La tesi ha come obiettivo quello di analizzare la figura del Marchese padovano Pio Enea II degli Obizzi (1592-1674) nel suo ruolo di ideatore e organizzatore di feste cavalleresche. Nello specifico sono state, quindi, indagate tre opere-torneo attraverso lo studio comparato delle fonti coeve e della poca bibliografia critica a nostra disposizione. I tre spettacoli scelti sono: Ermiona, allestita a Padova nel 1636 nella Sala dello Stallone in Prato della Valle; Furori di Venere, messo in scena a Bologna nella Sala del Podestà nel 1639; Amor pudico rappresentato a Padova nel 1643, in un teatro appositamente costruito in Piazza dei Signori. Ad ognuno di questi eventi è stato dedicato un capitolo della tesi, corredato anche dalle testimonianze iconografiche. Si è rintracciata l’origine della formazione e della “carriera” di Obizzi come esperto di tornei in alcuni eventi festivi risalenti al 1616 a Firenze e al 1617 a Finale Emilia ai quali è stato dedicato il primo capitolo del lavoro. Lo studio critico e approfondito delle testimonianze coeve, prevalentemente cronache e carteggi (ma non solo), ha quindi permesso di tracciare un ideale percorso sulla “professionalità” di Obizzi, che si sviluppa a partire dagli anni ’10 del Seicento e arriva fino agli anni’ 40 con un bagaglio di competenze e di esperienze che vanno ben oltre il semplice organizzatore di tornei. Ne emerge una figura assai competente che coordina molti aspetti dell’evento spettacolare, sia per quanto riguarda l’aspetto organizzativo che quello artistico. Per gli spettacoli del 1636 e del 1639, Obizzi si è avvalso della collaborazione dell’apparatore ferrarese Alfonso Rivarola detto Chenda (1591-1640), il quale si è occupato della realizzazione delle macchine sceniche e della progettazione degli spazi per l’allestimento dello spettacolo, sia quello adibito allo spettacolo che quello adibito agli spettatori. Essendo assai scarse le notizie riguardanti Chenda, si è ritenuto opportuno dedicare a questa importante figura un capitolo di approfondimento, attraverso la breve analisi di alcuni spettacoli da lui allestiti tra il 1628 e il 1639. Gli apparati della tesi contengono una nota biografica sulla vita di Obizzi, corredata dalle segnalazioni di alcuni errori tramandati dalla storiografia, e un’appendice documentaria, nella quale si offre la trascrizione di numerosi documenti (sia a stampa che manoscritti).
Pio Enea II degli Obizzi, "corago" di tornei: Ermiona (1636), Furori di Venere (1639) e Amor pudico (1643)
VOLPONI, BARBARA
2014
Abstract
La tesi ha come obiettivo quello di analizzare la figura del Marchese padovano Pio Enea II degli Obizzi (1592-1674) nel suo ruolo di ideatore e organizzatore di feste cavalleresche. Nello specifico sono state, quindi, indagate tre opere-torneo attraverso lo studio comparato delle fonti coeve e della poca bibliografia critica a nostra disposizione. I tre spettacoli scelti sono: Ermiona, allestita a Padova nel 1636 nella Sala dello Stallone in Prato della Valle; Furori di Venere, messo in scena a Bologna nella Sala del Podestà nel 1639; Amor pudico rappresentato a Padova nel 1643, in un teatro appositamente costruito in Piazza dei Signori. Ad ognuno di questi eventi è stato dedicato un capitolo della tesi, corredato anche dalle testimonianze iconografiche. Si è rintracciata l’origine della formazione e della “carriera” di Obizzi come esperto di tornei in alcuni eventi festivi risalenti al 1616 a Firenze e al 1617 a Finale Emilia ai quali è stato dedicato il primo capitolo del lavoro. Lo studio critico e approfondito delle testimonianze coeve, prevalentemente cronache e carteggi (ma non solo), ha quindi permesso di tracciare un ideale percorso sulla “professionalità” di Obizzi, che si sviluppa a partire dagli anni ’10 del Seicento e arriva fino agli anni’ 40 con un bagaglio di competenze e di esperienze che vanno ben oltre il semplice organizzatore di tornei. Ne emerge una figura assai competente che coordina molti aspetti dell’evento spettacolare, sia per quanto riguarda l’aspetto organizzativo che quello artistico. Per gli spettacoli del 1636 e del 1639, Obizzi si è avvalso della collaborazione dell’apparatore ferrarese Alfonso Rivarola detto Chenda (1591-1640), il quale si è occupato della realizzazione delle macchine sceniche e della progettazione degli spazi per l’allestimento dello spettacolo, sia quello adibito allo spettacolo che quello adibito agli spettatori. Essendo assai scarse le notizie riguardanti Chenda, si è ritenuto opportuno dedicare a questa importante figura un capitolo di approfondimento, attraverso la breve analisi di alcuni spettacoli da lui allestiti tra il 1628 e il 1639. Gli apparati della tesi contengono una nota biografica sulla vita di Obizzi, corredata dalle segnalazioni di alcuni errori tramandati dalla storiografia, e un’appendice documentaria, nella quale si offre la trascrizione di numerosi documenti (sia a stampa che manoscritti).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88392
URN:NBN:IT:UNIPD-88392