bis in idem sostanziale, costituiti dalle unificazioni normative (talvolta prive di un immediato referente normativo espresso) di plurime violazioni di fattispecie (Cap. V). Infine, si è deciso d’intravedere un possibile fil rouge concettuale nei diversi progetti di riforma del codice penale, nei quali al ne bis in idem sostanziale è stata comunemente attribuita la posizione privilegiata di canone risolutore, accanto alla specialità logico-formale (ma con una potenza precettiva politico-criminale maggiore di questa), della convergenza apparente di norme. L’inopinato naufragio degli afflati riformatori degli ultimi trent’anni non lascia presagire una sistemazione prossima e soddisfacente della materia. La “primavera del principio”, che si staglia sullo sfondo del ne bis in idem sostanziale, potrebbe costituire il grimaldello utile ad espugnare la fortezza, fino ad ora inaccessibile, del concorso apparente di norme.
Concorso apparente di norme e ne bis in idem sostanziale
LABIANCA, DANIELE
2022
Abstract
Il presente lavoro costituisce un’introduzione alla complessa tematica dei rapporti tra concorso apparente di norme e principio del ne bis in idem sostanziale. Il tema della convergenza apparente di fattispecie astratte di reato, denso di una straordinaria potenza dogmatica, si pone al crocevia di molteplici istituti appartenenti alla sistematica della parte generale del codice Rocco. La temperie concettuale che riveste la materia prospetta, a quanti vogliano avvicinarsi ad un tema fascinoso ed enigmatico, il sorgere di numerosi interrogativi, non appena ci si accinga a scrutare, più da vicino, la “microfisicità” degli istituti coinvolti. Concorso apparente di norme, concorso formale e materiale di reati, reato complesso, progressione criminosa e reato progressivo si pongono all’interprete quali categorizzazioni generatrici d’incertezza, tanto nella conformazione positivistico- normativa, quanto nell’evidenziazione, in filigrana, delle finalità di politica criminale cui sono tributari. Tanto che la ricerca finalizzata a diradare i dubbi ermeneutici restituisce, sovente, una sensazione d’incompiutezza e d’inadeguatezza, poiché la magnitudo teorica appare d’intensità tale da renderne – quasi – impossibile la sistematizzazione. Se, a ciò, si aggiunge la “seconda giovinezza” che, a seguito dei dicta sovranazionali e internazionali, sta attualmente vivendo il principio del ne bis in idem sostanziale, ben ci si avvede di come la materia appaia refrattaria ad un’analisi compiuta. Si è tentato, nel presente lavoro, di fisionomizzare il principio in parola, tentando di ricavarne – attraverso un’analisi della ratio e della cogenza – una chiave di lettura idonea a collocarlo nell’alveo fisiologico del concorso apparente di norme, evidenziandone le ascendenze proporzionalistiche e, più in generale, costituzionali (Cap. I). Subito dopo, si è ritenuto di offrire una panoramica, tanto dottrinale (Cap. II), quanto pretoria (Cap. III), dello stato dell’arte in ordine alle principali elaborazioni 9 teoriche appuntantesi sul tema del concorso apparente di norme. Si è dato dunque conto dei problemi di validità, ovvero di efficacia, che esso determina, delle incertezze semantiche cui dà luogo, dei presupposti applicativi della convergenza e dei canoni risolutori della convergenza d’illeciti e di come questi ultimi siano stati interpretati in chiave prasseologica. Ci si è soffermati sui principali nodi gordiani che hanno visto dottrina e giurisprudenza talvolta contrapposte, con particolare riferimento all’annoso problema della specialità bilaterale, vero centro di gravità di gran parte dei cortocircuiti ermeneutici relativi alla convergenza d’illeciti. Non senza aver, contemporaneamente, indagato il fondamento, codicistico e costituzionale, del ne bis in idem sostanziale. Successivamente, si è tentato di porre in rilievo gli istituti che, a nostro parere, risultano chiaramente ispirati alla medesima logica sottesa al ne bis in idem sostanziale, costituiti dalle unificazioni normative (talvolta prive di un immediato referente normativo espresso) di plurime violazioni di fattispecie (Cap. V). Infine, si è deciso d’intravedere un possibile fil rouge concettuale nei diversi progetti di riforma del codice penale, nei quali al ne bis in idem sostanziale è stata comunemente attribuita la posizione privilegiata di canone risolutore, accanto alla specialità logico-formale (ma con una potenza precettiva politico-criminale maggiore di questa), della convergenza apparente di norme. L’inopinato naufragio degli afflati riformatori degli ultimi trent’anni non lascia presagire una sistemazione prossima e soddisfacente della materia. La “primavera del principio”, che si staglia sullo sfondo del ne bis in idem sostanziale, potrebbe costituire il grimaldello utile ad espugnare la fortezza, fino ad ora inaccessibile, del concorso apparente di norme.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/87417
URN:NBN:IT:UNISI-87417