La mia tesi di dottorato è incentrata sulla chiesa e il convento dei Santi Filippo e Giacomo Minore agli Eremitani della città di Padova. Il suo scopo è analizzare l’evoluzione e la descrizione degli spazi architettonici lungo i secoli, dalla fondazione a oggi. La casa agostiniana è stata meno investigata rispetto agli altri complessi mendicanti patavini. L’unica monografia scientifica risale al 1970 ed è il testo di Sergio Bettini e Lionello Puppi. Nel medioevo gli ordini mendicanti creano un tipo uniforme di architettura che deriva da quella cistercense. Tuttavia gli studi sono generalmente indirizzati sui Domenicani e i Francescani. Nel corso della mia ricerca ho cercato di utilizzare un approccio multidisciplinare: l’osservazione diretta, l’utilizzo della cartografia e della fotografia storica, la trascrizione dei documenti e anche l’uso delle moderne tecnologie investigative non invasive come il georadar. Il primo capitolo si concentra sul contesto storico, ricostruendo l’arrivo degli Agostiniani in città, e le date principali di costruzione di chiesa e convento, oltre a cercare di focalizzare meglio la figura del famoso ingegnere architetto Giovanni degli Eremitani. Il capitolo seguente descrive l’architettura dell’edificio ecclesiastico, una chiesa mononavata della tipologia a granaio con la celeberrima copertura a carena di nave dell’Eremitano. La tesi poi si sofferma sulle varie fasi di costruzione del tempio, soprattutto in epoca medievale, proponendo nuove planimetrie, prospetti ricostruttivi e modelli solidi. Una particolare attenzione è stata data all’interno della chiesa come si presentava durante il XIV secolo, analizzando gli altari, le loro dedicazioni e giuspatronati e il distrutto tramezzo. Un prezioso aiuto proviene dalla trascrizione integrale di un inventario del corredo dei tessili risalente all’ultimo trentennio del Trecento. Il convento strutturato intorno a due chiostri, divenne la “Caserma Gattamelata” dopo la soppressione napoleonica del 1806, attualmente è sede del Museo Civico. L’uso militare è stato la causa del bombardamento anglo-americano dell’11 marzo 1944, quando parti consistenti di chiesa e convento furono distrutti. La tesi analizza anche i restauri dalla casa agostiniana che si sono avvicendati nel corso dei secoli. Non è semplice ricostruire la funzione dei vari ambienti all’interno del convento quando era abitato dai frati eremitani, infatti, le strutture abitative dei mendicanti sono poco investigate rispetto alle chiese. Molte informazioni del convento patavino sono perse, anche a causa della distruzione e demolizione di parti dell’ex complesso religioso. Alcune informazioni per il periodo medievale possono essere ricavate dai lasciti testamentari. Ci rimangono due descrizioni della casa agostiniana risalenti al XVII secolo: una nel libro Della felicità di Padova del 1623, l’altra è nella Relazione del 25 novembre 1650 stesa in seguito alle indagini promosse n Italia da Innocenzo X. Entrambe sono molto importanti perché prodotte da un priore del convento, quindi verosimili rappresentazioni dello stato degli edifici in tali anni. Non sempre si è potuto riconoscere la funzione esatta dei vari vani, tuttavia molte incognite sono state chiarite grazie alla mia ricerca.
Il complesso degli Eremitani a Padova: l'architettura di chiesa e convento dalle origini a oggi
PULISCI, CARLO
2013
Abstract
La mia tesi di dottorato è incentrata sulla chiesa e il convento dei Santi Filippo e Giacomo Minore agli Eremitani della città di Padova. Il suo scopo è analizzare l’evoluzione e la descrizione degli spazi architettonici lungo i secoli, dalla fondazione a oggi. La casa agostiniana è stata meno investigata rispetto agli altri complessi mendicanti patavini. L’unica monografia scientifica risale al 1970 ed è il testo di Sergio Bettini e Lionello Puppi. Nel medioevo gli ordini mendicanti creano un tipo uniforme di architettura che deriva da quella cistercense. Tuttavia gli studi sono generalmente indirizzati sui Domenicani e i Francescani. Nel corso della mia ricerca ho cercato di utilizzare un approccio multidisciplinare: l’osservazione diretta, l’utilizzo della cartografia e della fotografia storica, la trascrizione dei documenti e anche l’uso delle moderne tecnologie investigative non invasive come il georadar. Il primo capitolo si concentra sul contesto storico, ricostruendo l’arrivo degli Agostiniani in città, e le date principali di costruzione di chiesa e convento, oltre a cercare di focalizzare meglio la figura del famoso ingegnere architetto Giovanni degli Eremitani. Il capitolo seguente descrive l’architettura dell’edificio ecclesiastico, una chiesa mononavata della tipologia a granaio con la celeberrima copertura a carena di nave dell’Eremitano. La tesi poi si sofferma sulle varie fasi di costruzione del tempio, soprattutto in epoca medievale, proponendo nuove planimetrie, prospetti ricostruttivi e modelli solidi. Una particolare attenzione è stata data all’interno della chiesa come si presentava durante il XIV secolo, analizzando gli altari, le loro dedicazioni e giuspatronati e il distrutto tramezzo. Un prezioso aiuto proviene dalla trascrizione integrale di un inventario del corredo dei tessili risalente all’ultimo trentennio del Trecento. Il convento strutturato intorno a due chiostri, divenne la “Caserma Gattamelata” dopo la soppressione napoleonica del 1806, attualmente è sede del Museo Civico. L’uso militare è stato la causa del bombardamento anglo-americano dell’11 marzo 1944, quando parti consistenti di chiesa e convento furono distrutti. La tesi analizza anche i restauri dalla casa agostiniana che si sono avvicendati nel corso dei secoli. Non è semplice ricostruire la funzione dei vari ambienti all’interno del convento quando era abitato dai frati eremitani, infatti, le strutture abitative dei mendicanti sono poco investigate rispetto alle chiese. Molte informazioni del convento patavino sono perse, anche a causa della distruzione e demolizione di parti dell’ex complesso religioso. Alcune informazioni per il periodo medievale possono essere ricavate dai lasciti testamentari. Ci rimangono due descrizioni della casa agostiniana risalenti al XVII secolo: una nel libro Della felicità di Padova del 1623, l’altra è nella Relazione del 25 novembre 1650 stesa in seguito alle indagini promosse n Italia da Innocenzo X. Entrambe sono molto importanti perché prodotte da un priore del convento, quindi verosimili rappresentazioni dello stato degli edifici in tali anni. Non sempre si è potuto riconoscere la funzione esatta dei vari vani, tuttavia molte incognite sono state chiarite grazie alla mia ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/89337
URN:NBN:IT:UNIPD-89337