La ricerca rappresenta il naturale sviluppo di un primitivo interesse verso il fenomeno dell’abusivismo edilizio in Italia. L’obiettivo iniziale era di documentare, in chiave geografica, l’effettiva situazione di illegalità costruttiva e delinearne una mappa tipologica. Nel corso dell’analisi è emersa l’impossibilità oggettiva di procedere in tal senso. Data la particolare diffusione dell’abusivismo edilizio è apparso tuttavia indispensabile adoperarsi nel rendere più accessibile la sua conoscenza. Nell’andare a individuare una diversa chiave di lettura dell’abusivismo, si è pervenuti però all’esistenza di vere e proprie geografie del costruire debole che interesserebbero tutto il comparto del costruire in Italia, non solo quello illegale. Rendere manifeste queste geografie è divenuto quindi il principale obiettivo della ricerca. A tale scopo si è realizzato un modello in grado di ricondurre i molteplici casi esemplificativi di attività edilizia riscontrati sul territorio nazionale. Alla base del nuovo metodo l’approfondimento della distanza tra norma e società, del divario tra società e politica, del discrimine tra legalità e illegalità L’analisi si articola in quattro fasi. Nella prima parte viene ricostruito il quadro teorico di riferimento da un punto di vista geografico. Riassunto lo stato dell’arte raggiunto dall’osservazione geografica dell’abusivismo edilizio, vengono indicati quelli che appaiono i reali termini della questione. Una volta ridefiniti gli ambiti della ricerca e allargato l’impianto problematico, vengono esposti i propositi e i metodi, anticipando il paradigma che si ritiene seguire. È nelle fasi successive che prende corpo il concetto di “costruire debole”. Lo scopo è quello di evidenziare, in relazione ai tre parametri norma-società-natura (termini debitamente contestualizzati), il variare del profilo di debolezza dell’atto edificativo in Italia. Nella seconda parte viene trattato il tema dell’edilizia abusiva. Oltre a delle considerazioni interne al fenomeno dell’abusivismo, viene evidenziato come in taluni casi l’azione illecita, di per sé debole, venga sostenuta dai vari attori attraverso plausibili ragioni sociali e/o ambientali. A suffragare le differenti tipologie di fragilità, l’approfondimento di specifici casi di studio individuati sul territorio nazionale. Nella terza fase l’oggetto divengono più propriamente le case deboli. Dopo una corposa rassegna dei principali momenti normativi urbanistici, viene dimostrato come anche l’azione costruttiva lecita, di per sé forte, venga talvolta indebolita da ragioni sociali e/o ambientali. Quindi un’esposizione nel dettaglio dei relativi esempi, utili a investigare su quell’area grigia posta ai margini tra liceità e legittimità. Nella quarta parte, prima di ricondurre la riflessione a termini il più possibile conclusivi e ad anticipare alcune prospettive di sviluppo della ricerca, si provvede a indicare le principali vie d’uscita ravvisabili sin qui. Il presente lavoro dà avvio ad un nuovo approccio circa la considerazione geografica degli agenti territorializzanti attualmente più praticati. Tenta di mettere in luce alcuni aspetti poco considerati in sede di valutazione dei principi pianificatori. Non ha alcuna pretesa di formulare un quadro definitivo di ricerca, ma solo inaugurare quello che si spera possa divenire un tappa imprescindibile nella riflessione civile, politica, etica dell’immediato futuro
Geografia delle case deboli. Oltre l'abusivismo edilizio
DESTRO, NICOLA
2013
Abstract
La ricerca rappresenta il naturale sviluppo di un primitivo interesse verso il fenomeno dell’abusivismo edilizio in Italia. L’obiettivo iniziale era di documentare, in chiave geografica, l’effettiva situazione di illegalità costruttiva e delinearne una mappa tipologica. Nel corso dell’analisi è emersa l’impossibilità oggettiva di procedere in tal senso. Data la particolare diffusione dell’abusivismo edilizio è apparso tuttavia indispensabile adoperarsi nel rendere più accessibile la sua conoscenza. Nell’andare a individuare una diversa chiave di lettura dell’abusivismo, si è pervenuti però all’esistenza di vere e proprie geografie del costruire debole che interesserebbero tutto il comparto del costruire in Italia, non solo quello illegale. Rendere manifeste queste geografie è divenuto quindi il principale obiettivo della ricerca. A tale scopo si è realizzato un modello in grado di ricondurre i molteplici casi esemplificativi di attività edilizia riscontrati sul territorio nazionale. Alla base del nuovo metodo l’approfondimento della distanza tra norma e società, del divario tra società e politica, del discrimine tra legalità e illegalità L’analisi si articola in quattro fasi. Nella prima parte viene ricostruito il quadro teorico di riferimento da un punto di vista geografico. Riassunto lo stato dell’arte raggiunto dall’osservazione geografica dell’abusivismo edilizio, vengono indicati quelli che appaiono i reali termini della questione. Una volta ridefiniti gli ambiti della ricerca e allargato l’impianto problematico, vengono esposti i propositi e i metodi, anticipando il paradigma che si ritiene seguire. È nelle fasi successive che prende corpo il concetto di “costruire debole”. Lo scopo è quello di evidenziare, in relazione ai tre parametri norma-società-natura (termini debitamente contestualizzati), il variare del profilo di debolezza dell’atto edificativo in Italia. Nella seconda parte viene trattato il tema dell’edilizia abusiva. Oltre a delle considerazioni interne al fenomeno dell’abusivismo, viene evidenziato come in taluni casi l’azione illecita, di per sé debole, venga sostenuta dai vari attori attraverso plausibili ragioni sociali e/o ambientali. A suffragare le differenti tipologie di fragilità, l’approfondimento di specifici casi di studio individuati sul territorio nazionale. Nella terza fase l’oggetto divengono più propriamente le case deboli. Dopo una corposa rassegna dei principali momenti normativi urbanistici, viene dimostrato come anche l’azione costruttiva lecita, di per sé forte, venga talvolta indebolita da ragioni sociali e/o ambientali. Quindi un’esposizione nel dettaglio dei relativi esempi, utili a investigare su quell’area grigia posta ai margini tra liceità e legittimità. Nella quarta parte, prima di ricondurre la riflessione a termini il più possibile conclusivi e ad anticipare alcune prospettive di sviluppo della ricerca, si provvede a indicare le principali vie d’uscita ravvisabili sin qui. Il presente lavoro dà avvio ad un nuovo approccio circa la considerazione geografica degli agenti territorializzanti attualmente più praticati. Tenta di mettere in luce alcuni aspetti poco considerati in sede di valutazione dei principi pianificatori. Non ha alcuna pretesa di formulare un quadro definitivo di ricerca, ma solo inaugurare quello che si spera possa divenire un tappa imprescindibile nella riflessione civile, politica, etica dell’immediato futuroFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88182
URN:NBN:IT:UNIPD-88182