Il campo del remote sensing ha vissuto un incredibile sviluppo negli ultimi anni per merito della crescente qualità e varietà dei sensori e dell’abbattimento dei costi strumentali. Le potenzialità archeologiche sono state ben presto evidenti. Finora, l’interpretazione dei dati è rimasta però prerogativa dell’operatore umano, mediata dalle sue competenze e dalla sua esperienza. Il progressivo aumento di volume dei dataset (cd. “big data explosion”) e la necessità di lavorare su progetti territoriali ad ampia scala hanno reso ora indispensabile una revisione delle modalità di studio tradizionalmente impiegate in ambito archeologico. In questo senso, la ricerca presentata di seguito contribuisce alla valutazione delle potenzialità e dei limiti dell’emergente campo d’indagine dell’object-based image analysis (OBIA). Il lavoro si è focalizzato sulla definizione di protocolli OBIA per il trattamento di dati tridimensionali acquisiti tramite laser scanner aviotrasportato e terrestre attraverso l’elaborazione di un variegato spettro di casi di studio in grado di esemplificare le possibilità offerte dal metodo in archeologia. I risultati ottenuti hanno consentito di identificare, mappare e quantificare in modo automatico e semi-automatico le tracce del paesaggio di guerra nell’area intorno a Forte Luserna (TN) e il tessuto osteologico ricalcificato sui crani di due inumati della necropoli protostorica dell’Olmo di Nogara (VR). Infine, il metodo è stato impiegato per lo sviluppo di un modello predittivo per la localizzazione dei “punti di controllo” in ambiente montano, che è stato studiato per l’area occidentale dell’Altopiano di Asiago (VI) e in seguito riapplicato con successo nella conca di Bressanone (BZ). L’accuratezza dei risultati, verificati di volta in volta tramite ricognizioni a terra, validazione incrociata tramite analisi da remoto e comparazione con i dati editi in letteratura, ha confermato il potenziale della metodologia, consentendo di introdurre il concetto di Archaeological Object-Based Image Analysis (ArchaeOBIA), per rimarcare le specificità delle applicazioni object-based nell’ambito della disciplina archeologica.
Remote sensing e object-based image analysis: metodologie di approccio per la creazione di standard archeologici
MAGNINI, LUIGI
2017
Abstract
Il campo del remote sensing ha vissuto un incredibile sviluppo negli ultimi anni per merito della crescente qualità e varietà dei sensori e dell’abbattimento dei costi strumentali. Le potenzialità archeologiche sono state ben presto evidenti. Finora, l’interpretazione dei dati è rimasta però prerogativa dell’operatore umano, mediata dalle sue competenze e dalla sua esperienza. Il progressivo aumento di volume dei dataset (cd. “big data explosion”) e la necessità di lavorare su progetti territoriali ad ampia scala hanno reso ora indispensabile una revisione delle modalità di studio tradizionalmente impiegate in ambito archeologico. In questo senso, la ricerca presentata di seguito contribuisce alla valutazione delle potenzialità e dei limiti dell’emergente campo d’indagine dell’object-based image analysis (OBIA). Il lavoro si è focalizzato sulla definizione di protocolli OBIA per il trattamento di dati tridimensionali acquisiti tramite laser scanner aviotrasportato e terrestre attraverso l’elaborazione di un variegato spettro di casi di studio in grado di esemplificare le possibilità offerte dal metodo in archeologia. I risultati ottenuti hanno consentito di identificare, mappare e quantificare in modo automatico e semi-automatico le tracce del paesaggio di guerra nell’area intorno a Forte Luserna (TN) e il tessuto osteologico ricalcificato sui crani di due inumati della necropoli protostorica dell’Olmo di Nogara (VR). Infine, il metodo è stato impiegato per lo sviluppo di un modello predittivo per la localizzazione dei “punti di controllo” in ambiente montano, che è stato studiato per l’area occidentale dell’Altopiano di Asiago (VI) e in seguito riapplicato con successo nella conca di Bressanone (BZ). L’accuratezza dei risultati, verificati di volta in volta tramite ricognizioni a terra, validazione incrociata tramite analisi da remoto e comparazione con i dati editi in letteratura, ha confermato il potenziale della metodologia, consentendo di introdurre il concetto di Archaeological Object-Based Image Analysis (ArchaeOBIA), per rimarcare le specificità delle applicazioni object-based nell’ambito della disciplina archeologica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/87710
URN:NBN:IT:UNIPD-87710