La ricerca intende focalizzarsi sul tema della reificazione del corpo femminile e sulla connotazione politica che tale corpo tende ad assumere all’interno di un orizzonte patriarcale, i cui riflessi sono amplificati in determinati contesti nazionali. In questa ricerca, risulta perciò di rilievo la connessione tra corpo femminile, nell’identificazione della donna con l’aspetto procreativo-materno, nazionalismo e guerra. In quest’ottica, il corpo femminile è al centro di una “narrazione” che erige la donna a simbolo della nazione, laddove gli effetti di tale sovrapposizione sono, pienamente, visibili in guerra, nel momento in cui la donna viene reificata attraverso la costrizione sessuale attuata sul suo corpo. Nella dimensione della guerra, la riduzione della donna ad “oggetto” sessuale, dunque, ha lo scopo di distruggere un gruppo specifico, mediante il corpo femminile come “strumento” di una perdurante reificazione sociale. In tale condizione, che sottintende ad una immagine “femminilizzata” della guerra, la struttura patriarcale del nazionalismo sembra saldamente fondata, sia sulla gerarchizzazione dei rapporti uomo-donna che su una costruzione culturale della subalternità femminile, sedimentata nel tempo; ne consegue, che violare le donne diventa naturale e, specialmente, in guerra, la violenza sessuale emerge con un tratto intenzionale, come nel caso dello stupro di massa in Bosnia negli anni Novanta; cosicché dal corpo delle donne, la violenza viene quindi, attuata con l’obiettivo di determinare una disgregazione-reificazione sociale, traslata sul gruppo di appartenenza.
Guerra e nazionalismo: la reificazione del corpo femminile
SUGAMELE, LAURA
2021
Abstract
La ricerca intende focalizzarsi sul tema della reificazione del corpo femminile e sulla connotazione politica che tale corpo tende ad assumere all’interno di un orizzonte patriarcale, i cui riflessi sono amplificati in determinati contesti nazionali. In questa ricerca, risulta perciò di rilievo la connessione tra corpo femminile, nell’identificazione della donna con l’aspetto procreativo-materno, nazionalismo e guerra. In quest’ottica, il corpo femminile è al centro di una “narrazione” che erige la donna a simbolo della nazione, laddove gli effetti di tale sovrapposizione sono, pienamente, visibili in guerra, nel momento in cui la donna viene reificata attraverso la costrizione sessuale attuata sul suo corpo. Nella dimensione della guerra, la riduzione della donna ad “oggetto” sessuale, dunque, ha lo scopo di distruggere un gruppo specifico, mediante il corpo femminile come “strumento” di una perdurante reificazione sociale. In tale condizione, che sottintende ad una immagine “femminilizzata” della guerra, la struttura patriarcale del nazionalismo sembra saldamente fondata, sia sulla gerarchizzazione dei rapporti uomo-donna che su una costruzione culturale della subalternità femminile, sedimentata nel tempo; ne consegue, che violare le donne diventa naturale e, specialmente, in guerra, la violenza sessuale emerge con un tratto intenzionale, come nel caso dello stupro di massa in Bosnia negli anni Novanta; cosicché dal corpo delle donne, la violenza viene quindi, attuata con l’obiettivo di determinare una disgregazione-reificazione sociale, traslata sul gruppo di appartenenza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/88800
URN:NBN:IT:UNIROMA1-88800