La tesi esplora la relazione tra materialità e immaterialità dello spazio urbano, osservandola tanto nel progetto quanto nelle pratiche quotidiane degli individui. Nella pratica progettuale, infatti, questa relazione è stata perlopiù pensata come dicotomica, attraverso visioni funzionaliste per cui alterare la materialità dello spazio permette di determinarne gli usi possibili. Allo stesso tempo, gli studi urbanistici, antropologici e sociologici delle pratiche urbane hanno mostrato come i modi in cui le persone vivono uno spazio pensano aspetti materiali e immateriali dello spazio come un’unità inscindibile. L’obiettivo della ricerca è quindi quello di costruire uno strumento interpretativo che permetta di ricomprendere all’interno del progetto urbano un’analisi delle pratiche, capace di tenere conto degli sguardi multidisciplinari che si occupano della città. Per raggiungere questo obiettivo mi sono confrontata con il caso del tratto urbano del fiume Tevere, spazio in cui l’opposizione tra una fisicità difficile da alterare e il grande accumularsi di memorie e significati hanno nel tempo reso difficile pensare qualsiasi forma di intervento. Attraverso l’analisi delle stagioni progettuali che hanno ragionato sul Tevere e il confronto con una letteratura multidisciplinare riguardante il rapporto tra materialità e immaterialità, ho definito il concetto di “vicinanza”, termine polisemico che sta ad indicare una lente interpretativa con cui osservare la relazione tra spazio e individui per come viene mediata proprio dalle caratteristiche materiali e immateriali del luogo. Ho messo alla prova questo strumento all’interno di una ricerca sul campo basata sulla teoria attore-rete e su un approccio etnografico. Attraverso l’incontro con i frequentatori di piazza Tevere, lo strumento vicinanza mi ha permesso di individuare e rappresentare graficamente i termini in cui individui e luogo si relazionano e gli effetti di questa relazione. L’unione dell’osservazione sul campo delle pratiche e la conoscenza delle caratteristiche architettoniche di questo spazio permette infatti di individuare gli attanti che fungono da mediatori di queste relazioni, i nodi fondamentali su cui potenzialmente agire, mostrando come nelle pratiche dei frequentatori del Tevere le sue caratteristiche fisiche e immateriali vengano integrate al punto da non poter essere più distinguibili. Lo strumento vicinanza infine emerge per la possibilità che offre nella collaborazione multidisciplinare, facilitando la traducibilità di dati qualitativi all’interno di schemi rappresentativi più vicini e più facilmente utilizzabili in contesti progettuali, andando anzi a permetterci di rappresentare e implementare i progetti invisibili racchiusi nelle pratiche degli individui.

Il progetto invisibile. Vicinanza come strumento: prove lungo il Tevere

AVELLINI, ELISA
2020

Abstract

La tesi esplora la relazione tra materialità e immaterialità dello spazio urbano, osservandola tanto nel progetto quanto nelle pratiche quotidiane degli individui. Nella pratica progettuale, infatti, questa relazione è stata perlopiù pensata come dicotomica, attraverso visioni funzionaliste per cui alterare la materialità dello spazio permette di determinarne gli usi possibili. Allo stesso tempo, gli studi urbanistici, antropologici e sociologici delle pratiche urbane hanno mostrato come i modi in cui le persone vivono uno spazio pensano aspetti materiali e immateriali dello spazio come un’unità inscindibile. L’obiettivo della ricerca è quindi quello di costruire uno strumento interpretativo che permetta di ricomprendere all’interno del progetto urbano un’analisi delle pratiche, capace di tenere conto degli sguardi multidisciplinari che si occupano della città. Per raggiungere questo obiettivo mi sono confrontata con il caso del tratto urbano del fiume Tevere, spazio in cui l’opposizione tra una fisicità difficile da alterare e il grande accumularsi di memorie e significati hanno nel tempo reso difficile pensare qualsiasi forma di intervento. Attraverso l’analisi delle stagioni progettuali che hanno ragionato sul Tevere e il confronto con una letteratura multidisciplinare riguardante il rapporto tra materialità e immaterialità, ho definito il concetto di “vicinanza”, termine polisemico che sta ad indicare una lente interpretativa con cui osservare la relazione tra spazio e individui per come viene mediata proprio dalle caratteristiche materiali e immateriali del luogo. Ho messo alla prova questo strumento all’interno di una ricerca sul campo basata sulla teoria attore-rete e su un approccio etnografico. Attraverso l’incontro con i frequentatori di piazza Tevere, lo strumento vicinanza mi ha permesso di individuare e rappresentare graficamente i termini in cui individui e luogo si relazionano e gli effetti di questa relazione. L’unione dell’osservazione sul campo delle pratiche e la conoscenza delle caratteristiche architettoniche di questo spazio permette infatti di individuare gli attanti che fungono da mediatori di queste relazioni, i nodi fondamentali su cui potenzialmente agire, mostrando come nelle pratiche dei frequentatori del Tevere le sue caratteristiche fisiche e immateriali vengano integrate al punto da non poter essere più distinguibili. Lo strumento vicinanza infine emerge per la possibilità che offre nella collaborazione multidisciplinare, facilitando la traducibilità di dati qualitativi all’interno di schemi rappresentativi più vicini e più facilmente utilizzabili in contesti progettuali, andando anzi a permetterci di rappresentare e implementare i progetti invisibili racchiusi nelle pratiche degli individui.
14-dic-2020
Italiano
Progetto; multidisciplinarietà; Tevere; materiale/immateriale; urban design
ARGENTI, Maria
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/88338
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-88338