Il presente lavoro si propone di analizzare il principio di differenziazione che, nell’ambito dei processi di federalismo, identifica una relazione di “adaequatio rei et iuris” votata a permettere politiche calibrate sulla specificità delle situazioni locali. Si tratta di una prospettiva che è utile approfondire perché il metodo della differenziazione dell’autonomia, inaugurato in tempi risalenti proprio nel contesto costituzionale italiano delle Regioni speciali, sta registrando in tempi più recenti una crescente diffusione. In particolare, la trattazione analizza l’ampio dibattito dottrinale, sia classico che recente, in tema di regionalismo e federalismo, nonché il dibattito teorico sui grandi principi di uguaglianza e di autonomia; di uniformità e di differenziazione. Dall’altro approfondisce la legislazione emanata a livello sia statale che regionale, l’individuazione delle best pratices, i percorsi della giurisprudenza costituzionale a questo riguardo (prima parte). In prosieguo, sono considerate le recenti esperienze di alcuni Paesi europei utilizzando un metodo comparativo: sono analizzati i sistemi di differenziazione tedesco, spagnolo e scozzese, in quanto per diverse analogie, si possono presentare come un passaggio necessario nell’orientamento degli sviluppi del sistema italiano (seconda parte). L’illustrazione si è poi soffermata sulle singole specialità già previste in Costituzione, allo scopo di verificare se, anche a seguito del processo di integrazione europea, le ragioni e le giustificazioni delle specialità storiche siano ancora attuali (terza parte). Si darà conto degli interventi legislativi in materia, dell'attività interpretativa della Corte costituzionale e delle principali acquisizioni dottrinali maturate nel dibattito scientifico. Più specificatamente, la prima parte ha inteso valutare, nel I capitolo, il principio costituzionale di differenziazione all’interno dell’ordinamento italiano, considerando lo sviluppo teorico e dottrinale che ha accompagnato, valorizzando questo principio, il regionalismo italiano dalla Legge n. 142 del 1990 alla riforma Bassanini. In quest’ambito si effettua una valutazione a distanza di ormai oltre quindici anni del terzo decentramento, analizzando i concreti assetti che si sono realizzati nelle regioni italiane. La trattazione si è indirizzata poi sulla genesi dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione come novellato dall'articolo 2 della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato l'intero Titolo V. Metodologicamente, si sceglie di illustrare l’iter e i limiti per la formazione della legge di differenziazione nonché le ragioni di inattuazione dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione per poi analizzare i possibili spazi in cui potrebbe svilupparsi il principio di differenziazione anche alla luce del disegno di Legge costituzionale A.C. 2613. La seconda parte, articolata in quattro capitoli, illustra il principio di differenziazione regionale nel quadro europeo. Il I capitolo dedica un focus specifico al sistema federale tedesco, sul cd. Föderalismusreform I – II, approvato tra il 2006 e il 2009, in quanto modello capace di coniugare in modo efficace la flessibilità necessaria ad un continuo sviluppo e la rigidità per garantire cambiamenti graduali dell’ordinamento. Il II capitolo ripercorre l’evoluzione del sistema di organizzazione territoriale contenuto nella Costituzione spagnola del 1978 ad oggi, con particolare attenzione all’esito finale del processo di regionalismo differenziato, valutandolo sia alla luce dei commenti dottrinali che dei risultati concreti. Il III capitolo è dedicato agli ultimi sviluppi inerenti l’ordinamento spagnolo in particolare alla cd. “questione catalana” e alle sue vicende statutarie. Al riguardo la ricerca è partita con un approfondimento analitico della legge organica del 19 luglio 2006, n. 6 per poi evidenziare gli effetti della sentenza del Tribunale Costituzionale (STC) 31/2010, del 28 giugno 2010. Sono state quindi analizzate le complesse vicende che hanno poi portato alla sospensione, per effetto del ricorso alla Corte costituzionale da parte del Governo spagnolo, del referendum per l’indipendenza della Catalogna. Per completare l’analisi dei processi di differenziazione, il IV capitolo è dedicato ai recentissimi sviluppi del processo di nation – building avvenuti in Scozia, di cui vengono approfondite sia lo sviluppo legislativo che le problematiche dottrinali. La terza parte dello svolgimento è suddivisa in sei capitoli e analizza puntualmente l’unica differenziazione di carattere strutturale presente nel nostro Paese: quella inerente alle Regioni speciali allo scopo di evidenziare i precipui elementi di differenziazione, sia tra loro sia nel confronto con le altre autonomie ordinarie. In particolare, il I capitolo approfondisce l’analisi della differenziazione nell’ambito delle regioni speciali italiane. L’incipit della disamina è costituito dai lavori preparatori in Assemblea costituente. Dopo aver descritto le principali posizioni elaborate nel panorama dottrinario italiano, si offrono riflessioni sull’attualità delle giustificazioni dell’autonomia speciale, anche considerando in quale misura può ritenersi giustificato il privilegio finanziario di cui godono alcune di queste regioni speciali. Il II capitolo riguarda la specialità riconosciuta alla regione della Valle d’Aosta, in quanto è stata caratterizzata da un processo di cambiamento di natura incrementale. Si specificano le ragioni storiche della specialità, soffermandosi sull’autonomia in materia legislativa e amministrativa e descrivendo la struttura dell’autonomia finanziaria regionale. Il III capitolo si dedica all’autonomia del Friuli Venezia Giulia analizzando gli specifici poteri, le materie di competenza esclusiva regionale e concorrente con riguardo ai diversi settori. Il IV capitolo si sofferma sulla specialità della regione Trentino Alto Adige o meglio delle Province autonome di Trento e Bolzano. A questo riguardo, è stata compiuta un’analisi sia sui decreti legislativi di attuazione dello Statuto sia sulla legislazione regionale provinciale. In particolare, si approfondisce l’assetto finanziario dopo l’Accordo di Milano. Il V capitolo, esamina lo Statuto speciale della regione Sardegna, sia sotto il profilo legislativo, amministrativo e finanziario. Inoltre, sono state puntualmente analizzate le leggi costituzionali che hanno modificato nel tempo lo Statuto (Legge Costituzionale 1/1972; Legge 122/1983; Legge Costituzionale 1/1986; Legge Costituzionale 3/1989; Legge Costituzionale 2/1993; Legge Costituzionale 2/2001) nonché gli interventi della Corte costituzionale. Il VI capitolo ripercorre la specialità riconosciuta dal legislatore alla regione Sicilia in materia di legislazione esclusiva, integrativa – concorrente nonché nell’ambito dell’organizzazione amministrativa e finanziaria. Si dà conto anche della recente sentenza n. 255/2014 della Corte costituzionale. Il capitolo conclusivo è dedicato, anche alla luce delle analisi comparate svolte, ad una valutazione complessiva del principio di differenziazione, offrendo delle osservazioni sulle prospettive del regionalismo italiano.

Il principio costituzionale di differenziazione nello sviluppo dei processi di decentramento e di federalismo

SCARABEL, TANIA
2015

Abstract

Il presente lavoro si propone di analizzare il principio di differenziazione che, nell’ambito dei processi di federalismo, identifica una relazione di “adaequatio rei et iuris” votata a permettere politiche calibrate sulla specificità delle situazioni locali. Si tratta di una prospettiva che è utile approfondire perché il metodo della differenziazione dell’autonomia, inaugurato in tempi risalenti proprio nel contesto costituzionale italiano delle Regioni speciali, sta registrando in tempi più recenti una crescente diffusione. In particolare, la trattazione analizza l’ampio dibattito dottrinale, sia classico che recente, in tema di regionalismo e federalismo, nonché il dibattito teorico sui grandi principi di uguaglianza e di autonomia; di uniformità e di differenziazione. Dall’altro approfondisce la legislazione emanata a livello sia statale che regionale, l’individuazione delle best pratices, i percorsi della giurisprudenza costituzionale a questo riguardo (prima parte). In prosieguo, sono considerate le recenti esperienze di alcuni Paesi europei utilizzando un metodo comparativo: sono analizzati i sistemi di differenziazione tedesco, spagnolo e scozzese, in quanto per diverse analogie, si possono presentare come un passaggio necessario nell’orientamento degli sviluppi del sistema italiano (seconda parte). L’illustrazione si è poi soffermata sulle singole specialità già previste in Costituzione, allo scopo di verificare se, anche a seguito del processo di integrazione europea, le ragioni e le giustificazioni delle specialità storiche siano ancora attuali (terza parte). Si darà conto degli interventi legislativi in materia, dell'attività interpretativa della Corte costituzionale e delle principali acquisizioni dottrinali maturate nel dibattito scientifico. Più specificatamente, la prima parte ha inteso valutare, nel I capitolo, il principio costituzionale di differenziazione all’interno dell’ordinamento italiano, considerando lo sviluppo teorico e dottrinale che ha accompagnato, valorizzando questo principio, il regionalismo italiano dalla Legge n. 142 del 1990 alla riforma Bassanini. In quest’ambito si effettua una valutazione a distanza di ormai oltre quindici anni del terzo decentramento, analizzando i concreti assetti che si sono realizzati nelle regioni italiane. La trattazione si è indirizzata poi sulla genesi dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione come novellato dall'articolo 2 della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato l'intero Titolo V. Metodologicamente, si sceglie di illustrare l’iter e i limiti per la formazione della legge di differenziazione nonché le ragioni di inattuazione dell’articolo 116, terzo comma, Costituzione per poi analizzare i possibili spazi in cui potrebbe svilupparsi il principio di differenziazione anche alla luce del disegno di Legge costituzionale A.C. 2613. La seconda parte, articolata in quattro capitoli, illustra il principio di differenziazione regionale nel quadro europeo. Il I capitolo dedica un focus specifico al sistema federale tedesco, sul cd. Föderalismusreform I – II, approvato tra il 2006 e il 2009, in quanto modello capace di coniugare in modo efficace la flessibilità necessaria ad un continuo sviluppo e la rigidità per garantire cambiamenti graduali dell’ordinamento. Il II capitolo ripercorre l’evoluzione del sistema di organizzazione territoriale contenuto nella Costituzione spagnola del 1978 ad oggi, con particolare attenzione all’esito finale del processo di regionalismo differenziato, valutandolo sia alla luce dei commenti dottrinali che dei risultati concreti. Il III capitolo è dedicato agli ultimi sviluppi inerenti l’ordinamento spagnolo in particolare alla cd. “questione catalana” e alle sue vicende statutarie. Al riguardo la ricerca è partita con un approfondimento analitico della legge organica del 19 luglio 2006, n. 6 per poi evidenziare gli effetti della sentenza del Tribunale Costituzionale (STC) 31/2010, del 28 giugno 2010. Sono state quindi analizzate le complesse vicende che hanno poi portato alla sospensione, per effetto del ricorso alla Corte costituzionale da parte del Governo spagnolo, del referendum per l’indipendenza della Catalogna. Per completare l’analisi dei processi di differenziazione, il IV capitolo è dedicato ai recentissimi sviluppi del processo di nation – building avvenuti in Scozia, di cui vengono approfondite sia lo sviluppo legislativo che le problematiche dottrinali. La terza parte dello svolgimento è suddivisa in sei capitoli e analizza puntualmente l’unica differenziazione di carattere strutturale presente nel nostro Paese: quella inerente alle Regioni speciali allo scopo di evidenziare i precipui elementi di differenziazione, sia tra loro sia nel confronto con le altre autonomie ordinarie. In particolare, il I capitolo approfondisce l’analisi della differenziazione nell’ambito delle regioni speciali italiane. L’incipit della disamina è costituito dai lavori preparatori in Assemblea costituente. Dopo aver descritto le principali posizioni elaborate nel panorama dottrinario italiano, si offrono riflessioni sull’attualità delle giustificazioni dell’autonomia speciale, anche considerando in quale misura può ritenersi giustificato il privilegio finanziario di cui godono alcune di queste regioni speciali. Il II capitolo riguarda la specialità riconosciuta alla regione della Valle d’Aosta, in quanto è stata caratterizzata da un processo di cambiamento di natura incrementale. Si specificano le ragioni storiche della specialità, soffermandosi sull’autonomia in materia legislativa e amministrativa e descrivendo la struttura dell’autonomia finanziaria regionale. Il III capitolo si dedica all’autonomia del Friuli Venezia Giulia analizzando gli specifici poteri, le materie di competenza esclusiva regionale e concorrente con riguardo ai diversi settori. Il IV capitolo si sofferma sulla specialità della regione Trentino Alto Adige o meglio delle Province autonome di Trento e Bolzano. A questo riguardo, è stata compiuta un’analisi sia sui decreti legislativi di attuazione dello Statuto sia sulla legislazione regionale provinciale. In particolare, si approfondisce l’assetto finanziario dopo l’Accordo di Milano. Il V capitolo, esamina lo Statuto speciale della regione Sardegna, sia sotto il profilo legislativo, amministrativo e finanziario. Inoltre, sono state puntualmente analizzate le leggi costituzionali che hanno modificato nel tempo lo Statuto (Legge Costituzionale 1/1972; Legge 122/1983; Legge Costituzionale 1/1986; Legge Costituzionale 3/1989; Legge Costituzionale 2/1993; Legge Costituzionale 2/2001) nonché gli interventi della Corte costituzionale. Il VI capitolo ripercorre la specialità riconosciuta dal legislatore alla regione Sicilia in materia di legislazione esclusiva, integrativa – concorrente nonché nell’ambito dell’organizzazione amministrativa e finanziaria. Si dà conto anche della recente sentenza n. 255/2014 della Corte costituzionale. Il capitolo conclusivo è dedicato, anche alla luce delle analisi comparate svolte, ad una valutazione complessiva del principio di differenziazione, offrendo delle osservazioni sulle prospettive del regionalismo italiano.
30-gen-2015
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ANTONINI, LUCA
KOSTORIS, ROBERTO
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/89650
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-89650