L'elaborato ha ad oggetto l'istituto del censimento, fondamento dell'intera vita civica nella libera res publica, e la figura del censore, magistrato di spicco nella 'costituzione' romana. In particolare, data la preesistenza del primo al secondo, vengono indagate le ragioni che condussero all'istituzione di un'apposita magistratura, tenendo presente il contesto storico-giuridico e, più in generale, il complesso sistema giuridico-religioso romano. Nell’esame dei poteri in cui si estrinsecava la potestas censoria, che facoltizzava il magistrato ad agire capillarmente ed incisivamente in numerosi campi della vita pubblica e privata dei cittadini, anche apparentemente distanti tra loro, si è cercato di indagare quale fosse il fondamento comune, individuato nell'essere tutti emanazione e prodotto dell'altissima auctoritas riconosciuta ai censori. Infine, dalla ricostruzione del censimento nel suo svolgimento pratico, si è potuto notare che l’auctoritas trovava in quella sede la massima espressione, giacché il censore vi interveniva con effetti costitutivi sullo status della persona; all’esito, con il 'condere lustrum', il censore svolgeva un ruolo propriamente fondativo, operando simbolicamente, nel segno della cittadinanza, una rifondazione e ricostituzione del popolo nella civitas, comunanza di diritto attorno al quale il popolo si aggregava, immutato nel perenne mutare delle proprie unità. La delineata centralità del censore si affermava quindi nello spazio pubblico romano, essenzialmente uno spazio giuridico-religioso, in virtù della sua attività di censere – cioè constituere, si legge nel Digesto – il populus.
"Censere est constituere". Il ruolo 'costitutivo' del censore tra diritto e religione
RIZZELLI, IRENE
2022
Abstract
L'elaborato ha ad oggetto l'istituto del censimento, fondamento dell'intera vita civica nella libera res publica, e la figura del censore, magistrato di spicco nella 'costituzione' romana. In particolare, data la preesistenza del primo al secondo, vengono indagate le ragioni che condussero all'istituzione di un'apposita magistratura, tenendo presente il contesto storico-giuridico e, più in generale, il complesso sistema giuridico-religioso romano. Nell’esame dei poteri in cui si estrinsecava la potestas censoria, che facoltizzava il magistrato ad agire capillarmente ed incisivamente in numerosi campi della vita pubblica e privata dei cittadini, anche apparentemente distanti tra loro, si è cercato di indagare quale fosse il fondamento comune, individuato nell'essere tutti emanazione e prodotto dell'altissima auctoritas riconosciuta ai censori. Infine, dalla ricostruzione del censimento nel suo svolgimento pratico, si è potuto notare che l’auctoritas trovava in quella sede la massima espressione, giacché il censore vi interveniva con effetti costitutivi sullo status della persona; all’esito, con il 'condere lustrum', il censore svolgeva un ruolo propriamente fondativo, operando simbolicamente, nel segno della cittadinanza, una rifondazione e ricostituzione del popolo nella civitas, comunanza di diritto attorno al quale il popolo si aggregava, immutato nel perenne mutare delle proprie unità. La delineata centralità del censore si affermava quindi nello spazio pubblico romano, essenzialmente uno spazio giuridico-religioso, in virtù della sua attività di censere – cioè constituere, si legge nel Digesto – il populus.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88552
URN:NBN:IT:UNIROMA1-88552