Gli intellettuali bizantini non leggevano le opere antiche in modo passivo: essi si accostavano alla lettura sempre con il calamo in mano, così da poter correggere gli errori del testo, aggiungere annotazioni o scolii marginali, inserire commentari, oppure per raccogliere citazioni, che essi depositavano in quaderni di appunti. Lo studio di una silloge di estratti permette di accostarsi allo scrittoio di un erudito del passato, per comprendere quali testi leggeva, con quale scopo, e secondo quale metodo selezionava i passi da citare. Il Neap. II C 32 costituisce una testimonianza eccezionale di questa pratica di lettura attiva. Esso riflette gli interessi di lettura di un gruppo di dotti che avevano l’abitudine di annotare i passi più interessanti di tutte le opere che essi leggevano. Il codice è stato trascritto da un copista di professione, Giorgio Galesiotes, notaio presso il patriarcato di Costantinopoli nella prima metà del XIV secolo. Il manoscritto non costituisce un cahier de notes di un dotto, ma la messa in pulito di molteplici antologie di estratti. Le sillogi furono copiate e ordinate secondo un progetto preciso. Il codice, infatti, si può suddividere in tre sezioni: la prima è dedicata alla Bibbia (ff. 1-27), la seconda alle opere di argomento sacro (ff. 28-149), la terza agli autori profani (ff. 150-372). L’analisi critico-testuale degli estratti consente di collocare le sillogi tràdite dal Neap. II C 32 nell’ambito della tradizione manoscritta degli autori escerpiti e di ricostruire il network erudito nell’ambito del quale il codice fu prodotto.
Leggere per excerpta. La silloge di estratti conservata nel manoscritto greco Napoli, Biblioteca Nazionale II C 32
MAZZON, OTTAVIA
2018
Abstract
Gli intellettuali bizantini non leggevano le opere antiche in modo passivo: essi si accostavano alla lettura sempre con il calamo in mano, così da poter correggere gli errori del testo, aggiungere annotazioni o scolii marginali, inserire commentari, oppure per raccogliere citazioni, che essi depositavano in quaderni di appunti. Lo studio di una silloge di estratti permette di accostarsi allo scrittoio di un erudito del passato, per comprendere quali testi leggeva, con quale scopo, e secondo quale metodo selezionava i passi da citare. Il Neap. II C 32 costituisce una testimonianza eccezionale di questa pratica di lettura attiva. Esso riflette gli interessi di lettura di un gruppo di dotti che avevano l’abitudine di annotare i passi più interessanti di tutte le opere che essi leggevano. Il codice è stato trascritto da un copista di professione, Giorgio Galesiotes, notaio presso il patriarcato di Costantinopoli nella prima metà del XIV secolo. Il manoscritto non costituisce un cahier de notes di un dotto, ma la messa in pulito di molteplici antologie di estratti. Le sillogi furono copiate e ordinate secondo un progetto preciso. Il codice, infatti, si può suddividere in tre sezioni: la prima è dedicata alla Bibbia (ff. 1-27), la seconda alle opere di argomento sacro (ff. 28-149), la terza agli autori profani (ff. 150-372). L’analisi critico-testuale degli estratti consente di collocare le sillogi tràdite dal Neap. II C 32 nell’ambito della tradizione manoscritta degli autori escerpiti e di ricostruire il network erudito nell’ambito del quale il codice fu prodotto.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/89444
URN:NBN:IT:UNIPD-89444