Gli ecovillaggi sono definibili come comunità intenzionali sperimentali ispirate a valori di tipo ecologico il cui fine ultimo è quello di rigenerare gli ambienti sociali e naturali attraverso la vita comunitaria ritenuta la via più efficace per arginare la crisi ecologica globale e le tendenze disgreganti della società contemporanea. Questo stile di vita si traduce in azioni tangibili che aspirano a creare relazioni di prossimità con la terra e con l’ambiente naturale. Tali comunità, seppur molto eterogenee, hanno come obiettivo condiviso il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare ed energetica. L’ecologia ambientale viene perseguita in primo luogo con metodi di coltivazione alternativi quali la permacultura o pratiche agricole biodinamiche e biologiche. All’autoproduzione alimentare si lega la messa in discussione della logica economica dello scambio equivalente prediligendo invece la cultura del dono. Tali comunità hanno la capacità di creare reti radicate nel territorio che promuovono un’azione razionale e pragmatica sia in relazione al modo in cui si mangia sia ai prodotti che vengono utilizzati, interagendo anche con networks affini come la rete dei gruppi di acquisto solidale. Scopo della ricerca è descrivere come i principi della sostenibilità vengano tradotti in pratiche quotidiane, mettendo in luce che l’autosufficienza, l’autoproduzione alimentare e l’estetizzazione delle pratiche quotidiane sono veicoli attraverso cui rivelare la natura alternativa dello stile di vita proposto dagli ecovillaggi, che si pone come principale obiettivo la ricerca di un benessere che implica la continua manipolazione e ridefinizione dell’idea di natura e naturalità. Un focus privilegiato è dedicato alle pratiche alimentari e ai significati simbolici ad esse connessi. In particolare, seguendo l’approccio proposto dalla “multispecies ethnography”, il cibo può essere considerato una “zona di contatto” dove l’interazione tra diversi attori, umani e non umani è profondamente connessa all’idea di prossimità, apprendimento reciproco e creatività. Le pratiche alimentari si collocano al centro dell’asse natura/cultura, di conseguenza il cibo autoprodotto è il risultato di un processo di co-costruzione che coinvolge gli esseri umani e ambiente naturale. La ricerca è stata condotta adottando una metodologia di tipo qualitativo basata su diversi mesi di osservazione partecipante condotta presso le comunità scelte come casi studio e la raccolta di testimonianze orali. Il fieldwork si è concentrato tra la Toscana, dove sorge la Comune di Bagnaia, e la Puglia in cui sono situati la Comune di Urupia e l’ecovillaggio Giardino della Gioia. La raccolta dei dati e delle interviste è cominciata nel Febbraio 2013 e si è conclusa nell’estate 2014.
Ecovillaggi e autosufficienza. Orizzonti di sostenibilità nelle comunità intenzionali italiane
BROMBIN, ALICE
2015
Abstract
Gli ecovillaggi sono definibili come comunità intenzionali sperimentali ispirate a valori di tipo ecologico il cui fine ultimo è quello di rigenerare gli ambienti sociali e naturali attraverso la vita comunitaria ritenuta la via più efficace per arginare la crisi ecologica globale e le tendenze disgreganti della società contemporanea. Questo stile di vita si traduce in azioni tangibili che aspirano a creare relazioni di prossimità con la terra e con l’ambiente naturale. Tali comunità, seppur molto eterogenee, hanno come obiettivo condiviso il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare ed energetica. L’ecologia ambientale viene perseguita in primo luogo con metodi di coltivazione alternativi quali la permacultura o pratiche agricole biodinamiche e biologiche. All’autoproduzione alimentare si lega la messa in discussione della logica economica dello scambio equivalente prediligendo invece la cultura del dono. Tali comunità hanno la capacità di creare reti radicate nel territorio che promuovono un’azione razionale e pragmatica sia in relazione al modo in cui si mangia sia ai prodotti che vengono utilizzati, interagendo anche con networks affini come la rete dei gruppi di acquisto solidale. Scopo della ricerca è descrivere come i principi della sostenibilità vengano tradotti in pratiche quotidiane, mettendo in luce che l’autosufficienza, l’autoproduzione alimentare e l’estetizzazione delle pratiche quotidiane sono veicoli attraverso cui rivelare la natura alternativa dello stile di vita proposto dagli ecovillaggi, che si pone come principale obiettivo la ricerca di un benessere che implica la continua manipolazione e ridefinizione dell’idea di natura e naturalità. Un focus privilegiato è dedicato alle pratiche alimentari e ai significati simbolici ad esse connessi. In particolare, seguendo l’approccio proposto dalla “multispecies ethnography”, il cibo può essere considerato una “zona di contatto” dove l’interazione tra diversi attori, umani e non umani è profondamente connessa all’idea di prossimità, apprendimento reciproco e creatività. Le pratiche alimentari si collocano al centro dell’asse natura/cultura, di conseguenza il cibo autoprodotto è il risultato di un processo di co-costruzione che coinvolge gli esseri umani e ambiente naturale. La ricerca è stata condotta adottando una metodologia di tipo qualitativo basata su diversi mesi di osservazione partecipante condotta presso le comunità scelte come casi studio e la raccolta di testimonianze orali. Il fieldwork si è concentrato tra la Toscana, dove sorge la Comune di Bagnaia, e la Puglia in cui sono situati la Comune di Urupia e l’ecovillaggio Giardino della Gioia. La raccolta dei dati e delle interviste è cominciata nel Febbraio 2013 e si è conclusa nell’estate 2014.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/89427
URN:NBN:IT:UNIPD-89427