I vigneti italiani sono spesso monocolture su larga scala caratterizzate da un elevato impiego di agrofarmaci e dalla riduzione delle infrastrutture ecologiche. In questi agro-ecosistemi altamente disturbati e semplificati, l'insorgenza di specie non autoctone può verificarsi più facilmente. In questo contesto, la conservazione degli habitat semi-naturali e l'adozione di pratiche di gestione più sostenibili risultano di particolare importanza. Nel presente lavoro, è stata valutata l'influenza delle pratiche di gestione del vigneto e della complessità del paesaggio sulla presenza di tre diverse specie di cicaline. I risultati hanno dimostrato che i fattori investigati possono influenzare le densità di popolazione di tali fitofagi, nonché il loro controllo naturale. Di essi si dovrebbe pertanto tenere considerazione nella pianificazione di strategie di controllo su larga scala. Inoltre, è stato valutato l’effetto sulla presenza sia di fitofagi che artropodi utili di alcune pratiche di manipolazione dell’habitat, come la gestione della vegetazione spontanea presente nell’interfilare e la pratica del sovescio, in quanto tali pratiche possono rivelarsi utili strategie per favorire la presenza di nemici naturali. La presenza di vegetazione non sfalciata ha favorito l'abbondanza di nemici naturali ma anche di alcuni fitofagi, soprattutto in vigneti a conduzione biologica. L’adozione di questa pratica dovrebbe essere attentamente valutata quando la presenza di Scaphoideus titanus è accertata nel vigneto, in quanto la presenza di vegetazione non falciata può rendere più difficile il controllo delle popolazioni della cicalina, specialmente nei vigneti biologici. Consentire alle specie vegetali presenti nel miscuglio da sovescio di fiorire per un periodo più prolungato rispetto a quanto tradizionalmente adottato dai viticoltori, può favorire una maggiore presenza e abbondanza di artropodi utili. L’epoca di sfalcio dovrebbe tuttavia essere programmata con precisione per evitare l’eventuale dispersione di fitofagi sulla vite. Le indagini sulla fenologia di Erasmoneura vulnerata suggeriscono che tale specie alloctona può compiere tre generazioni annuali nell’areale in introduzione. Inoltre, la presenza di edifici rurali e di ospiti alternativi in prossimità dei vigneti può favorirne lo svernamento e la dispersione. L'impatto dei nemici naturali sulle popolazioni della cicalina sembra attualmente riguardare unicamente la parassitizzazione delle uova. In questo contesto, l’adozione di un nuovo approccio volto a promuovere l'impatto dei parassitoidi oofagi e dei predatori risulta di fondamentale importanza. A tale scopo, è stata valutata l'efficacia di due predatori generalisti nel controllo della cicalina. I risultati promettenti ottenuti in laboratorio hanno suggerito il rilascio dei predatori anche in un vigneto altamente infestato. Tuttavia, solo in una prova il rilascio dell’antocoride Orius majusculus ha significativamente ridotto la densità della cicalina, suggerendo di implementare tecniche di rilascio, densità e tempi al fine di migliorare l'impatto di tale predatore nel controllo del fitofago. La progettazione di moderni sistemi viticoli dovrebbe integrare pratiche di gestione a minore impatto ambientale con misure di compensazione ecologica atte ad aumentare e migliorare la biodiversità all’interno degli agro-ecosistemi viticoli. Le pratiche di gestione dell'habitat possono contribuire a tale scopo, ma in un contesto estremamente semplificato, la sola presenza di vegetazione temporanea sembrerebbe non bastare a creare un ecosistema più stabile. Poiché l’impiego di pesticidi può favorire esplosioni demografiche di fitofagi e limitare l'attuazione di strategie di controllo biologico, è necessario individuare strategie più sostenibili al fine di contenere l’impatto dei fitofagi, come osservato per E. vulnerata nei vigneti dell'Italia nord-orientale.
Effects of vineyard management on functional biodiversity
ZANETTIN, GIULIA
2018
Abstract
I vigneti italiani sono spesso monocolture su larga scala caratterizzate da un elevato impiego di agrofarmaci e dalla riduzione delle infrastrutture ecologiche. In questi agro-ecosistemi altamente disturbati e semplificati, l'insorgenza di specie non autoctone può verificarsi più facilmente. In questo contesto, la conservazione degli habitat semi-naturali e l'adozione di pratiche di gestione più sostenibili risultano di particolare importanza. Nel presente lavoro, è stata valutata l'influenza delle pratiche di gestione del vigneto e della complessità del paesaggio sulla presenza di tre diverse specie di cicaline. I risultati hanno dimostrato che i fattori investigati possono influenzare le densità di popolazione di tali fitofagi, nonché il loro controllo naturale. Di essi si dovrebbe pertanto tenere considerazione nella pianificazione di strategie di controllo su larga scala. Inoltre, è stato valutato l’effetto sulla presenza sia di fitofagi che artropodi utili di alcune pratiche di manipolazione dell’habitat, come la gestione della vegetazione spontanea presente nell’interfilare e la pratica del sovescio, in quanto tali pratiche possono rivelarsi utili strategie per favorire la presenza di nemici naturali. La presenza di vegetazione non sfalciata ha favorito l'abbondanza di nemici naturali ma anche di alcuni fitofagi, soprattutto in vigneti a conduzione biologica. L’adozione di questa pratica dovrebbe essere attentamente valutata quando la presenza di Scaphoideus titanus è accertata nel vigneto, in quanto la presenza di vegetazione non falciata può rendere più difficile il controllo delle popolazioni della cicalina, specialmente nei vigneti biologici. Consentire alle specie vegetali presenti nel miscuglio da sovescio di fiorire per un periodo più prolungato rispetto a quanto tradizionalmente adottato dai viticoltori, può favorire una maggiore presenza e abbondanza di artropodi utili. L’epoca di sfalcio dovrebbe tuttavia essere programmata con precisione per evitare l’eventuale dispersione di fitofagi sulla vite. Le indagini sulla fenologia di Erasmoneura vulnerata suggeriscono che tale specie alloctona può compiere tre generazioni annuali nell’areale in introduzione. Inoltre, la presenza di edifici rurali e di ospiti alternativi in prossimità dei vigneti può favorirne lo svernamento e la dispersione. L'impatto dei nemici naturali sulle popolazioni della cicalina sembra attualmente riguardare unicamente la parassitizzazione delle uova. In questo contesto, l’adozione di un nuovo approccio volto a promuovere l'impatto dei parassitoidi oofagi e dei predatori risulta di fondamentale importanza. A tale scopo, è stata valutata l'efficacia di due predatori generalisti nel controllo della cicalina. I risultati promettenti ottenuti in laboratorio hanno suggerito il rilascio dei predatori anche in un vigneto altamente infestato. Tuttavia, solo in una prova il rilascio dell’antocoride Orius majusculus ha significativamente ridotto la densità della cicalina, suggerendo di implementare tecniche di rilascio, densità e tempi al fine di migliorare l'impatto di tale predatore nel controllo del fitofago. La progettazione di moderni sistemi viticoli dovrebbe integrare pratiche di gestione a minore impatto ambientale con misure di compensazione ecologica atte ad aumentare e migliorare la biodiversità all’interno degli agro-ecosistemi viticoli. Le pratiche di gestione dell'habitat possono contribuire a tale scopo, ma in un contesto estremamente semplificato, la sola presenza di vegetazione temporanea sembrerebbe non bastare a creare un ecosistema più stabile. Poiché l’impiego di pesticidi può favorire esplosioni demografiche di fitofagi e limitare l'attuazione di strategie di controllo biologico, è necessario individuare strategie più sostenibili al fine di contenere l’impatto dei fitofagi, come osservato per E. vulnerata nei vigneti dell'Italia nord-orientale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88102
URN:NBN:IT:UNIPD-88102