La tesi di Dottorato affronta il tema dell’estensione della responsabilità penale degli enti di cui al d.lgs. n. 231/2001 ai reati ambientali. Esamina gli aspetti di innovazione di tale scelta normativa. Su sollecitazione europea, ed in specie delle direttive comunitarie n. 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente e n. 2009/123 sull’inquinamento provocato dalle navi, l’Italia ha emanato il d.lgs. n. 121/2011 che estende alle persone giuridiche la responsabilità per alcuni reati ambientali commessi nel loro interesse o vantaggio (inserendo l’art. 25-undecies nel corpus del d.lgs. n. 231/2001). Molte sono le questioni approfondite nel lavoro, tenendo conto dell’evoluzione dottrinale e giurisprudenziale: il rispetto delle indicazioni contenute nelle sopraccitate direttive; il catalogo dei reati-presupposti; la compatibilità del requisito dell’interesse o del vantaggio con le contravvenzioni (reati punibili sia a titolo di dolo sia di colpa), la possibilità di elaborare modelli di organizzazione, gestione e controllo che siano veramente efficaci nel contrastare il rischio-reato ambientale. Infine, si sono formulate alcune proposte, ad esempio, in tema di reati-presupposto o di modelli di organizzazione, gestione e controllo atti a minimizzare il rischio-reato ambientale, che tengano conto in particolare dei sistemi di gestione ambientale elaborati sulla base alle norme UNI/EN ISO 14001:2004 (International Organization for Standardization) e al Regolamento c.d. EMAS (Eco-Management and Audit Scheme).
La responsabilità penale dell'ente da reato ambientale (d.lgs. n. 231/2001)
GALLI, ELISABETTA
2014
Abstract
La tesi di Dottorato affronta il tema dell’estensione della responsabilità penale degli enti di cui al d.lgs. n. 231/2001 ai reati ambientali. Esamina gli aspetti di innovazione di tale scelta normativa. Su sollecitazione europea, ed in specie delle direttive comunitarie n. 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente e n. 2009/123 sull’inquinamento provocato dalle navi, l’Italia ha emanato il d.lgs. n. 121/2011 che estende alle persone giuridiche la responsabilità per alcuni reati ambientali commessi nel loro interesse o vantaggio (inserendo l’art. 25-undecies nel corpus del d.lgs. n. 231/2001). Molte sono le questioni approfondite nel lavoro, tenendo conto dell’evoluzione dottrinale e giurisprudenziale: il rispetto delle indicazioni contenute nelle sopraccitate direttive; il catalogo dei reati-presupposti; la compatibilità del requisito dell’interesse o del vantaggio con le contravvenzioni (reati punibili sia a titolo di dolo sia di colpa), la possibilità di elaborare modelli di organizzazione, gestione e controllo che siano veramente efficaci nel contrastare il rischio-reato ambientale. Infine, si sono formulate alcune proposte, ad esempio, in tema di reati-presupposto o di modelli di organizzazione, gestione e controllo atti a minimizzare il rischio-reato ambientale, che tengano conto in particolare dei sistemi di gestione ambientale elaborati sulla base alle norme UNI/EN ISO 14001:2004 (International Organization for Standardization) e al Regolamento c.d. EMAS (Eco-Management and Audit Scheme).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88509
URN:NBN:IT:UNIPD-88509