Lo sviluppo della mobilità privata su gomma, avvenuta a partire dal secolo scorso, ha trasformato profondamente il ruolo della strada all’interno dei contesti urbanizzati ed il sistema di relazioni che si instaurava fra di essi, mutando da un rapporto diretto, in cui la strada risultava essere una naturale estensione dell’edificato, fruibile ad una sola velocità di percorrenza, quella del pedone, ad un rapporto indiretto di elemento attraversante – la strada – ed elemento attraversato – l’insediamento. La strada perde la sua vocazione di spazio pubblico di relazione, divenendo elemento tecnologico puro, con il solo scopo di consentire connessioni veloci anche fra ambiti urbani distanti e privi di relazioni dirette. La gestione dei volumi di traffico supera per importanza lo studio di inserimento nei contesti urbani, riducendo la progettazione delle strade ad un esercizio ingegneristico piuttosto che al governo dell’espansione della città e dei criteri insediativi che la regolano. Inoltre, la necessità di gestire le diverse velocità di percorrenza ed i diversi utilizzi della strada stessa, trova soluzione nella nascita della “strada per le auto”, sancendo la definitiva interruzione dei rapporti tra strada e insediamento. Dalla metà del novecento si riinizia a pensare alla strada come volume edificato ed elemento organizzatore dello spazio attraversato e si cerca di interpretare il complesso sistema di relazioni instaurato con i contesti urbani attraversati. Sono molteplici gli esempi di interventi su realtà esistenti o di trasformazione e razionalizzazione della fruizione delle autostrade urbane. Nel panorama internazionale si spazia dai progetti utopistici del periodo Megastrutturista; a sporadici esempi di edificio/strada come il caso Berlinese del progetto di Heinrichs e Krebs; a vere e proprie teorizzazioni sul riutilizzo di spazi di risulta generati in ambito urbano da viadotti e svincoli; allo studio di sovrapposizioni, integrazioni e mediazioni tra velocità autostradale e staticità dei contesti insediati caratteristici degli interventi spagnoli degli anni ’90 del secolo scorso. È interessante notare come si strutturi un vero e proprio dibattito sulla importanza di interpretare e gestire le relazioni tra autostrada urbana e città, accompagnato da studi di modelli di analisi che tengano conto simultaneamente dell’elemento attraversante e dello spazio attraversato. L’inserimento di variabili quali velocità, distanza fisica e distanza temporale, concentrazioni d’uso e volumi di traffico, unita al superamento dell’analisi bidimensionale del territorio, consente di restituire modelli interpretativi in grado di suggerire possibili strategie d’intervento su contesti esistenti o su realtà di nuova progettazione, in cui l’approccio progettuale tenda conto dei diversi punti di osservazione, dal piano strale e dal piano urbano. L’analisi di un caso studio come il GRA, Grande Raccordo Anulare di Roma, consente di verificare l’importanza di alcune variabili, nella ricerca di possibili strategie d’intervento a soluzione delle problematiche legate alla presenza di un’autostrada veloce in un ambito urbano. L’infrastruttura nata inizialmente ad una notevole distanza dalle aree urbanizzate, si caratterizza per essere stata essa stessa promotrice dell’effetto città, spesso in assenza di programmazione, risultando ad oggi fagocitata in più punti dagli insediamenti che da essa dipendono e per cui la stessa rappresenta un’opportunità di connessione ed una profonda cesura con gli ambiti limitrofi. L’importanza dell’autostrada per gli ambiti che attraversa suggerisce ipotesi di intervento che superino il semplice tentativo di nascondere il problema dato dall’elemento attraversante, spingendosi verso la ricerca di modelli di integrazione tra infrastruttura ed edificio.
Città e autostrada urbana
BISCETTI, GIORGIO
2016
Abstract
Lo sviluppo della mobilità privata su gomma, avvenuta a partire dal secolo scorso, ha trasformato profondamente il ruolo della strada all’interno dei contesti urbanizzati ed il sistema di relazioni che si instaurava fra di essi, mutando da un rapporto diretto, in cui la strada risultava essere una naturale estensione dell’edificato, fruibile ad una sola velocità di percorrenza, quella del pedone, ad un rapporto indiretto di elemento attraversante – la strada – ed elemento attraversato – l’insediamento. La strada perde la sua vocazione di spazio pubblico di relazione, divenendo elemento tecnologico puro, con il solo scopo di consentire connessioni veloci anche fra ambiti urbani distanti e privi di relazioni dirette. La gestione dei volumi di traffico supera per importanza lo studio di inserimento nei contesti urbani, riducendo la progettazione delle strade ad un esercizio ingegneristico piuttosto che al governo dell’espansione della città e dei criteri insediativi che la regolano. Inoltre, la necessità di gestire le diverse velocità di percorrenza ed i diversi utilizzi della strada stessa, trova soluzione nella nascita della “strada per le auto”, sancendo la definitiva interruzione dei rapporti tra strada e insediamento. Dalla metà del novecento si riinizia a pensare alla strada come volume edificato ed elemento organizzatore dello spazio attraversato e si cerca di interpretare il complesso sistema di relazioni instaurato con i contesti urbani attraversati. Sono molteplici gli esempi di interventi su realtà esistenti o di trasformazione e razionalizzazione della fruizione delle autostrade urbane. Nel panorama internazionale si spazia dai progetti utopistici del periodo Megastrutturista; a sporadici esempi di edificio/strada come il caso Berlinese del progetto di Heinrichs e Krebs; a vere e proprie teorizzazioni sul riutilizzo di spazi di risulta generati in ambito urbano da viadotti e svincoli; allo studio di sovrapposizioni, integrazioni e mediazioni tra velocità autostradale e staticità dei contesti insediati caratteristici degli interventi spagnoli degli anni ’90 del secolo scorso. È interessante notare come si strutturi un vero e proprio dibattito sulla importanza di interpretare e gestire le relazioni tra autostrada urbana e città, accompagnato da studi di modelli di analisi che tengano conto simultaneamente dell’elemento attraversante e dello spazio attraversato. L’inserimento di variabili quali velocità, distanza fisica e distanza temporale, concentrazioni d’uso e volumi di traffico, unita al superamento dell’analisi bidimensionale del territorio, consente di restituire modelli interpretativi in grado di suggerire possibili strategie d’intervento su contesti esistenti o su realtà di nuova progettazione, in cui l’approccio progettuale tenda conto dei diversi punti di osservazione, dal piano strale e dal piano urbano. L’analisi di un caso studio come il GRA, Grande Raccordo Anulare di Roma, consente di verificare l’importanza di alcune variabili, nella ricerca di possibili strategie d’intervento a soluzione delle problematiche legate alla presenza di un’autostrada veloce in un ambito urbano. L’infrastruttura nata inizialmente ad una notevole distanza dalle aree urbanizzate, si caratterizza per essere stata essa stessa promotrice dell’effetto città, spesso in assenza di programmazione, risultando ad oggi fagocitata in più punti dagli insediamenti che da essa dipendono e per cui la stessa rappresenta un’opportunità di connessione ed una profonda cesura con gli ambiti limitrofi. L’importanza dell’autostrada per gli ambiti che attraversa suggerisce ipotesi di intervento che superino il semplice tentativo di nascondere il problema dato dall’elemento attraversante, spingendosi verso la ricerca di modelli di integrazione tra infrastruttura ed edificio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/89396
URN:NBN:IT:UNIROMA1-89396