Overpopulation, climate change, poverty, justice, social equity, and health are the issues and challenges that transversely affect the human habitat in terms of strategies and urban space production. In 2010, Kazujo Sejima, as 12th Venice Biennale director, questions, 'Can architecture help clarify new values and a new lifestyle for the 21st century?' This research identifies the Human Scale as an affirmative answer. In recent years the scientific and specialized literature (mainly Anglo-Saxon and introduced primarily by the Danish architect Jan Gehl) has widely discussed the Human Scale concept, considering its articulated dimension. It referred not only to the mathematical-geometric "measure" of space but also the biological, social, cultural, and economic conditions of the human being, according to, at least, a triple declination: human, architectural, and political. The first declination is linked to man, to his perception of space as body and mind in their indissoluble unity (measure, size, movement). The second is related to the architectural form and, in particular, to its porosity, continuity, and accessibility. The third interprets the Human Scale as res publica, ‘cosa di tutti’ as a (public) space, and (public) politics. Two case studies emblematize the Human Scale choice: the city of New York and Copenhagen, internationally recognized as excellent laboratories of new forms of urbanity of the 21st century, held together, moreover, by the central figure of Jan Gehl. The study of the parts of the city examined make it clear how the application of the Human Scale gives rise to a porous, accessible, easily and happily practicable architecture of the city, configuring in everyday use an aggregating and resilient architecture that stands infrastructural form at the service of the community.

Sovrappopolamento, cambiamenti climatici, povertà, giustizia, equità sociale e salute sono i temi e le sfide che toccano trasversalmente l’habitat umano sia in termini di strategie sia in termini di produzione dello spazio urbano. Di fronte alla domanda posta da Kazujo Sejima in occasione della Biennale veneziana da lei diretta nel 2010, se l’architettura possa ancora “[...] chiarire nuovi valori e stili di vita per il XXI secolo?”, la presente ricerca individua nella Human Scale la questione chiave in grado di offrire la possibilità di una risposta affermativa. Il concetto di Human Scale, di cui in questi ultimi anni la letteratura scientifica e specialistica (in particolare anglosassone ed introdotta in primis dell’architetto danese Jan Gehl) sta ampiamente discutendo, va considerata nella sua dimensione articolata, riferita non solo (e non tanto) alla “misura” matematico- geometrica dello spazio, ma anche alle condizioni biologiche, sociali, culturali ed economiche dell’essere umano, secondo una declinazione (almeno) triplice: umana, architettonica e politica. Il primo aspetto è legato all’uomo, alla sua percezione dello spazio come corpo e mente nella loro indissolubile unità (misura, dimensione, movimento); il secondo è legato alla forma architettonica e, in particolare, alla sua porosità, continuità e accessibilità; il terzo interpreta la Human Scale come res publica, “cosa di tutti”, in quanto spazio (pubblico) e politica (pubblica). A emblematizzare la scelta della Human Scale, sono stati individuati due casi-studio: la città di New York e quella di Copenhagen, internazionalmente riconosciute come laboratori importanti di nuove forme di urbanità del XXI secolo, tenuti insieme, peraltro, dalla figura centrale di Jan Gehl. Lo studio delle parti di città prese in esame rendono evidente come l’applicazione della Human Scale dia luogo a un’architettura della città porosa, accessibile, facilmente e felicemente praticabile, configurando nell’uso quotidiano un’architettura aggregante e resiliente che si pone quale forma infrastrutturale al servizio della collettività.

La human scale nell'architettura della città del XXI secolo. I casi di New York e Copenhagen

NAVARRA, DEBORAH
2020

Abstract

Overpopulation, climate change, poverty, justice, social equity, and health are the issues and challenges that transversely affect the human habitat in terms of strategies and urban space production. In 2010, Kazujo Sejima, as 12th Venice Biennale director, questions, 'Can architecture help clarify new values and a new lifestyle for the 21st century?' This research identifies the Human Scale as an affirmative answer. In recent years the scientific and specialized literature (mainly Anglo-Saxon and introduced primarily by the Danish architect Jan Gehl) has widely discussed the Human Scale concept, considering its articulated dimension. It referred not only to the mathematical-geometric "measure" of space but also the biological, social, cultural, and economic conditions of the human being, according to, at least, a triple declination: human, architectural, and political. The first declination is linked to man, to his perception of space as body and mind in their indissoluble unity (measure, size, movement). The second is related to the architectural form and, in particular, to its porosity, continuity, and accessibility. The third interprets the Human Scale as res publica, ‘cosa di tutti’ as a (public) space, and (public) politics. Two case studies emblematize the Human Scale choice: the city of New York and Copenhagen, internationally recognized as excellent laboratories of new forms of urbanity of the 21st century, held together, moreover, by the central figure of Jan Gehl. The study of the parts of the city examined make it clear how the application of the Human Scale gives rise to a porous, accessible, easily and happily practicable architecture of the city, configuring in everyday use an aggregating and resilient architecture that stands infrastructural form at the service of the community.
17-dic-2020
Italiano
Sovrappopolamento, cambiamenti climatici, povertà, giustizia, equità sociale e salute sono i temi e le sfide che toccano trasversalmente l’habitat umano sia in termini di strategie sia in termini di produzione dello spazio urbano. Di fronte alla domanda posta da Kazujo Sejima in occasione della Biennale veneziana da lei diretta nel 2010, se l’architettura possa ancora “[...] chiarire nuovi valori e stili di vita per il XXI secolo?”, la presente ricerca individua nella Human Scale la questione chiave in grado di offrire la possibilità di una risposta affermativa. Il concetto di Human Scale, di cui in questi ultimi anni la letteratura scientifica e specialistica (in particolare anglosassone ed introdotta in primis dell’architetto danese Jan Gehl) sta ampiamente discutendo, va considerata nella sua dimensione articolata, riferita non solo (e non tanto) alla “misura” matematico- geometrica dello spazio, ma anche alle condizioni biologiche, sociali, culturali ed economiche dell’essere umano, secondo una declinazione (almeno) triplice: umana, architettonica e politica. Il primo aspetto è legato all’uomo, alla sua percezione dello spazio come corpo e mente nella loro indissolubile unità (misura, dimensione, movimento); il secondo è legato alla forma architettonica e, in particolare, alla sua porosità, continuità e accessibilità; il terzo interpreta la Human Scale come res publica, “cosa di tutti”, in quanto spazio (pubblico) e politica (pubblica). A emblematizzare la scelta della Human Scale, sono stati individuati due casi-studio: la città di New York e quella di Copenhagen, internazionalmente riconosciute come laboratori importanti di nuove forme di urbanità del XXI secolo, tenuti insieme, peraltro, dalla figura centrale di Jan Gehl. Lo studio delle parti di città prese in esame rendono evidente come l’applicazione della Human Scale dia luogo a un’architettura della città porosa, accessibile, facilmente e felicemente praticabile, configurando nell’uso quotidiano un’architettura aggregante e resiliente che si pone quale forma infrastrutturale al servizio della collettività.
Human scale; urban design; social purpose; new york; copenhagen; nuovo umanesimo; public space; public policy; spazio pubblico; politica pubblica; progettazione architettonica
CRICONIA, Alessandra
GREGORY, Paola
ROSSI, Piero Ostilio
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/89420
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-89420